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IMANE KHELIF NON È UN UOMO, NON È UNA DONNA TRANSGENDER MA È UNA DONNA INTERSEX E LO È DALLA NASCITA.

Imane Khelif non è un uomo, non è una donna transgender ma è una donna intersex e lo è dalla nascita.

Tra le altre cose purtroppo in Algeria non sono possibili percorsi di transizione di genere.

Ha sempre combattuto nelle categorie femminili con risultati buoni ma non eccezionali.

Nello specifico a diciannove anni si è classificata 17esima ai Campionati del Mondo 2018 a Nuova Delhi e, l’anno dopo, 33esima ai Campionati del Mondo 2019 in Russia. Le sue prime Olimpiadi sono state quelle di Tokyo, dove è stata sconfitta ai quarti.

Questo a testimonianza del fatto che non è un’atleta imbattibile e/o con caratteristiche tali da renderla inaffrontabile.

Il problema è nato solo nel 2023 quando è arrivata ad un passo dal vincere il campionato del mondo. A poche ore dalla finale contro la cinese Yang Liu un test genetico ordinato ed eseguito dalla International Boxing Association (IBA) avrebbe dimostrato che Imane Khelif ha cromosomi XY. Test di cui non si conoscono i dettagli e che nessuno ha potuto verificare.

L’IBA è da anni al centro di uno scontro politico/sportivo fortissimo.

A differenza di quanto si vorrebbe far credere il mondo dello sport, anche quello olimpico, è caratterizzato da fenomeni di corruzione, di condizionamento politico e le frodi sono all’ordine del giorno.

L’IBA non è da meno, anzi è risaputo essere una delle federazioni più corrotte in assoluto.

Essendo governata da un russo, Umar Kremlev, negli ultimi anni il Cio (anch’esso niente affatto estraneo a condizionamenti e corruzione), su spinta dei paesi occidentali che utilizzano strumentalmente anche questo ambito per contrastare la Russia, se ne è “accorto” ed è arrivato a non riconoscere l’IBA.

Imane Khelif ha detto molto chiaramente che a suo avviso la partecipazione alla finale del campionato del mondo le è stata negata per assicurare la vittoria all’atleta cinese.

Il Cio per la partecipazione alle Olimpiadi non prevede test genetici ma la misurazione dei livelli ormonali nei 12 mesi precedenti alla competizione e durante tutta la durata del torneo.

Imane Khelif è rientrata a pieno nei limiti di testosterone pari a 10 nanomoli per litro.

A smontare da un punto di vista scientifico le bufale di Salvini, Meloni, La Russa e dei fasci vari e che purtroppo sono state inspiegabilmente riprese da troppi compagni e troppe compagne ci ha pensato la genetista Silvia Camporesi:

«è una donna. Da quello che leggo, è una persona con “variazioni delle caratteristiche del sesso” (Vcs), che possono comportare anche iperandrogenismo, cioè una produzione di ormoni superiori a una ipotetica media femminile». I fattori in gioco sono diversi, per esempio «la sindrome dell’ovaio policistico. Colpisce fra l’8 e il 13 per cento delle donne…C’è un po’ di sessismo. I vantaggi genetici endogeni vanno bene solo per la categoria maschile, a quanto pare. Inoltre, le donne sottoposte a questi test genetici vengono tutte dal Sud del mondo. Speriamo sia solo un caso».

Insomma come spiega l’endocrinologa Silvia Motta Imane Khelif è “una donna con alti livelli di ormoni maschili” che però rientrano nei limiti stabiliti dal Comitato Olimpico Internazionale.

In conclusione:

La destra, con l’ausilio di tutta una serie di rossobruni e rossobrune, per portare avanti la propria infame campagna d’odio transfobico ha attaccato e sta attaccando selvaggiamente una donna nata poverissima, che per arrivare a combattere alle Olimpiadi ha dovuto affrontare e sconfiggere infiniti pregiudizi e problemi economici.

Una donna che a quanto si dice ha iniziato a boxare proprio per difendersi da atti di bullismo e discriminazione.

Una donna a cui con tutta probabilità hanno sottratto la possibilità di vincere il campionato del mondo solo perché nata in un paese “povero”.

In questa vicenda c’è tutto: odio di classe, razzismo e sessismo.

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