Lo scorso 4 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato un regolamento (da adottarsi mediante decreto del Presidente della Repubblica) che stabilisce come in presenza di motivate ragioni di interesse pubblico, il Ministero dell’Ambiente possa derogare al divieto di reintroduzione, introduzione e popolamento in natura di specie e popolazioni non autoctone nel territorio italiano. Una iniziativa legislativa in totale contrasto con tutto ciò che sappiamo di conservazione della natura, di scienza e di buon senso. Mentre tutte le istituzioni scientifiche nazionali, europee ed internazionali ci avvertono dei rilevanti impatti negativi delle specie alloctone sugli habitat e sulle specie autoctone, il nostro Governo decide d’ingigantire uno degli aspetti più inquietanti della crisi ecologica e cioè la perdita di biodiversità.
Oggi sappiamo che uno dei principali fattori di rischio per le specie vulnerabili, cioè la prima causa di estinzione a livello globale, è l’interazione con specie alloctone, cioè originariamente non presenti in un contesto geografico, ma importate, volontariamente o meno, dall’uomo. In particolare tra tutti i gruppi animali i pesci delle acque interne (fiumi, laghi ) sono i più minacciati in assoluto.
Ma chi ci guadagna in tutto questo? La FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee) ad esempio. A tal proposito riportiamo le parole di Ugo Claudio Matteoli Presidente Nazionale della FIPSAS che saluta l’approvazione del regolamento in questo modo: “Ci sono voluti quasi tre anni per arrivare
ad un risultato tangibile. Anni in cui abbiamo lavorato “sodo” e prosegue il Presidente della Federazione della Pesca Sportiva: “Questa non è una semplice vittoria, ma la vittoria della nostra Federazione”. Ancora una volta questo governo fa gli interessi di pochi questa volta mettendo a rischio il patrimonio naturale.