In questi anni ci siamo mobilitati per la difesa dei nostri territori dalla devastazione ambientale.
Siamo stati denunciati per esserci opposti allo sradicamento di uliveti centenari, per esserci opposti
alla legge del profitto e di un modo di produzione anacronistico, che distrugge le comunità.
Poi sono arrivati i 5 Stelle, forti del risultato del 2013. Avevano promesso che se fossero andati al
Governo avrebbero fermato l’opera. Addirittura in due settimane, tuonava Di Battista. Sono venuti
a chiederci i voti, “siamo l’unica forza utile”. Molti ci hanno creduto, perché quando sei disperato
provi tutte le carte, anche quella di eleggere chi non ti convince ma sembra un po’ diverso dagli
altri che hanno devastato la tua terra.
Poi la marcia indietro, che nelle ultime ore si è conclamata.
Prima la lettera del Presidente del Consiglio Conte ai sindaci salentini: TAP si farà, ci dispiace ma
non possiamo fare altrimenti.
Poi le parole di Di Maio che dopo tre mesi di studio “matto e disperato” ha scoperto che ci sono 20
miliardi di penali da pagare in caso di cancellazione. Peccato che il direttore generale del MISE
Gilberto Dialuce lo abbia smentito preventivamente, con una nota di settembre dichiarava che la
“quantificazione dei costi di abbandono ha come fonte la società di Stato azera Socar”. Nessuna
penale.
Noi riteniamo che il passo indietro del M5S sveli l’inconsistenza di tante delle promesse formulate
in questi anni. Inaccettabile perché se vuoi essere davvero forza del cambiamento, la prima
differenza col passato sta nel fare ciò che si dice. Alle parole far seguire i fatti.
Dopo questo voltafaccia come si può mai credere alle promesse pentastellate su TAV, Terzo
Valico, Pedemontana, solo per rimanere ad alcune delle maxi-opere di cui si sente parlare più
spesso?
Attenzione: non c’è solo una questione di “tradimento” dei singoli, che pure è significativo. È
proprio un problema di scelte politiche e di impostazione di quell’organizzazione.
Politicamente, i 5 Stelle stanno sempre con un piede in due scarpe. Quando si trattava di prendere
i voti denunciavano la corruzione, la speculazione ambientale, se la prendevano con la Lega; ora
che sono al governo con la Lega fanno i condoni fiscali, approvano l’abusivismo edilizio e
difendono gli interessi delle grandi imprese.
Organizzativamente, invece, hanno cercato di spegnere le lotte attraverso la delega, hanno diffuso
il messaggio che bastasse che loro andassero al governo per risolvere tutto, che al centro ci fosse
solo il loro movimento.
Ma non è così. Gli interessi economici e politici dietro un progetto come il TAP sono immani. Per
contrastarli non basta votare un partito, non basta la delega, soprattutto se è affidata a un partito
che in materia economica è liberista praticamente come gli altri, che mette al centro l’interesse
dell’imprenditore e non quello delle comunità e dei lavoratori.
Se i 5 Stelle volevano davvero impedire il TAP, dovevano attrezzarsi a sostenere lo scontro, dare
protagonismo ai comitati, non iniziare segrete trattative con Lega e parti padronali. Il Movimento 5
Stelle non l’ha fatto.
Come Potere al Popolo abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a sostenere le mobilitazioni
popolari in Salento, come quella di oggi a San Foca. Perché bloccare gli interessi milionari di
aziende enormi e interi Stati non è questione tecnica, ma tutta politica. Non esistono salvatori, il
voltafaccia del M5S ce lo insegna una volta di più.
Spetta a noi continuare a mobilitarci e organizzarci sempre meglio per far valere i nostri interessi!