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QUESTA NON E’ LA NOSTRA FOTO DI FAMIGLIA

Festa Nazionale dell’Anpi a Bologna, 1 luglio. Iniziativa “Noi siamo Costituzione”, introdotta dal Presidente Nazionale Anpi Gianfranco Pagliarul. Ospiti: Elly Schlein (PD), Giuseppe Conte (M5S), Nicola Fratoianni (SI), Angelo Bonelli (Verdi), Riccardo Magi (+Europa), Maurizio Acerbo (Prc).
Al di là dei diversi accenti, l’immagine parla da sola, e anche la lettura che ne dà il “progressismo mediatico” sulla sua stampa. Come in Francia, anche da noi nasce “il Fronte popolare contro la destra italiana” (La Repubblica del 2 luglio).
Il richiamo nemmeno tanto velato è al Nuovo Fronte Popolare francese, alleanza composta da La France Insoumise, Pcf, Verdi e Socialisti con lo scopo di vincere le elezioni legislative del 30 giugno e del 7 luglio, tanto contro l’ultradestra di Le Pen quanto contro l’estremo centro di Macron.
Peccato che la foto di famiglia scattata il 1 luglio alla festa dell’ANPI non sia minimamente paragonabile a quello che accade in Francia, e rischi paradossalmente di favorire l’ultradestra di Giorgia Meloni.
In Francia, infatti l’unità della sinistra francese si costruisce intorno a un programma e a una forza di rottura come La France Insoumise di Jean Luc Mélenchon. Una forza fondata nel 2016, ma il cui gruppo dirigente inizia a organizzarsi nel 2008, in rottura con l’austerità, le privatizzazioni, l’imperialismo e le politiche di precarizzazione del lavoro proposte dal Partito Socialista. Da allora e nei successivi 16 anni quella che oggi si chiama La France Insoumise è diventata il primo partito della sinistra, contribuendo alle mobilitazioni che hanno attraversato la Francia tra il 2015 e il 2023. L’egemonia ecosocialista de La France Insoumise all’interno della sinistra francese, si è costruita dunque nell’opposizione a quelle che sono state le politiche rivolte contro la classe lavoratrice, i pensionati, i giovani e i migranti prima dalla presidenza Hollande e poi da quella di Emmanuel Macron.
In Italia nulla di tutto ciò è avvenuto. Tra il 2008 e oggi non c’è stata nessuna rottura dell’egemonia liberale nel centrosinistra. In parte perché il sindacalismo concertativo ha fatto da tappo allo sviluppo di un conflitto di classe paragonabile a quello francese, in parte perché la voglia di rompere con l’austerità e con lo status quo è stata captata, a livello mediatico ed elettorale, non da un movimento marxista come in Francia, ma dal Movimento 5 Stelle. Un partito interclassista, la cui natura oggi potremmo paragonare, parafrasando Casaleggio, a un’auto con un motore di centro e una carrozzeria progressista, che ha prodotto provvedimenti come i decreti sicurezza, la più grande patrimoniale al contrario della storia repubblicana, ossia il superbonus, il sostegno al Governo Draghi e alla NATO e il tradimento clamoroso di tutte le istanze ecologiste su cui si fondava il suo iniziale exploit.
Il M5s, crollato dal 32,7% del 2018 al 2024, ha favorito il PD, che oggi, ritinteggiato alla meglio da Elly Schlein, è tornato ad essere la forza principale del centrosinistra. Il tradimento delle istanze di cambiamento ha contribuito ulteriormente, dopo gli anni del berlusconismo, alla spoliticizzazione delle classi popolari su cui oggi si fonda la maggioranza di Giorgia Meloni. Il Governo di centrodestra deve infatti la sua tenuta, più che a un movimento reazionario di massa, caratteristica tipica del fascismo storico, alla passivizzazione di massa delle classi popolari.
Contro la destra non serve gridare a una “unità” indistinta come quella rappresentata il 1 luglio sul palco dell’ANPI. Non è alleandosi con Pd e Movimento 5 stelle, ossia con i fautori delle politiche antipopolari e guerrafondaie che si possono battere Meloni e Salvini. Ce lo hanno insegnato vent’anni di berlusconismo: il risultato più probabile è quello di contribuire ulteriormente alla passivizzazione delle classi popolari italiane e a un ulteriore spostamento a destra del quadro politico, ossia ai due fattori sui quali si sta costruendo il progetto autoritario della destra.
Come ci insegna la Francia, il primo passo da compiere in Italia è la rottura netta con tutte le forze responsabili delle privatizzazioni, della precarietà e del peggioramento progressivo delle nostre condizioni materiali e la costruzione di un orizzonte di cambiamento e di emancipazione, che faccia riacquisire speranza e riattivi la maggioranza di lavoratori di giovani che oggi non vede alternative.
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