#NoMoreTrump! Stop al blocco contro il Venezuela!
Il 5 agosto Trump ha annunciato l’ulteriore inasprimento del blocco contro il Venezuela. Il paese latinoamericano è ormai entrato a far parte in tutto e per tutto di quello che Bush jr definiva “asse del male”, insieme a Cuba, Iran, Corea del Nord.
Ma l’aggressione non comincia col presidente Trump.
Dal 1999, anno dell’insediamento della prima presidenza Chávez, il Venezuela è stato infatti sotto attacco da parte degli USA. Golpe falliti, serrate padronali, boicottaggi. Fino ad arrivare alla presidenza Obama, che nel 2015 dichiarò il Venezuela “minaccia straordinaria” e avviò l’iter repressivo che oggi conduce al blocco.
Solo nel “mondo al contrario” di cui scriveva Galeano un paese che non ha mai minacciato guerra può diventare una “minaccia straordinaria”. Che pericolo costituisce un Paese che non ha mai mosso le proprie truppe contro i vicini, anche quando quello colombiano dava vita a un’escalation verbale e non solo?
Il Venezuela è una “minaccia” agli occhi dei governi statunitensi per tutt’altre ragioni. Lo è perché dimostra la possibilità di uscire dal “patio trasero”, dal “cortile di casa” statunitense; la possibilità di aprire cammini nuovi che, pur in mezzo a mille contraddizioni, hanno ridato dignità e diritto all’esistenza a un popolo di emarginati che non compariva nemmeno nei documenti ufficiali dell’era pre-Chàvez; la possibilità di muoversi verso la transizione a un sistema differente da quello che conosciamo e che a Caracas chiamano “socialismo del XXI secolo”.
Il blocco totale contro il Venezuela deciso da Trump non aiuterà la pace né il dialogo tra governo bolivariano e opposizione, in corso alle Barbados sotto la supervisione norvegese.
Non aiuterà il popolo venezuelano a vivere meglio e questo Trump e i suoi consiglieri lo sanno benissimo, tanto da proclamarlo pubblicamente in più occasioni.
Così, ad esempio, parlava Brownfield, ex ambasciatore USA a Caracas:
Dobbiamo “accelerare il collasso [del Venezuela] sebbene produrrà un periodo di sofferenza che potrà durare mesi o perfino anni”.
La guerra ibrida contro il Venezuela, di cui il blocco economico e finanziario è uno dei fronti, ha però anche una proiezione internazionale. È anche contro di noi, perchè vuole rendere chiaro a tutti i popoli che lottano per la pace e la giustizia sociale che ciò che li attende è la più brutale violenza dell’impero e dei suoi fidi alleati, Unione Europea in primis.
Il nostro rifiuto del blocco, la nostra solidarietà al chavismo e al popolo venezuelano nasce in primo luogo da qui: dalla consapevolezza che la lotta è la stessa e una qualsiasi sconfitta del “bloqueo” è anche una nostra vittoria. Dalla coscienza che il popolo venezuelano non ha bisogno di carità, ma di solidarietà. Siamo sulla stessa barca, quella dei popoli in lotta.
#NoMoreTrump
#TrumpDesbloqueaVenezuela