Fonte: Repubblica
di Conchita Sannino
La lista dei centri sociali con il cuore a Napoli guidata dalla ricercatrice Carofalo
Potere agli indomabili. Il sogno è il «quattro per cento, magari a Napoli anche il cinque» per la lista che nasce dall’attivismo dei centri sociali e ha appena ricevuto la visita dei “cugini” di France Insoumise.
Sostegno che si aggiunge all’endorsement, più glamour e pacato, del regista militante Ken Loach. Sostenitori “rossi” di ogni età, sia popolari sia radical, che magari alzano ancora il pugno più per nostalgia che per fede. Ma sono invece quasi tutti giovanissimi i candidati di Potere al Popolo, aspirante premier Viola Carofalo, 37 anni, laureata in Filosofia.
Tra loro si chiamano Pap, non hanno uffici ma stanno dentro le ex celle del fu manicomio giudiziario Opg del rione Materdei, dove hanno organizzato ambulatori e corsi per chi non ha niente. Oppure fanno accoglienza per i clochard, tra materassi accatastati e continue macchinette del caffè, sotto l’altare della devastata e ancora bellissima chiesa seicentesca di Sant’Antonio a Tarsia.
È l’ultimo luogo che hanno occupato, nel cuore della cittadella spagnola. Lontani il Vesuvio e il golfo della città borghese, vicinissimo l’esperimento di lotta e di governo del sindaco de Magistris. «Sono venuto a Napoli per imparare, qui accade la lotta per la rivoluzione in Europa. Abbiamo bisogno di voi», li saluta (con parole che piacciono molto al primo cittadino) Jean-Luc Melenchon, il leader che alle presidenziali francesi ha travolto i socialisti, calato apposta nella capitale del sud per benedirne la corsa. Un’alleanza che fa felici le molte matricole. Come Chiara Chiapretti, laureanda di 27 anni, in lista alla Camera per raccontare «che anche da qui, dal basso, si può costruire un’alternativa al mondo grigio e disperato degli esclusi che incontriamo ogni giorno».
Al suo fianco, sotto la frangetta finto sbarazzina, Carofalo porta con misura estrema il ruolo di “capo politico” e rivendica «i nostri 4-5 punti essenziali: la centralità del lavoro non precario, la difesa dell’ambiente che passa per la messa in sicurezza e le manutenzioni, la fine dei tagli alla spesa sociale che garantisce qualità nell’istruzione e nel diritto alla Salute. E la lotta alla discriminazione di ogni livello». Intorno a loro, nella chiesetta di proprietà dei Padri redentoristi eppure in abbandono, spogliata di marmi, statue e lapidi, il passaparola porta anziani e senzatetto. Che chiedono, e danno una mano. Gente come Cristoforo, che era un cuoco italofrancese e ora è un clochard dall’inflessione partenopea che sente di nuovo «la forza di fare le pulizie per scopi sociali, rendermi utile». O come Mimmo che a 71 anni, pensionato delle Poste, svela di aver «trovato un posto dove costruire politica. Io sono sempre stato un comunista e un credente. Da anni me ne stavo chiuso in casa. Ho incontrato questi ragazzi e m’è tornata la voglia di fare qualcosa, la loro lingua è la mia». Non è un caso che a 2500 chilometri di distanza, Loach li incoraggi: «Spero di incontrarvi presto».
All’inizio non ci credevano neanche loro, la “leader” in particolare: lanciata nelle sfide con i più “celebri” candidati premier. Pazienza se, nei dibattiti tv, gli altri sono “presidenti o onorevoli” a cui si dà del lei e la Carofalo diventa Viola e basta, sebbene sia ricercatrice all’Istituto Universitario Orientale di Napoli e voce di un Collettivo che ha abbandonato presto il sogno delle assemblee del Brancaccio e «la finta discontinuità che si volevano intestare i vari D’Alema, Bersani, Gotor e Montanari» per farsi proposta autonoma. «Mia madre mi ha vista in televisione, m’ha detto: “Sai che non t’ho riconosciuta subito? Educatissima”». Eppure tanto educati non sono, se si tratta di buttare giù qualche lucchetto. «I corrotti da noi non ci sono, tantomeno troverete quelli contigui alle piccole o grandi mafie. Ma i precedenti per occupazione o resistenza sono, a volte, benvenuti» precisa Carofalo.
Come la storia della tranquilla “pasionaria” No tav, Nicoletta Dosio, candidata in Piemonte. O il 29enne Luca De Crescenzo dei Clash City Workers schierato in Lazio, o Peppe Marra del centro sociale “Angelica Cartella” in lista a Reggio Calabria. Fino all’attivista di Je so’ pazzo, Napoli, Gianpiero Laurenzano, impiegato del Banco di Napoli. Un bancario in un centro sociale? «Bisogna campare, sono padre. Il Movimento tiene insieme la generazione di chi aveva cominciato contestando l’allora ministro Iervolino e chi è già deluso dalla chimera dei 5 Stelle che catalizzava tanta rabbia sociale».