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IL NUOVO DEVE NASCERE! REPORT DEL COORDINAMENTO NAZIONALE DI POTERE AL POPOLO

Sabato 3 e domenica 4 febbraio 2024 si è tenuto a Roma il Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo. Un Coordinamento particolarmente importante, perché il primo delle nuove elette e nuovi eletti dopo la consultazione nazionale, che ha visto una grande partecipazione di tutte le iscritte e gli iscritti a PaP prima nelle 50 assemblee territoriali e poi nel voto diretto in piattaforma. Siamo così giunti al terzo rinnovo del nostro Coordinamento dalla prima, importantissima votazione dell’ottobre 2018, che vide la nascita di Potere al Popolo come organizzazione autonoma dopo la sua apparizione come movimento sociale e lista elettorale nell’autunno 2017.

A oltre sei anni dalla nostra nascita possiamo dire che non era affatto scontato, vista la storia della politica italiana negli ultimi decenni, riuscire davvero a “fare tutto al contrario”, come annunciammo da subito. Riuscire cioè a:
– creare qualcosa che non fosse solo una lista che si scioglieva come tutte all’indomani delle elezioni;
– renderla qualcosa che andasse oltre i promotori e aggregasse intorno a una proposta propria;
– aprire Case del Popolo e sedi sul territorio dove la politica le chiude;
– evitare la formazione di burocrazie inamovibili ma facilitare la rotazione di tutte le cariche e soprattutto meccanismi interni trasparenti e democratici;
– portare in politica (e soprattutto negli organi dirigenti) sempre più giovani e donne che di solito ne sono esclusi…

Non è stato facile. Soprattutto in un periodo della vita pubblica italiana in cui prevale rassegnazione, frammentazione, chiusura nella dimensione privata, logiche di odio e risentimento. Per tutto questo non smetteremo mai di ringraziare tutte e tutti i nostri militanti, i nostri simpatizzanti e votanti che, con la loro generosità e determinazione, stanno rendendo possibile questo miracolo e stanno trasformando sempre di più Potere al Popolo in una proposta radicata, credibile, in grado di uscire dai ghetti in cui vorrebbero rinchiudere le idee di emancipazione e di uguaglianza, un’alternativa organizzata alle miserie che ci circondano.

Crediamo che bisogna avere questo orgoglio, rivendicare la coerenza rispetto all’intenzione originaria, la nostra differenza anche etica, fare apparire questa possibilità di una politica diversa agli occhi delle classi popolari e di tutti i giovani e le persone schiacciate da questo sistema, inquiete, ribelli, alla ricerca di un modo per cambiare l’esistente. Ma crediamo anche che a questo orgoglio vada accompagnata l’umiltà, la voglia di imparare dalle lotte delle classi popolari e dai movimenti sociali, anche di altri paesi, la consapevolezza precisa dei nostri limiti nell’ottica di superarli. Crediamo nel bisogno di aggregare sempre di più e organizzarci sempre meglio, di far maturare senso di appartenenza, disciplina, unità, proprio per usare al meglio possibile il tempo che salviamo dal lavoro e dalle esigenze di una vita sempre più compressa, proprio per essere il più efficaci possibili a partire dei pochi mezzi che abbiamo. Crediamo nel bisogno di creatività e di innovazione, per rompere la cappa di pregiudizi e di inferiorizzazione che i nostri nemici costruiscono intorno a noi.

È evidente: un vecchio mondo sta morendo, sia che parliamo di ordine internazionale, dei modi di produrre, di comunicare, di costruire relazioni, sia che parliamo della politica italiana, in cui al potere ci sono solo liberisti di varie sfumature, di centrodestra o centrosinistra, che si dividono per ideologie o preferenze ma che su economia, guerra, compressione dei salari, migrazioni, ecologia, conservazione dell’ordine esistente, fanno lo stesso.

Ma il nuovo mondo ancora fatica a nascere: i soggetti sociali che potrebbero costruirne uno più giusto sono ancora passivi o repressi, non hanno ancora costruito le loro forme, stentano a farsi sentire. E noi siamo ancora troppo piccoli e non all’altezza. Ma non ci sono altre strade: sta alle avanguardie politiche, in questo interregno pieno di “fenomeni morbosi”, come diceva Gramsci, tenere il punto, mostrare le possibilità, far sentire una voce chiara, razionale, che eviti che chi lotta si sbandi, che valorizzi le vittorie che pure ci sono.

Una volta che abbiamo deciso di sottrarci al vecchio mondo e ai suoi contorcimenti, dobbiamo concentrare i nostri sforzi nel capire come possiamo “accelerare l’avvenire”.

1. LA RESISTENZA PALESTINESE, LA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE

Non è un caso dunque se ampio spazio è stato dedicato nella nostra due giorni a quanto sta accadendo non solo in Palestina, ma in tutto il Medioriente. Il vecchio ordine internazionale emerso dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989 sta infatti scricchiolando. Diversi interventi hanno segnalato come gli USA e la NATO, che negli ultimi 30 anni si sono auto-intestati il ruolo di poliziotti globali per mantenere il controllo su risorse, produzione di merci, scambi commerciali e di valute, sono entrati in difficoltà. Sia per le difficoltà a fare profitti come prima, sia perché altri soggetti ambiscono a occupare quegli spazi economici, militari, geopolitici, sia perché si sviluppano forme di resistenza popolari che, pur se non sempre ascrivibili alla nostra visione del mondo, interpretano tuttavia istanze di liberazione.

Da questo punto di vista il Coordinamento di Potere al Popolo ha ribadito – sulla scorta peraltro di quanto scritto dall’ONU – il sostegno alla resistenza, anche armata, del popolo palestinese, che dal 1948 viene costantemente cacciato dalle proprie case e patisce una pulizia etnica e una situazione di oppressione unica al mondo. Un popolo che a Gaza sta subendo un vero e proprio genocidio – per questo merita tutto il nostro sostegno l’iniziativa del Sudafrica presso l’Aja –, non solo a opera di Israele, ma anche di tutte le potenze occidentali e anche delle leadership corrotte e autoritarie di molti paesi arabi.

Il fatto che nel Parlamento italiano non si trovi una sola forza – nemmeno gli ex anti-sistema pentastellati o chi si dichiara di sinistra – che abbia il coraggio di difendere il diritto palestinese alla resistenza (cosa che qualche decennio fa facevano persino Andreotti e Craxi) e che nel migliore dei casi rappresenta questo popolo solo come vittima di qualche “eccesso” di Israele, bisognoso di aiuti umanitari e di compatimento, dà la misura del degrado del nostro dibattito pubblico.

I palestinesi resistono invece in molteplici modi, anche solo cercando di restare nelle loro case, sopportando sofferenze indicibili, mostrando i bombardamenti e invitando tutte le istituzioni internazionali a fare i conti con la propria coscienza. Ma è sempre più evidente che hanno come alleati in questo momento solo i popoli del mondo, la loro mobilitazione e capacità di pressione in diverse forme.

Per questo molti interventi hanno raccontato come Potere al Popolo sta cercando, sia a livello internazionale che a livello nazionale o locale, di supportare in tutti i modi la mobilitazione che si è creata anche in Italia intorno alla questione palestinese. Una mobilitazione che viene criminalizzata, negando le piazze, come accaduto il 27 gennaio nel Giorno della Memoria, o che si prova a silenziare mediaticamente o a stravolgere nel racconto. Una mobilitazione che, ciononostante, ha portato in piazza decine di migliaia di persone ovunque. È la maggioranza del popolo italiano a chiedere un cessate il fuoco immediato: noi siamo con questa maggioranza, mentre tutta la classe politica in Parlamento difende gli interessi di una minoranza!

In questi quattro mesi siamo stati nelle piazze, abbiamo occupato le università e le scuole, abbiamo raccolto fondi per le associazioni palestinesi in prima linea nella solidarietà, abbiamo organizzato iniziative di formazione con esperti e dato voce a chi in Palestina vive ogni giorno l’oppressione sionista. Abbiamo sostenuto le comunità palestinesi e prodotto materiali di analisi e controinformazione. Infine, abbiamo aderito alle campagne di boicottaggio e agli appelli che mirano a interrompere i rapporti diplomatici, commerciali, istituzionali e universitari con Israele, al cui delirio di potere va risposto in modo forte. 

Noi non vogliamo essere spettatori di un genocidio, non vogliamo che il nostro paese ne sia complice, come di fatto è, visto che finora, insieme all’Unione Europea e alla NATO non solo non ha stoppato le azioni israeliane, ma le ha sostenute politicamente e militarmente, fino al punto di tagliare i fondi all’UNRWA (agenzia ONU che in questo momento è il maggior fornitore di assistenza primaria agli oltre 1 milione e 200mila profughi di Gaza nella striscia). Anche per questo condanniamo l’intervento contro gli Houti, a cui stiamo attivamente partecipando, e intendiamo mobilitarci perché il conflitto non si allarghi a tutta la regione o a livello mondiale.

Vogliamo un cessate il fuoco immediato a Gaza, ma vogliamo anche – come chiedono i palestinesi – che vi sia giustizia, che non si ritorni allo status quo precedente, con Gaza come una prigione a cielo aperto e la Cisgiordania costantemente ridotta dagli insediamenti dei coloni israeliani. Lottiamo perché l’Italia abbia una funzione attiva nel favorire la pace, la giustizia, lo sviluppo, la cooperazione fra i popoli.

Come hanno capito i giovani che non a caso si sono mobilitati in massa contro quella che non può evidentemente essere definita una “guerra” per la sproporzione delle forze in campo, attraverso la Palestina si apre la possibilità di parlare apertamente di cosa è giusto e sbagliato nel mondo, appaiono esempi di resistenza e determinazione, forme di organizzazione popolare e solidale, alleanze internazionaliste. Per questo dobbiamo cogliere tutte le possibilità politiche di questa mobilitazione e radicalizzarle, mentre diamo il nostro contributo a una pace giusta e duratura.

Intanto saremo in piazza nelle altre mobilitazioni previste a livello territoriale, sosterremo la giornata di sciopero e proteste del 23 febbraio e parteciperemo alla manifestazione internazionale a Milano sabato 24 febbraio.

2. LE ELEZIONI EUROPEE E QUELLE AMMINISTRATIVE: UNA POSIZIONE CHIARA!

È in questo senso che intendiamo la nostra partecipazione alle elezioni europee. Si tratta di una tornata elettorale che non ha – vista l’architettura europea in cui a decidere sono ancora gli Stati e le diverse borghesie nazionali, in cui il Parlamento è relegato a una funzione poco più che consultiva – una vera possibilità di cambiare le politiche europee. Ma che cade in un momento molto importante, in cui sia la guerra in Ucraina che la questione palestinese dimostrano la subordinazione politica e militare dell’UE alla NATO e in particolare agli USA, e la necessità di promuovere politiche differenti. Per questo sarebbe essenziale che il gruppo della sinistra europea, il GUE, che è l’unico, pur con qualche contraddizione, ad aver portato avanti in questi anni una politica pacifista e pro-palestinese, e una politica di redistribuzione della ricchezza e attenzione all’ambiente e ai diritti civili verso l’interno, veda quanti più eletti possibile nelle sue file, che possano far sentire, dentro le istituzioni, la voce delle classi popolari. È importante a maggior ragione in quanto il dibattito sembra giocarsi, anche qui, solo tra liberisti, nelle varie sfumature “europeiste” e “sovraniste” quando non apertamente fasciste sempre più montanti in diversi paesi.

Il Coordinamento ha dunque affrontato il tema del nostro percorso verso le elezioni europee. Com’è noto, la partecipazione alle europee è resa molto difficile, per chi non è già dentro le istituzioni nazionali o europee,  da una raccolta firme proibitiva: almeno 150.000 in tutta Italia (di cui 3000 a regione altrimenti salta tutta la circoscrizione), ovviamente raccolte alle presenza di pubblici ufficiali (non sempre disponibili), vidimate dagli uffici etc. Oggi anche partiti molto più grandi di noi non riuscirebbero nell’impresa, e non è un caso che si rifiutino di concedere la raccolta firme online tramite SPID, che ha dimostrato il suo valore in occasione dei referendum su eutanasia e legalizzazione della cannabis (che abbiamo sostenuto e che superarono abbondantemente l’obiettivo, prima di essere giudicati, guarda un po’, inammissibili!).

Anche per questo avevamo costruito, nell’estate del 2022, il percorso di Unione Popolare: per federare tutte le forze, da associazioni, comitati, partiti, che vogliono costruire un polo di sinistra autonomo, in grado di caratterizzarsi su alcune battaglie comuni e su una resistenza democratica, in grado di arrivare nel medio periodo a crescere ed eleggere. Riteniamo infatti – basta studiare i flussi elettorali, l’aumento dell’astensione fra i giovani e le classi popolari e tenere conto dei vari sbarramenti anti-democratici e mediatici stratificatisi negli anni – che oggi per una sinistra d’alternativa non sia immediatamente possibile eleggere a livello nazionale, a meno di non barattare le proprie idee entrando negli spazi nientificanti del centrosinistra e del centrodestra. Altrettanto però riteniamo che non sia mai esistita, negli ultimi 15 anni, una sinistra che, invece di inseguire il momento elettorale costruendo liste all’ultimo minuto, consumandosi nel breve periodo, lanci un lavoro sociale, culturale, federativo tale da crescere nel tempo.

Unione Popolare doveva servire per noi a far finire questo fare e disfare progetti che ci sembra di vedere a rotazione continua: per questo abbiamo spinto, insieme a centinaia di persone di sinistra “senza casa”, per costruire un progetto federativo, lanciando la campagna di adesioni, lavorando allo statuto di UP, sostenendo decine di riunioni interne e tenendo su i gruppi sui territori, dando visibilità a UP dai nostri social e portando le sue bandiere in piazza… Per questo abbiamo condiviso con UP la nostra campagna sul salario minimo, per cercare di caratterizzare il progetto non solo come lista elettorale ma effettivamente come unione di forze intorno a degli obiettivi utili alle classi popolari.

Su questa strada abbiamo incontrato molti che la pensano come noi, ma abbiamo dovuto anche registrare molteplici resistenze tra i dirigenti di UP che ne valutano il futuro solo in base al primo risultato elettorale raccolto. Così, anche stavolta, la dirigenza di Rifondazione Comunista approva dei documenti che decidono la confluenza nella lista per le europee che sta mettendo in piedi Michele Santoro, sancendo così de facto la fine dell’esperienza di Unione Popolare. Rifondazione Comunista, infatti, ha a disposizione, grazie al Partito della Sinistra Europea, un simbolo per partecipare alla tornata elettorale e può quindi aggirare la raccolta firme – quella raccolta che Santoro ripete di voler sostenere essendo consapevole, in assenza di militanti, dell’impossibilità dell’obiettivo e, allo stesso tempo, del paracadute offerto da Rifondazione col simbolo a sua disposizione.

Si concede dunque il simbolo non a Unione Popolare, che vede raccolte forze chiaramente orientate a sinistra e che andrebbero a sedere nel gruppo “The Left”, ma a Santoro, che viene dalle file del centro-sinistra, che è già stato eletto nel Parlamento Europeo nelle liste di “Uniti per l’Ulivo” (sedendosi tra gli scranni del Partito Socialista Europeo) e che ancor oggi sostiene la necessità dell’interlocuzione con le forze di centro-sinistra e non, quindi, della costruzione di un campo popolare autonomo e indipendente.

Dopo nutrita e approfondita discussione, il Coordinamento  di Potere al Popolo ha ritenuto, praticamente all’unanimità, la proposta rappresentata da Santoro non condivisibile per rilevanti questioni di merito: in particolare ha ritenuto irricevibile la posizione espressa su ciò che accade a Gaza (a partire dalla mancata caratterizzazione come genocidio e dal mancato riconoscimento del diritto alla resistenza del popolo palestinese); l’assenza di una messa in discussione della NATO per il suo superamento; il posizionamento politico rispetto al quadro del centrosinistra. Il Coordinamento Nazionale di PaP ha dunque dato mandato ai propri rappresentanti presso gli organismi di UP di insistere perché si continui il percorso e si formi una lista di UP alle prossime elezioni europee che muova dagli elementi programmatici condivisi all’unanimità dalla cabina di regia di UP e già espressi, a voce e per iscritto, nel confronto con Santoro.

Su questa linea, il Coordinamento ha anche richiesto che, nel contesto di UP, il metodo di decisione in merito alla questione elezioni europee permetta a tutte le aderenti e a tutti gli aderenti di UP di esprimersi, nello spirito democratico e inclusivo con cui PaP ha lavorato a caratterizzare UP. Nel caso però in cui gli organismi di discussione e decisionali di UP non dovessero condividere e accogliere la proposta, il Coordinamento Nazionale si aggiornerà (attivando, all’uopo, anche la procedura d’urgenza) per definire il percorso di PaP nella fase che si avvia alle elezioni europee (vedi la mozione che riportiamo di seguito).

Per l’importanza politica e simbolica di questa consultazione non intendiamo infatti stare fermi, ma in ogni caso provare a star dentro questa campagna elettorale, sollevando temi e proposte.

Se questa è la posizione che abbiamo scelto coerentemente alla nostra storia, non diversamente ci schieriamo nelle elezioni amministrative del 2024. Pensiamo infatti che, a differenza delle esperienze della sinistra opportunista degli ultimi decenni, che faceva alleanze a geometria variabile (qui da soli e in modo identitario, lì con il PD, lì con i 5 Stelle, etc.), bisogna essere coerenti dal livello internazionale al livello locale. Certo, siamo una forza che non si candida solo per testimonianza, sappiamo che a livello locale si può eleggere e infatti abbiamo già eletto, portando consiglieri municipali e comunali giovani e determinati, che hanno saputo dare battaglia ai poteri locali. Ma crediamo che non esistano in questa fase scorciatoie: dobbiamo radicarci, accumulare forze ed esperienza, cercare di sollevare temi scomodi, non accodarci a nessuno ma mostrare la nostra differenza da tutto il resto del quadro politico.

Anche per questo il Coordinamento Nazionale ha approvato così alla quasi unanimità una mozione che riprende quelle già approvate nel luglio 2022 e nel gennaio 2023, in cui si rifiutano alleanze con il PD e il 5 Stelle, e si invitano le proprie assemblee territoriali a partecipare, dove possibile e dove si è in grado di incidere un minimo, alle tornate elettorali sviluppando alleanze di sinistra indipendenti dai due campi del liberismo (anche su questo rimandiamo alla mozione riportata alla fine del comunicato).

3. LE NOSTRE ATTIVITÀ E CAMPAGNE SU SALARIO MINIMO E CONTRO GLI OMICIDI SUL LAVORO

Non sono solo le questioni internazionali però ad averci visti impegnati in questi mesi. Siamo stati presenti nelle mobilitazioni contro la violenza di genere, in particolar modo il 25 novembre a Roma, nelle iniziative a difesa dell’ambiente, in quelle volte a difendere la memoria storica da un fascismo montante in Europa – anche per questo abbiamo supportato, anche con i nostri avvocati, la battaglia per la libertà di Ilaria Salis, che deve essere immediatamente rilasciata.

Durante il Coordinamento abbiamo fatto un punto sulle due campagne che ci hanno visto impegnati in questi mesi : la campagna per l’introduzione di un salario minimo e la campagna per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.

La prima parte della campagna per un salario minimo di almeno 10 euro orari si è conclusa il 28 novembre dello scorso anno, con la consegna a Roma di oltre 70mila firme, grazie al lavoro di migliaia di attivisti in tutta Italia, e il deposito ufficiale della Lip. A metà dicembre la LIP è stata assegnata alla X commissione (commissione lavoro) del Senato che, in base al regolamento vigente, ha tre mesi di tempo per discutere il testo della nostra proposta di legge. Non è detto però che questa discussione avvenga, anzi. E qui si apre una nuova fase della campagna: sarà compito nostro “costringere” la commissione ad affrontare la discussione sulla LIP, tenendo alta l’attenzione e organizzando ancora momenti di sensibilizzazione e informazione sul tema, giornate di agitazione e diffusione della proposta per imporla come priorità nel dibattito pubblico e nell’agenda istituzionale.

Il nostro lavoro non si è esaurito con la raccolta firme: riprenderemo la campagna sui territori, per diffondere la proposta di salario minimo come primo, necessario anche se non sufficiente, strumento per rispondere alla crisi economica e sociale che grava sui lavoratori. Inoltre, stiamo mettendo a punto uno strumento normativo e di agitazione che permetta a tutte le assemblee territoriali e i militanti di dare battaglia per il salario minimo di 10 euro orari dentro le istituzioni di prossimità (i consigli comunali, sia quelli dove abbiamo una presenza di nostri consiglieri sia quelli in cui non siamo eletti), affiancandosi alle mozioni già presentate o approvate in questa direzione negli ultimi mesi.

La seconda campagna riguarda la legge di iniziativa popolare per introdurre il reato di omicidio e lesioni gravi sul sul lavoro. Anche in questo secondo caso la raccolta firme è andata a buon fine, raggiungendo la cifra di oltre 50mila sottoscrittori in tutto il paese! In questi giorni, terminata la raccolta, si sta procedendo alla sistematizzazione di tutto il materiale necessario per depositare le firme a sostegno della LIP. La consegna avverrà in Senato il prossimo 20 di febbraio. Invitiamo tutte e tutti a seguire gli aggiornamenti dai nostri canali e dai canali della LIP per valorizzare insieme la chiusura della raccolta e gli appuntamenti che seguiranno!

Salario minimo e sicurezza sul posto di lavoro rappresentano due priorità assolute per la nostra azione politica, perchè rispondono direttamente ai bisogni urgenti ma inascoltati di milioni di lavoratrici e lavoratori in Italia. La propaganda del governo Meloni che si esalta nel nome dell’aumento dell’occupazione italiana nasconde la realtà dei fatti: aumentano gli occupati, ma di che tipo di occupazione parliamo? E’ lavoro povero, precario, sfruttato e con contratti indecenti. E’ un lavoro senza tutele e pericoloso, tanto da ammazzare, soltanto nel 2023, oltre 1.000 persone in Italia (alcune stime indipendenti portano il conto delle morti sul lavoro a sfiorare addirittura quota 1500). E’ un lavoro che vede crescere il numero dei contratti precari e diminuire quelli a tempo indeterminato, mentre gli stipendi, solo nel 2023, in termini reali si sono abbassati del 2,8%.

Sono questi i nodi politici che le due LIP ci consentono di affrontare e proporre all’esterno, mettendoci in ascolto e a disposizione dei lavoratori, entrando in connessione con quelle classi popolari che vogliamo spingere, sempre più, a essere protagoniste del conflitto sociale.

Inoltre il CN ritiene necessario proporre ad uno schieramento più ampio possibile una mobilitazione nazionale contro il governo Meloni nei prossimi mesi ed a ridosso delle elezioni per segnare comunque una presenza politica e sociale antagonista ed alternativa al “vecchio che muore”.

4. LA FORZA DELL’ORGANIZZAZIONE

L’ultimo, ma non meno importante passaggio di questo primo Coordinamento, è stato quello relativo alla strutturazione dell’organizzazione. Questo è uno dei compiti che, in una situazione per lo più stagnante come quella italiana, diventa fondamentale. In questi anni siamo migliorati molto da questo punto di vista: oltre ad adattare via via il nostro Statuto, abbiamo sperimentato un Esecutivo, un Dipartimento Organizzazione, una filiera di responsabili del tesseramento, migliori piattaforme per iscriversi e votare, una rete di assemblee regionali che fanno da tramite tra coordinamento e assemblee territoriali… Ma tanto resta ancora da fare. Per questo il Coordinamento ha deciso:

– di votare un regolamento di funzionamento del Coordinamento Nazionale, in modo da dettagliarne sempre meglio svolgimento e competenze, nonché di normare i rimborsi per permettere a tutte e tutti la massima partecipazione;

– di eleggere il nuovo Esecutivo Nazionale di Potere al Popolo (vedi nomi delle elette ed eletti qui sotto);

– di lanciare la Campagna Tesseramento del 2024 a marzo, e di svilupparla con forza per aumentare il nostro numero di militanti e sostenitori;

– di confermare, a fine agosto 2024, il sesto campeggio nazionale di Potere al Popolo, momento fondamentale di aggregazione, di dibattito e di costruzione di comunità. La novità di quest’anno è che si terrà in centro Italia, per favorire al massimo la partecipazione.

Sono poi allo studio altri provvedimenti per migliorare il dibattito interno, la comunicazione verso l’esterno, la formazione dei quadri, il funzionamento delle Case del Popolo, lo sviluppo del nostro programma politico, come da indicazioni emerse nell’Assemblea Nazionale di qualche mese fa. Le assemblee, gli iscritti e le iscritte saranno costantemente aggiornati.

Nel frattempo invitiamo tutte e tutti a mobilitarsi per fermare il genocidio in Palestina, per concludere le nostre due campagne sociali, per portare avanti il mutualismo e per partecipare al meglio alle prossime tornate elettorali. Al lavoro e alla lotta!

[ALLEGATO 1 – ELENCO ELETTI ESECUTIVO NAZIONALE DI POTERE AL POPOLO]

Cagnolo Laila
Carofalo Viola
Casadio Mauro
Collot Marta
Cremaschi Giorgio
Giardiello Matteo
Granato Giuliano
Laurenzano Gianpiero
Pollio Chiara
Prinzi Salvatore
Trasatti Francesca

[ALLEGATO 2 – MOZIONE SU ELEZIONI EUROPEE]

ll Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo!, nella seduta del 03.02.2024, ha affrontato il tema del percorso verso le elezioni Europee. Dopo nutrita e approfondita discussione, il Coordinamento conclude quanto segue:

– Il Coordinamento Nazionale si PaP! ritiene la proposta politica rappresentata da Michele Santoro non condivisibili per rilevanti questioni di merito, quali in particolare l’equidistanza tra Israele e Palestina, l’assenza di una messa in discussione della NATO per il suo superamento, il posizionamento politico rispetto al quadro del centrosinistra.

– Da dunque mandato ai propri rappresentanti presso gli organismi di UP di farsi promotore della formazione di una lista di UP per le prossime elezioni Europee che muova dagli elementi programmatici già espressi nel confronto con Santoro

– Richiede che nel contesto di UP il metodo di decisione in merito alla questione Europee permetta a tutti gli aderenti di esprimersi, nello spirito democratico e inclusivo con cui PaP ha lavorato a caratterizzare UP.

– Nel caso in gli organismi di discussione e decisionali di UP non vengano accolti, il Coordinamento Nazionale si aggiorna per discutere come PaP si caratterizzerà nella fase verso le elezioni Europee.”

 

[ALLEGATO 3 – MOZIONE SU ELEZIONI AMMINISTRATIVE]

Il Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo, nella riunione del 03.02.2024, ha discusso in merito al ruolo attuale del M5S e all’opportunità di possibili alleanze elettorali a livello locale di PAP e di Unione Popolare con il M5S. Il Coordinamento Nazionale, dopo nutrita discussione, conferma la posizione espressa nel Coordinamento del 20 Luglio 2022 e del 28.01.2023, secondo la quale il M5S è una forza estranea all’orizzonte politico e culturale di PAP, e organica al contesto del centro-sinistra. Potere al Popolo vuole essere una forza indipendente sul piano della rappresentanza politica, autonoma da centrodestra e centrosinistra in tutte le loro vecchie e nuove forme, a maggior ragione nel contesto di fase che richiede una chiara collocazione politica di PAP a livello nazionale e locale.

A seguito della richiesta da parte dell’Assemblea di Potere al Popolo! di Livorno di formare una coalizione per le amministrative cittadine con il M5S, il Coordinamento Nazionale si esprime contrariamente rispetto alla proposta. Si vincola, sulla base della decisione espressa, l’Assemblea locale di Livorno a tenere un comportamento e una comunicazione coerenti con la decisione assunta collettivamente.

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