Il Memorandum d’intesa sulla “cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana” è stato sottoscritto il 2 febbraio 2017 tra l’allora Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il Ministro dell’Interno Marco Minniti e il Governo di Riconciliazione Nazionale dello Stato di Libia Fayez Mustafa Serraj. Questo accordo prevede aiuti finanziari e tecnologici alla cosiddetta Guarda costiera libica e ai centri di detenzione sul territorio libico. Senza nuove trattative, l’accordo sarà rinnovato automaticamente il 2 novembre 2019 per altri tre anni.
Negli ultimi giorni si è espresso l’allora Ministro degli Interni Marco Minniti confermando l’importanza della firma tra le due parti governative per limitare l’entrata di migranti e rifugiati “illegali” in Italia. Sempre secondo l’ex ministro, il Memorandum va rinnovato e ampliato. Il Premier Giuseppe Conte in un’intervista al quotidiano La Repubblica del 19 ottobre ritiene fondamentale avviare a breve delle nuove trattative per il rinnovo dell’accordo, spiegando: “I nostri obbiettivi sono due: Il primo è che sicuramente dobbiamo contenere i flussi migratori, perché non possiamo non dire che in Italia sono un problema. Ce lo chiede la nostra opinione pubblica, li dobbiamo contenere. Secondo, tutto questo contenimento deve avvenire con il pieno rispetto dei diritti fondamentali delle persone e le massime garanzie per i migranti, che non preda di organizzazioni criminali”.
Sembra già “dimenticata” la notizia di sole poche settimane fa che riportava che proprio il governo italiano all’epoca di Minniti ha fatto accordi diretti, proseguiti fino ad ora, con quello che è stato individuato come “il capo degli scafisti” – presentato pubblicamente come comandante di una parte della guardia costiera libica ma ben noto agli addetti ai lavori -, tanto da accoglierlo come autorevole membro di una delegazione ufficiale libica per due incontri avvenuti nel 2017 nel Cara di Mineo e a Roma, presso la sede centrale della Guardia Costiera.
Ormai è ampiamente dimostrato come i migranti intercettati in mare dalla Guardia Costiera libica e riportati forzatamente in Libia vengano rinchiusi nei centri di detenzione, in condizioni disumane, e siano sistematicamente sottoposti a torture, stupri e violenze. E che i governi italiani abbiano avallato tutto ciò. Come dichiarato dalle Nazioni Unite, dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea nonché dalla stessa magistratura italiana, la Libia non può in alcun modo essere considerato un Paese sicuro e dunque le persone che tentano di fuggire non possono essere rimandate in quel Paese. Lo vietano il diritto internazionale e la nostra Costituzione. Ma non per questo anche l’ultimo governo sembra voler tornare sui suoi passi, conscio che sui migranti (sulla loro pelle, diciamo noi) si gioca una partita interna tutta politica ed elettorale basata sul consenso.
La retorica del contenimento dei cosiddetti “flussi migratori” ormai viene utilizzata sia dalla destra di Salvini e Meloni che dai partiti di governo per legittimare ogni operazione politica. Il “problema migratorio” sembra ormai esser diventato lo spauracchio costante dei cittadini italiani. Guardando alle entrate effettive dei migranti in territorio italiano però capiamo velocemente che questa retorica non corrisponde alla realtà dei fatti. Secondo l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera Frontex infatti, nei primi nove mesi del 2019, cioè da gennaio a settembre, le entrate “irregolari” in Italia sono state di 9.700 unità, meno della metà dei primi nove mesi del 2018. Per quel che riguarda invece la Grecia, le entrate nello stesso periodo di tempo sono di 50.600, cioè +22% dell’anno prima. Ricordiamo inoltre chi il 24 ottobre il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che prevedeva l’apertura dei porti europei per tutte le navi di soccorso umanitario, rifiutata con il risultato di 290 a 288 con 36 astenuti, proprio perché i 14 deputati europei del M5S si sono astenuti.
Dietro questa retorica si cela poi un’ulteriore aspetto, talvolta dimenticato, relativo agli enormi interessi economici e politici dell’Italia e dell’Unione Europea verso i paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, in un quadro geopolitico di competizione globale, caratterizzato da un “equilibrio” del tutto instabile. Interessi che, non c’è bisogno di dirlo, per i governi italiani ed europei sono sempre venuti prima delle persone.
Per questi motivi è per noi inaccettabile che l’Italia continui a preferire gli accordi con governi criminali e i “porti chiusi” invece di trovare delle reali soluzioni politiche. Le nostre proposte sono chiare e fattibili:
• Il rifiuto netto del Memorandum d’intesa con la Libia, paese di transizione per centinaia di migliaia di migranti del continente africano, ma nel quale è in atto una guerra che produce costantemente vittime civili. Sia le due parti in guerra che le bande criminali continuano a lucrare sulla pelle dei rifugiati e a violare sistematicamente i diritti umani.
• L’instaurazione di corridoi umanitari per i migranti e rifugiati che passano dalla Libia, dove vengono incarcerati nei centri di detenzione e sfruttati come mano d’opera gratuita. Ad oggi sono oltre 6.000 i migranti detenuti nelle carceri libiche e a costante rischio di vita visto i continui scontri tra le due parti in guerra.
• L’investimento dei soldi recuperati dal finanziamento della cosiddetta Guarda costiera libica e dei centri di detenzione nell’accoglienza pubblica, in modo da garantire a migranti e rifugiati di non diventare preda né dei trafficanti, né dalle organizzazioni criminali che sul territorio italiano lucrano sulla loro pelle.
• Chiediamo che si stabilisca un programma efficace di ricerca e salvataggio in mare a livello europeo e che si prevedano canali di ingresso regolari, in modo che le persone non siano più costrette ad affidarsi ai trafficanti.
• Infine, non smettiamo poi di chiedere per tutti e tutte la libertà di movimento, la regolarizzazione degli status giuridici e la garanzia di una vita dignitosa per tutti i migranti che scappano dalle guerre o dalla miseria che l’occidente ha imposto nei paesi di origine.
Il gioco dei potenti è sempre lo stesso: Tramite guerre, distruzione e sfruttamento le persone vengono prima messe in condizioni di dover migrare, poi i rifugiati vengono usati come strumento di ricatto e come fonte di profitti ed interessi politici ed elettorali. Non possiamo che condannare questo atto di barbarie e questo processo di de-umanizzazione. Continuare una politica migratoria che basa su accordi con regimi autoritari e i porti chiusi significa essere complici e non soluzione del problema. L’attuale governo italiano deve assumersi le responsabilità e decidere da che parte stare: da quella dei più deboli garantendo i diritti fondamentali o da quella di chi produce guerre, distruzioni e miseria e quindi migliaia di rifugiati e migranti.