“Credono di rimediare il danno dividendo le forze in campo, frazionandole, cercando un compromesso con le necessità reali; viceversa Temistocle, allorché Atene corse il rischio di essere distrutta, spinse gli Ateniesi ad abbandonarla e a fondare sul mare, su un elemento nuovo, la nuova Atene” K. Marx
Hanno approvato il decreto della vergogna, con tanto di hashtag, siparietto e voto all’unanimità. Già la scelta di mettere insieme il tema della sicurezza e quello dell’immigrazione la dice lunga sull’idea di società di questo esecutivo e del suo spessore culturale. Così, mentre tutti i dati certificano un’emergenza lavoro e un aumento generale della povertà (secondo gli ultimi dati Svimez, al Sud seicentomila famiglie sono senza lavoro e negli ultimi sedici anni quasi due milioni di giovani sono emigrati verso le regioni del Centro-Nord o addirittura all’estero), come ogni governo che si rispetti, l’emergenza di questo esecutivo è quella di fare la guerra ai poveri e ai disperati. E lo fa in dispregio di tutti presupposti costituzionali, ricorrendo alla decretazione d’urgenza per rispondere a finte emergenze e violando diritti e garanzie costituzionali fondamentali. Perché un decreto che elimina la protezione umanitaria calpesta la Costituzione, un decreto che raddoppia i tempi di detenzione nei centri di permanenza per rimpatri, portandoli fino a 180 giorni, costruisce il paese dei lager, un decreto che sospende la procedura per il riconoscimento della protezione in pendenza di giudizio calpesta il principio di non colpevolezza fino a condanna definitiva e il diritto di difesa, inviolabile in ogni stato e grado del procedimento, un decreto che smantella il sistema di protezione su base comunale (SPRAR) pone in essere un attacco diretto al sistema pubblico dell’accoglienza in favore degli affaristi privati, oltre ad incidere negativamente sulla possibilità di una reale inclusione degli immigrati nel tessuto sociale; perché un decreto che introduce l’uso del taser, quando tutti i dati ne certificano la pericolosità e dannosità (dal 2001 ad oggi nel Nord America ha fatto 1.005 morti, in 9 casi su 10 si trattava di persone non armate e in un caso su 4 di persone con problemi mentali o neurologici), che raddoppia le pene per le occupazioni di immobili (misura che andrà a colpire centri sociali ed edifici abbandonati occupati da migranti o da chi non può permettersi di pagare un affitto) in un paese dove vi sono sette milioni di case vuote, significa continuare a tutelare gli interessi dei grandi immobiliaristi, delle banche e dei palazzinari e fare la guerra ai poveri; perché un decreto che introduce la possibilità di mettere in vendita i patrimoni sequestrati alle mafie, apre la strada alla criminalità organizzata di riprendersi il possesso dei beni che le sono stati sottratti, in spregio ad ogni principio di riutilizzo sociale di quei beni. Ed ancora, prevedere condanne pesanti per i blocchi stradali, una forma di protesta a cui spesso devono ricorrere i lavoratori per denunciare chiusure di fabbriche o situazioni di crisi senza risposte, così punendo con la galera anche gli operai che presidiano le fabbriche per difendere il lavoro e chi li sostiene, oltre che gli abitanti dei quartieri periferici e popolari, spesso colpiti da prolungati disservizi quali la mancanza d’acqua, è fare la guerra ai poveri . Questo decreto sottolinea inoltre la gravissima responsabilità delle leggi Minniti, che hanno aperto la via all’infame provvedimento del governo pentaleghista, cancellando ogni credibilità su diritti e democrazia nei ministri del M5S, che lo hanno approvato senza fiatare. I militanti dei movimenti NOTAV, NOTAP, tutti coloro che lottano contro Grandi Opere e devastazioni ambientali saranno minacciati dalla violenza repressiva del decreto Salvini.
Ci troviamo davanti ad un rovesciamento culturale e giuridico, attraverso cui il diritto ad una non meglio specificata “sicurezza” diventa il principio primo, con implicazioni di carattere generale che investono in forma regressiva l’ordinamento penale, amministrativo e istituzionale, disattivando garanzie senza le quali vengono meno gli stessi fondamenti dello Stato democratico.
Potere al Popolo! si mobiliterà con tutte le sue forze affinché il decreto Salvini, profondamente incostituzionale, che mette assieme la discriminazione razziale con il ripristino del codice fascista Rocco, non sia convertito in legge. In ogni caso PaP si impegna al rifiuto, al boicottaggio, alla violazione delle norme liberticide del decreto. Alla manifestazione nazionale del 20 ottobre per le nazionalizzazioni, per il pubblico e contro le privatizzazioni, Potere al Popolo porterà anche la lotta contro il Decreto Salvini.