Caro Angelo Panebianco, stamattina abbiamo letto l’editoriale dal titolo “I politici e la cuoca di Lenin” sull’importanza delle competenze in politica. I temi che affronti sono molto interessanti e molto vasti, però permettici di fare delle considerazioni e farti delle domande per alimentare il dibattito, visto che noi la pensiamo in maniera radicalmente diversa e ci siamo sentiti tirati direttamente in ballo dato che abbiamo iniziato un bellissimo percorso politico con la nascita della lista “Potere al Popolo”.
Partiamo da un paio di domande fondamentali:
COS’È PER TE LA DEMOCRAZIA? A noi risulta che democrazia, partendo dalla sua etimologia, vuol dire potere del popolo, vuol dire che le classi popolari, gli strati sociali più bassi e umili, possono e devono partecipare per decidere del loro destino e possono e devono essere rappresentati nei luoghi preposti, sul piano locale, regionale, nazionale, internazionale.
Come giustamente scrivevi, quando i partiti erano forti c’erano grandi competenze e una lunga gavetta prima di arrivare ad occupare posizioni di grande responsabilità. Infatti quella era un’epoca in cui i politici conoscevano davvero i territori, erano nelle vertenze, nelle lotte, sapevano parlare alla gente comune. Quel modello è fallito perché non ha mai dato alla base la trasparenza e i meccanismi di controllo necessari per evitare l’eccessiva burocratizzazione e la grande corruzione.
Oggi invece i lavoratori, i disoccupati, gli strati sociali più bassi sono abbandonati dai partiti e non decidiamo su nulla, i governi vanno avanti a botta di fiducie, sono rappresentati solamente gli interessi di grandi industriali e banchieri. Loro possono evadere le tasse, hanno politici di riferimento, non pagano quasi mai il conto con la giustizia.
Il punto quindi non è dire no alla professionalizzazione della politica perché è chiaro che le competenze servono, il punto però è mettere di nuovo la politica a servizio del popolo e non dei potenti.
CHI DEVE QUINDI FARE POLITICA SECONDO TE? Comunque, da quello che scrivi ci sembra che credi che la politica è meglio se la lasciamo ai professionisti, ai burocrati che sanno bene come funziona la macchina dello Stato. Peccato che, come dicevamo, abbiamo già visto di cosa è capace questa classe politica, abbiamo visto gli appalti truccati, le grandi opere inutili, la logica dell’emergenza che favorisce la speculazione, la devastazione ambientale, i regali alle banche e alle imprese. Non ci sono mai sembrate mosse da grandi statisti, non ti pare?
Abbiamo visto invece nella storia come gli avanzamenti progressisti in questo paese siano stati portati avanti soprattutto grazie alle mobilitazioni popolari, dalla resistenza antifascista che ha fondato la nostra Repubblica alle proteste, ai cortei, ai referendum che hanno permesso di avanzare sul piano dei diritti politici, civili e sociali. Dallo Statuto dei Lavoratori al diritto al divorzio e all’aborto, spesso e volentieri la cosiddetta “società civile” era già più avanti e pronta al progresso di una classe politica ormai ottusa ed arretrata.
Per questo secondo noi tutti devono fare politica!
Come diceva don Milani in Lettera a una professoressa, “ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio, uscirne da soli è avarizia, uscirne tutti insieme è politica”. Il mutualismo, le attività sociali gratuite come ambulatori e sportelli legali che cominciano a rispondere ai nostri comuni bisogni, le vertenze sul lavoro, le lotte ambientali, sono le armi che abbiamo cominciato ad usare e che speriamo si estendano capillarmente in tutto il paese. Ci permettono di ritornare a risolvere insieme i nostri problemi, di scoprire l’enorme potere costituente e le grandi competenze che abbiamo quando uniamo le forze e mettiamo da parte individualismi e competizioni per un obiettivo comune. Su questa base chiunque può proporsi per essere eletto, chiunque può essere immediatamente revocato secondo modalità e criteri che decidiamo insieme. Lo stipendio di un politico però non deve rappresentare un privilegio rispetto a qualsiasi altro lavoro dipendente, non deve creare “burocrazie”, per questo con la lista “Potere al popolo” abbiamo deciso che lo stipendio degli eventuali parlamentari non dovrà superare i 2000 euro e che bisogna mantenere la massima trasparenza perché tutti possano valutarne l’operato.
In conclusione, caro Angelo, noi ci auguriamo al contrario che crescano i movimenti di protesta e cresca la partecipazione di persone nuove alla politica, che crescano le pratiche di solidarietà e di controllo popolare sul funzionamento delle istituzioni e dei privati. Che crescano tante comunità resistenti in ogni territorio sullo spirito che ha portato alla scrittura dei principi della nostra Costituzione. Costruiamo già, ogni giorno, nei fatti, gli elementi di partecipazione che portano anche le cuoche a discutere di come amministrare lo stato ma siamo consapevoli che la strada che abbiamo davanti è ancora lunga e piena di ostacoli.
Ma soprattutto, caro Angelo, vogliamo ricordarti che Cuba e il suo popolo di eroi, non secondo i sondaggi di qualche gruppo comunista ma secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale, ha prestazioni di gran lunga migliori delle nostre in proporzione sia per educazione sia per sanità, a Cuba non esistono senzatetto e nessuno viene lasciato senza cure e vaccini, Cuba non partecipa a missioni militari internazionali ma solo a missioni di solidarietà tra i popoli inviando medici e insegnanti, Cuba, che è un’isoletta sotto embargo economico, resiste da sola di fronte alla più grande potenza economica e militare sull’altra sponda dell’oceano. Insomma se questi sono i risultati, noi non lo chiameremmo un disastro ma un’incredibile storia di lotta e resistenza che parla ancora a tanti grazie a figure incredibili come Fidel Castro e Ernesto “Che” Guevara, che, per la cronaca, non hanno mai avuto lo scambio che raccontavi.
Potere al popolo!