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“EH MA NON SI È FERMATO!”. PERCHÉ LA MORTE DI RAMY NON È COLPA DI POCHE MELE MARCE, MA È QUALCOSA DI PIÙ PROFONDO CHE PARLA A TUTTI NOI

Le immagini trasmesse dal Tg3 parlano chiaro. Il comportamento dei Carabinieri che hanno speronato lo scooter su cui viaggiava Ramy uccidendolo era voluto e totalmente ingiustificato.

È lo stesso ex capo della polizia Franco Gabrielli ad ammetterlo ai microfoni di Radio 24

“È ovvio che quella non è sicuramente la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento, anche perché ci sono pur sempre una targa e un veicolo. Esiste un principio fondamentale: la proporzionalità delle azioni che devono essere messe in campo per conseguire un determinato risultato. Posso addirittura utilizzare un’arma se è in pericolo una vita, ma se il tema è soltanto fermare una persona perché sta scappando, non posso metterla in una condizione di pericolo. È un elementare principio di civiltà giuridica“.

I commenti inaccettabili da parte del Governo non si sono però placati.

Salvini, Ministro e Vice presidente del Consiglio, su Instagram, come al solito il peggiore.

“Carabinieri assassini? No, hanno solo fatto il loro dovere”

Piantedosi, ministro dell’Interno, ha scaricato ancora una volta su Ramy e sul conducente Fares Bouzidi la colpa della morte del diciannovenne.

“Dovrebbe essere parte di una cultura condivisa la consapevolezza che non fermarsi a un alt […] non è solo una grave violazione della legge, ma un comportamento pericoloso per sé e per gli altri”

I commenti vanno a coprire e giustificare i tentativi di occultamento e di ricostruzione fittizia di quanto avvenuto. Le immagini trasmesse dal TG3 mostrano chiaramente che l’unico testimone oculare, Omar, è stato intimidito dai carabinieri. Lui stesso dirà che gli è stato imposto dagli agenti di cancellare dal telefono il video dello speronamento.

I carabinieri dichiareranno falsamente che lo scooter si è schiantato dopo essere scivolato da solo. Questa versione sarà adottata da tutti i giornali. Su Rete 4 lo stesso video uscito integralmente sul Tg3 è stato trasmesso privo delle parti in cui si vede lo speronamento finale e in cui i Carabinieri urlano “Vaffanculo, non è caduto”, “Chiudilo, chiudilo… No, merda, non è caduto” e, alla fine, “Sono caduti, bene!”.

Da qui le rivolte degli amici di Ramy. Da qui i cortei di Milano, Torino, Bologna, Roma, repressi e condannati non solo dal Governo, ma anche dall’opposizione parlamentare, dal Pd ad Avs.

Chi è sceso in piazza “sa” che occorre tenere alta la tensione per evitare che i carabinieri da carnefici vengano fatti passare per vittime.

*Perché è così difficile chiedere verità e giustizia per Ramy?*

Perché Ramy era un giovane abitante delle periferie di origine straniera. Per questo quella di Ramy era una vita priva di valore, come private di valore (per essere sfruttate, controllate, gettate via quando non più necessarie) sono le vite di una fetta crescente della classe lavoratrice di questo paese. Ramy infatti da tre anni lavorava come elettricista. Era uno dei milioni di lavoratori poveri che portano avanti questo paese, che sono pagati con salari da fame, zero sicurezza, su cui il Capitale lucra e di cui ci si accorge solo quando avviene la tragedia.

Ramy per di più era di origine straniera. Come lui 2,3 milioni di lavoratori, il 10% del totale degli occupati, sono costantemente “narrati” come criminali, come mostri. “L’immigrato” è una presenza costante sui giornali scandalistici, sui talk show. È lui la causa di tutti i mali: della disoccupazione, della violenza sulle donne, del crimine. Le loro vite non hanno valore.

Questa narrazione viene da lontano. È frutto di decenni di politiche di vero e proprio apartheid messe in atto contro una parte della classe lavoratrice di questo paese, che non gode degli stessi diritti del resto della popolazione. Non solo dalla destra al Governo, autrice del ddl 1660, ma anche dal centrosinistra, autore della Turco-Napolitano e dei Decreti Minniti, che ora non a caso converge con la destra al Governo sulle cosiddette “zone rosse”.

Non è un caso che il rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), pubblicato a ottobre 2024, affermava che «ci sono numerose testimonianze di profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira soprattutto i Rom e le persone di origine africana». Rapporto limpido ma criticato anche dall’opposizione parlamentare e da Mattarella. Il messaggio è chiaro. Le Forze dell’ordine devono fare il lavoro sporco. Le Forze dell’ordine non si toccano.

Quello di Ramy non è un omicidio compiuto da un paio di mele marce. Ad essere marcio è tutto un sistema di potere che ha prodotto le condizioni della sua morte.

Invece di manganellare e criminalizzare chi pretende verità e giustizia, Piantedosi, Meloni e Salvini, cominciassero con il condannare l’operato dei Carabinieri ed a fare luce sulla violenza sistematica delle forze dell’ordine.

Cominciassero a chiedere scusa…

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