Sardine, sardine… non un pesce qualunque, ma probabilmente il simbolo di quella che si sta prefigurando come una delle mobilitazioni politiche più importanti di questo insipido 2019 italiano.
L’onda è partita da Bologna il giorno in cui abbiamo fatto tornare a casa Salvini con la coda tra le gambe, e sono contenta di poter dire di aver messo me stessa assieme ai miei compagni per le vie di Bologna. velocemente queste strade sono diventate le piazze di Modena e di moltissime altre città. Giovedì scorso siamo stati tra quelle migliaia di giovani, studenti, precari, sfruttati e attivisti che per le vie che circondano il Paladozza hanno contestato la mal riuscita passerella che Salvini e la Borgonzoni si erano concessi nel palazzetto dello sport, dopo che la mattina del giorno stesso in tanti ci eravamo presi qualche ora per andare in presidio davanti al Tribunale a sostenere i nostri compagni davanti a un’ l’udienza preliminare del processo seguito proprio a una delle tante volte in cui negli anni passati abbiamo cacciato Salvini dalle nostre periferie. Alla luce degli sviluppi ottenuti dal riuscitissimo flash mob di Piazza Maggiore, sarebbe cieco volgere gli occhi dall’altra parte e non tentare una lettura di questa ondata positiva di mobilitazione avanzata molto più in là di dove chiunque potesse immaginare.
In questi tempi tosti, in cui i giudizi vengono urlati dai politici senza cognizione di causa, per chi sente la necessità di un cambio di sistema radicale di fronte alle storture del nostro mondo, di fronte a questi eventi è difficile non cadere da un lato nell’esaltazione acritica o dall’altro in un cinico disprezzo purista. Entrambe le posizioni sono a mio avviso poco utili e impotenti.
Penso che l’atteggiamento più costruttivo rispetto al fenomeno “sardine” sia quello di sviluppare i tre o quattro nodi critici che mi sembrano condensare un po’ le questioni principali. L’ho voluto fare in forma di domande all’ipotetica “sardina” che avesse voglia di leggermi, per sapere cosa ne pensa e proporre intanto una mia risposta. Credo che sia il modo migliore per intavolare un dialogo franco e un confronto costruttivo.
1) Il potere attrattivo della Lega viene dalla crisi. La sua capacità di rilanciarsi in questi ultimi 5-6 anni, sono conseguenza di due sentimenti complementari. Innanzitutto il conato di repulsione che ormai suscitano le classi dirigenti che hanno tenuto il comando del paese, abbassando salari, aumentavano le tasse sui lavoratori e diminuendo quantità e qualità dei servizi pubblici. In parallelo, il bisogno di sicurezza che accompagna il degrado materiale e morale in cui sono state lasciate le periferie, sapendo che per periferie SONO tutte le aree ai margini dell’economia e della società, lontane dai centri economici e politici dell’Emilia Romagna.
I potenti, insomma, non ci hanno pensato due volte a risolversi la crisi aumentando le disuguaglianze piuttosto che togliendo qualcosa dalle loro tasche. Qual è stata allora la formula risolutiva proposta dalla Lega? E’ di una semplicità disarmante: “Non ci sono servizi? Impedisci che qualcuno li abbia al posto tuo”. Mentre insomma il Pd ha preferito negli anni cercare di illuderci che i problemi fossero scomparsi, molti cittadini sentendosi presi in giro hanno rivolto le proprie sacrosante richieste di stabilità nelle mani di chi le ha indirizzate verso il basso invece che verso l’alto. Quando diciamo che Pd e Lega sono due facce della stessa medaglia intendiamo questo: entrambi sono portatori degli interessi dei ricchi. E mentre uno toglie diritti, l’altro invita a toglierne di più a chi sta peggio.
Questa situazione, se non fosse tragica, assomiglierebbe a una farsa: solo ora Zingaretti si ricorda di voler mettere mano a quei decreti sicurezza che sono stati pensati da Minniti, proprio a poche settimane dai rinnovati accordi con la Libia.. ma niente paura, perché senza preoccuparsene Bonaccini si smarca veloce e dichiara di non voler fornire sponde alla Lega!
Cara sardina, vogliamo risolvere assieme la messa in scena dei potenti? È possibile sfruttare il richiamo mediatico ottenuto nelle piazze per mettere in crisi chi crea le guerre tra poveri e chi la cavalca? O vogliamo permettergli di continuare indisturbati questa commedia delle parti?
Noi di Potere al Popolo abbiamo scelto proprio nello scorso fine settimana di scendere per le strade di tutta Italia per denunciare le disuguaglianze e chi le ha create, convinti che l’unica vera sicurezza per tutti possa derivare dalla sicurezza sociale. Non è un caso che in questa nuova tornata di campagna elettorale per le regionali Salvini da un lato grida “riprendiamoci la regione!” per aizzare gli animi di coloro che hanno perso di più in questi anni, dall’altro ripete in tutte le interviste che l’amministrazione attuale va solo superata facendo “di più e meglio”, sapendo che quello è il vero messaggio che deve arrivare alle orecchie che contano.
Pensiamo alla sanità: la gente è disperata per liste d’attesa infinite che si stanno allungando anche in questa prospera regione dopo anni di tagli, e mentre Bonaccini propone di togliere alcuni ticket – che lui stesso e il suo partito avevano in parte introdotto -, Salvini propone come alternativa di accanirsi con i lavoratori già martoriati della sanità! Nessuno che parli di re-internalizzazione dei servizi, di nuove assunzioni, più posti letto. Ma in fondo il gioco è chiaro: Salvini e Bonaccini si rimpallano la palla per evitare che la gente arrivi davvero a rivendicare più investimenti per servizi diritti laddove erano stati abbattuti!
2) L’Italia è un paese con una lunga storia di grandi mobilitazioni popolari, nonostante spesso si senta dire che non siamo in grado di lottare. Prendiamo solo dagli anni Novanta ad oggi: le mobilitazioni per l’articolo 18, quelle per la pace, quelle contro la globalizzazione, per la democrazia e la Costituzione… Il vero problema è che nelle loro più svariate forme, ogni volta le mobilitazioni degli ultimi trent’anni sono state tradite nelle loro aspettative. Abbiamo iniziato a non ottenere più nulla. Una buona dose di responsabilità è da imputare alla scelta di affidarsi sempre al meno peggio, alla figura di colui che “non cambierà le cose ma almeno non le lascerà nelle mani di chi le peggiorerebbe”: è stato il cardine dell’antiberlusconismo, vent’anni di storia italiana in cui in troppi si sono sentiti tanto forti e tanto “di sinistra” da poter attuare nei fatti le stesse cose che la destra proponeva a parole. Oggi la logica sembra ancora la stessa, ma il meccanismo si è inceppato: i tanti che pagano le conseguenze della crisi economica, così come i giovani che lottano contro l’avanzare di quella ecologica, non hanno più tempo da perdere né deleghe in bianco da sottoscrivere al nuovo salvatore di turno.
Cara sardina, non credi che questo sia il tempo delle parole chiare, dei contorni netti, degli obiettivi da percorrere, della fine delle deleghe in bianco, della fine del meno peggio? Io credo che si sia aperta una fase di non ritorno: noi di potere al popolo abbiamo deciso di essere chiari, di non cedere alla vulgata dei democratici contro i cattivi, perchè purtroppo di democratici in questo panorama politico noi non riusciamo a vederne!
3) La democrazia è un fatto concreto. La democrazia dovrebbe semplicemente essere il potere al popolo, la forma più civile di convivenza che una società sviluppata possa darsi. Essa non è solo un’espressione di voto durante le elezioni, ma un elemento della nostra vita quotidiana. pensiamoci bene però. A lavoro posso dire la mia? Posso gestire il mio tempo e miei spazi, ho diritto a ciò che mi spetta? In città o in paese posso dire la mia? Esiste una rete di istituzioni e servizi capace di venire incontro alle incombenze della vita di tutti i giorni, capace di rendermi cittadino che ha realmente accesso ai momenti decisionali, culturali, collettivi in cui si costruisce la “polis”? In casa posso dire la mia? Il welfare è tale da sopperire alle disuguaglianze sempre più accentuate dal mercato, tale da rendermi un figlio, una madre, un nonno, una vicina che non sia un peso ma che sia un soggetto capace di autodeterminarsi?
Non possiamo combattere i fascismi senza tenere sempre in mente che dobbiamo anche salvaguardare la dimensione quotidiana del vivere sociale democratico. Combattere i fascisti per i loro modi sboccati e ignoranti, senza rivendicare una democrazia reale e materiale per tutti – soprattutto per chi è più a rischio di perderla – significa regalare tanti sfruttati alle destre, significa rompere il naturale legame che sempre è esistito tra settori realmente democratici e settori popolari quando si è riuscito a spedire i fascisti nelle fogne. In tutti gli altri casi, le fogne hanno rotto gli argini e hanno riversato per lungo tempo i loro liquami nelle società.
Questi sono i piccoli, semplici pensieri che mi sono venuti in mente. care sardine, voglio parlarvi col cuore. Chi tra di voi vive in una condizione di sufficiente agio da non temere la chiusura di spazi democratici nel proprio percorso personale, è cosciente che oggi è il momento di dare battaglia per uno stato di diritto che è stato vessato da tutte le forze dell’arco parlamentare in nome del profitto di pochi, come ordinava Bruxelles?
E a chi tra di voi invece ha troppo poco tempo da dedicare alla partecipazione politica perché è già tanto se ha il modo arrabattarsi per arrivare alla fine del mese, mi sento di augurare con tutto il cuore di riuscire a sfruttare il poco tempo a disposizione affinché i nostri bisogni esistano in questa mobilitazione affinché la loro generosità non sia nuovamente svilita come tante volte è accaduto in questi anni. Non facciamoci fregare per l’ennesima volta.
In un’intervista rilasciata in questi giorni, alla domanda “ce la farà Bonaccini?” uno degli organizzatori del flash mob bolognese ha risposto “dipenderà da noi, senza la mobilitazione della gente non ce la farà”.
Carissime sardine che non arrivano a fine mese, sappiate che noi di Potere al Popolo condividiamo a tal punto la vostra battaglia per la democrazia e la libertà da credere che il problema sia molti ordini di grandezza superiore a un semplice voto utile a favore di Bonaccini: in Emilia Romagna ci sono molte più differenze sociali di quel che vogliamo pensare, è una bolla che sta per esplodere e se la propaganda leghista può marciare tanto vuol dire che questo è vero. Purtroppo è vero. Prima che accada e ci si trovi a boccheggiare buttiamoci insieme in mare aperto! Perché lì fuori l’oceano è enorme e ci sono tantissimi altri con cui imparare a nuotare insieme!