“La storica e suggestiva Calata Anselmi,è attualmente trasformata in un baraccone per ospitare il luna Park”
Il Sindaco, cui non mancano esperienza e capacità di “incassare” colpi di ogni genere uscendone o forse ritenendo di uscirne indenne, sta cavalcando a ritmo sostenuto e in modi tutt’altro che sorprendenti la gestione operativa della città: doppi sensi ripristinati e relative aree parcheggio disegnate sui marciapiedi con prevedibile e discutibile creatività, calata Anselmi con il suo luna park, Calata Cuneo e le sue gru da riutilizzare in modi altrettanto creativi e isole pedonali non più percorribili dai pedoni… .
Con umiltà e discrezione proponiamo il seguente ordine:
Porti e annessi
Il porto turistico, frutto di una scellerata speculazione politica ed edilizia, sottratto alle attività produttive, ancor prima della marginalizzazione del mercato dell’olio, e per effetto della scellerata politica di “turisticizzazione” voluta dagli schieramenti politici di destra e, vergognosamente, dal – sedicente – centrosinistra della città e della Regione (Burlando in prima fila) è, oggi, un gigante silenzioso ma ingombrante che compromette quella soluzione di continuità mare, ulivi, vigneti e colline che è il tratto paesaggistico peculiare ed evocativo del nostro territorio, tuttavia ne rivendichiamo la valorizzazione nel contesto di una gestione rigorosamente pubblica e trasparente del bene comune.
La storica e suggestiva Calata Anselmi,è attualmente trasformata in un baraccone per ospitare il luna Park, come già le prove generali delle vele d’ epoca avevano sancito (dal lontano 1986) con grande successo di pubblico e di
immagine solo temporaneamente compromessa dal già rimosso ed increscioso incidente a Sergio Salvagno: ma, si sa, il progresso esige le sue vittime, e come si evince dalle cronache, anche le attività produttive ne contano a migliaia.
Agli onori della cronaca imperiese c’è anche la vicenda del lussuoso natante condannato ad accumulare in coperta sacchi e sacchi di spazzatura, è per noi la ghiotta occasione per ribadire come un mantra “protocollo rifiuti zero”, ossia una programmazione seria, completa, sostenibile, rigorosamente in house, mutuabile da centinaia e centinaia di città in Italia e nel mondo, della gestione delle materie seconde, che solo un homo deficiens può continuare a chiamare rifiuti….
Potere al Popolo pretende il rispetto della scelta istituzionale che conferma la destinazione produttivo-commerciale- peschereccia dell’ altra portualità cittadina , il Porto di Oneglia e la sua splendida Calata Cuneo. A nostra memoria visiva non ricordiamo altre banchine così arabescate da una teoria di portici sovrastati da una schiera di palazzi a così pochi metri dall’ acqua; certo direte, Sottoripa a Genova, è altrettanto suggestiva: ma non guarda il mare, e solo lo immagina, oltre i parcheggi, i capolinea di bus, le bancarelle, gli accessi alla metropolitana, la sopraelevata.
Una delle ultime note creative riguarda il destino delle gru, elementi essenziali ed evocativi del paesaggio di Imperia, simboli della rinascita civile ed economica della Città dopo che, il 24 aprile del ’45 eroicamente, i Partigiani salvarono il Porto Commerciale di Oneglia – e gran parte dell’ intera città – dalla distruzione programmata dai Nazisti in ritirata, grazie ad una operazione di Intelligence coraggiosa e temeraria, poco ricordata, ed affatto sconosciuta ai più. Riesumare il progetto di trasformazione delle due storiche gru ex-lombimperia – ora della compagnia portuale Maresca, in ristoranti chic, con vetrate a 360 gradi con vista su golfo e città, eventualmente girevoli, come proposto dall’architetto Giuseppe Vena solo qualche anno fa, è una mossa di enorme valore simbolico che trasformando in giocattolo turistico lo strumento specifico dell’ attività commerciale, servirebbe a sancire una volta e per tutte
quanto ad Oneglia, si va già dicendo e tentando da Scajola a Caltagirone, da Lanteri a Capacci, ossia cancellare l’ attività produttivo-commerciale del porto e quindi della città, facendosi beffa di leggi, vincoli, regolamenti, pianificazione territoriale, urbanistica e portuale.
Noi ribadiamo che quelle gru vadano utilizzate per scaricare merci dalle navi mercantili del porto commerciale di Oneglia.
E ancora viabilità
È recentissimo Il ripristino del doppio senso in via Santa Lucia, promessa elettorale che, sospettiamo abbia contribuito ad assicurare l’ elezione del Claudio cittadino e la raffazzonata segnatura di aree parcheggio, poco apprezzabili modalità per dire grazie ad un elettorato fedele; le opposizioni, che non ci sono, fanno a gara nel dire che è una “cazzata”, solo perché stanno “all’ opposizione”.
Forse, in termini di viabilità, considerando l’urbanistica selvaggia che annovera tra le sue malefatte la copertura, ormai storica, del Rio Santa Lucia, non è un errore, certo senza mai smettere di propiziare e confidare in un Giove Pluvio tollerante o forse meglio dire benevolo; esistono, va detto ad onor del vero, vie a doppio senso di circolazione ancora più anguste, con tanto di bus, come via Diano Calderina. Certo, siamo imperdonabilmente distanti da una visione strategica della mobilità urbana, ed è su questo aspetto che una opposizione puntuale – e produttiva per una città dei cittadini – dovrebbe attestarsi. Per questo rimane la speranza pungolo a lavorare strenuamente affinché Imperia possa meritare un futuro migliore.
Per quanto concerne il pietoso capitolo “Via Cascione”: lodevole e democratica la raccolta firme a favore del mantenimento pedonale, effettuato a campione casuale, in rete, per passaparola, nei “banchetti” fra cittadini di ogni estrazione, residenti, non residenti, turisti, commercianti…
Astuto e tutt’altro che democratico consideriamo il sondaggio furbescamente affidato alla Polizia Municipale per decidere il ripristino della circolazione automobilistica, proposto ai commercianti e qualche residente, che, al momento dell’ indagine, era a casa, segno eloquente di ottusità o volontà di manipolare cittadini ritenuti o resi poco lungimiranti?
Ma si può fare urbanistica in questo modo?
Si può intervenire senza una strategia complessiva, senza una visione del futuro, senza la lungimiranza di quel che sarà di noi nei prossimi decenni, senza una precisa volontà di sostenibilità urbana, senza una decenza
politica, capace di trasformare, le pur comprensibili benché miopi, pulsioni di singoli che nulla vedono al di là del proprio tornaconto immediato?
Ripetiamo: ma si può?”.