“A che servono le chiese? Alla maggiore gloria di Dio o al conforto degli uomini? La storia ci dice: a entrambe le cose.
Per un verso le chiese, la loro progettazione, la loro costruzione, hanno rappresentato un tentativo di celebrare la grandezza di Dio, di innalzarsi quanto più vicino a Lui, fino a sacrificare a quest’opera di edificazione ogni bene e risorsa umana.
Per un altro verso, però, le chiese hanno anche rappresentato luoghi di comunità, dove trovare non solo aiuto spirituale, ma anche ristoro materiale, protezione dal freddo, dalle angherie del mondo.
Da questo punto di vista, non appare poi così peregrina l’idea avuta venerdì 2 febbraio da una cinquantina di attivisti napoletani: occupare una chiesa abbandonata del centro storico per restituirla al popolo e utilizzarla come dormitorio e refettorio per i senzatetto.
Ma facciamo un passo indietro.
A Napoli ci sono circa 200 chiese abbandonate, di proprietà della Curia e del Comune. Si va da piccoli edifici a complessi piuttosto grossi, disseminati nel ventre della città. A Napoli ci sono però anche un migliaio di senza tetto, e una delle emergenze abitative più gravi di tutto il paese, dettata dall’assenza di edilizia popolare e di adeguate politiche assistenziali. L’emergenza freddo dell’anno scorso, che causò la morte di diversi esseri umani costretti a vivere per strada, accese per qualche giorno i riflettori su questo mondo. Diverse associazioni in tutta Italia decisero di rimediare alla scarsa offerta di posti letto nei dormitori e di aprire le proprie porte ai senza fissa dimora.
A Napoli questo spontaneo esperimento di accoglienza si tenne presso l’Ex OPG Occupato – Je so’ pazzo di Materdei – un antico monastero, lungamente adibito a manicomio criminale e infine occupato e riconvertito a centro sociale –, e portò alla nascita della Rete di Solidarietà Popolare, un insieme di associazioni, singoli cittadini ed ex senzatetto che iniziarono a praticare il mutuo soccorso.
Sin da subito, per evitare il ripetersi dell’“emergenza freddo” – che in effetti emergenza non dovrebbe essere, visto che il ciclo delle stagioni si ripete da miliardi di anni ed è possibile attrezzarsi per evitarne i tragici effetti – la Rete prepara diversi progetti di accoglienza. Come spiega Chiara Capretti, una delle occupanti, “ci eravamo offerti di sistemare volontariamente degli spazi per poter ospitare i senzatetto durante l’inverno, ma il Comune, all’inizio interessato, ha poi risposto dicendo che non era riuscito a individuare immobili adatti”. La Curia, da parte sua, rifiuta ogni interlocuzione. Così, continua Chiara, “dopo l’ennesima morte per freddo di un senzatetto, abbiamo deciso di mettere comunque in atto il nostro piano di accoglienza: se le istituzioni non vogliono o non sono in grado di rispondere a un bisogno reale, allora dobbiamo agire noi, perché non possiamo certo sopprimere il bisogno o aspettare di piangere altri morti”.
Per questo la “Rete di solidarietà popolare” passa all’azione, e decide di occupare la Chiesa di Sant’Antonio a Tarsia, in zona Montesanto. La chiesa, fondata nel 1550 e davvero notevole dal punto di vista artistico, è chiusa dal 2012: i loro proprietari, dell’Ordine dei Redentoristi, hanno deciso di venderla, con il convento annesso, a un privato. Ma la vendita non è andata in porto: troppo grande l’immobile e troppo costosi i lavori di ristrutturazione. Così la chiesa viene abbandonata all’incuria e successivamente saccheggiata: nel 2015 ignoti staccano dai muri sculture e opere. Tuttavia la ricchezza della chiesa di Sant’Antonio non sta solo nei suoi marmi, quanto nei piani superiori che una volta ospitavano i frati dell’Ordine: una trentina di stanze, in buone condizioni, che secondo gli attivisti dalla Rete potrebbero essere messi da subito a disposizione di chi non ha una casa.
L’occupazione, com’è prevedibile, suscita violente reazioni: di fatto tutto l’arco politico, dalla destra fascista fino a Liberi Uguali, attacca gli occupanti. Se per la destra e il PD, l’azione è emblematica di una città ormai senza regole e in preda al caos a causa del sindaco De Magistris, reo di tollerare e in alcuni casi persino legittimare le occupazioni di immobili abbandonati, per Liberi e Uguali, che pure sostengono l’amministrazione, il gesto è da condannare perché riconducibile a una “passerella elettorale”. Gli occupanti, infatti, sono militanti del nuovo soggetto politico “Potere al popolo!”, che tiene il suo battesimo proprio alle elezioni politiche del marzo 2018. “Sarebbe una passerella”, risponde Chiara, “se non fosse questo il nostro modo di fare politica ogni giorno dell’anno, e se non avessimo deciso di candidarci proprio per mettere al centro le esigenze dei non-rappresentati, degli ultimi. Noi abbiamo pensato la nostra campagna elettorale come una grande opera di utilità sociale, di creazione di comunità, di riconnessione fra singoli isolati e distrutti: è proprio a questo che dovrebbe servire la politica. Il nostro è un invito a recuperare il senso delle cose, la gioia della vita, l’umanità, la giustizia”.
Intanto, la buona notizia è che in città si riapre il dibattito e si ricomincia a discutere di temi importanti. Da un punto di vista culturale e artistico, si solleva lo scandalo di un patrimonio così bello lasciato marcire nell’incuria, quando ci sarebbero tanti giovani preparati che potrebbero cimentarsi in opere di restauro e manutenzione. Da un punto di vista più politico, si pone l’annosa questione dei beni ecclesiastici: quante tasse pagano, di quali esenzioni beneficiano, può questa ricchezza essere messa al servizio del popolo e non gravare sul popolo?
Non è dato sapere come finirà questa vicenda: di certo c’è che l’Ordine dei Redentoristi, in attesa di quella redenzione che riscatterà l’ingiustizia subita, ha pragmaticamente denunciato l’occupazione alla polizia e spera nello sgombero. Ma gli occupanti hanno fatto partire un appello alla società civile, e anche nel mondo cattolico non mancano i malumori di fronte a una soluzione di forza: da Don Michele della parrocchia di Montesanto a Don Franco, celebre parroco di Poggioreale, non sono pochi gli uomini di fede che si sono schierati con i senzatetto, e persino il vescovo di Pagani sembra optare per un dialogo che permetta una qualche forma di utilizzo della struttura.
Il braccio di ferro dunque continuerà nei prossimi giorni, dando almeno un po’ di vivacità e senso a quella che è già stata definita la campagna elettorale più brutta e inutile di sempre, visto che qualsiasi risultato possa uscire dalle urne determinerà un governo precario, prodotto di manovre di palazzo.
Sotto questo aspetto, la strana campagna elettorale di “Potere al popolo!” ha il merito di aver individuato un punto: quello di una crisi istituzionale e sociale che non finirà il 4 marzo, che richiederà, per la sua soluzione, inedite forme organizzative, come quelle del mutualismo, del controllo popolare sui rappresentanti e sugli organi pubblici. E, soprattutto, il ritorno delle classi popolari, oggi per lo più frammentate e rassegnate, nella vita politica del paese.
In caso contrario, è lecito pensare che continuerà, in un modo o nell’altro, quella stessa oppressione spirituale e materiale che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.