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Su Genova e cosa dobbiamo fare noi

Su Genova e cosa dobbiamo fare noi

C’è un solo aspetto “positivo” nella terribile, dolorosa, infinita, tragedia di Genova. Per la prima volta da anni l’attenzione pubblica è concentrata non contro i migranti ma contro i padroni.

Con il crollo del ponte può crollare anche una certa immagine del paese. Le ruspe che dovevano sgomberare i campi rom ora sgomberano le macerie.
L’odio non si riversa verso il basso ma verso l’alto. I responsabili vengono additati nelle società finanziarie, nei renditieri, nelle multinazionali.

Addirittura c’è un minimo dibattito intorno alla nazionalizzazione o meglio ripubblicizzazione di Autostrade e di altri beni privatizzati negli ultimi trent’anni, e queste proposte riscuotono ampio e trasversale consenso.

Certo, è un dibattito molto confuso. E certo, questa finestra di opportunità non durerà molto. Da un lato Salvini ha provato a chiuderla la sera stessa della tragedia parlando dell’Aquarius; da un altro l’incompetenza, le sparate e il pressapochismo dei 5 Stelle rischiano di screditare proposte e idee serie.

Purtroppo non possiamo fare moltissimo. Le nostre forze sono molto limitate, è difficile riuscire a scendere in piazza come si dovrebbe. Anche perché l’indignazione social non si trasforma automaticamente in leva mobilitativa, quindi come al solito il calcolo va fatto sulle nostre forze. Inoltre dobbiamo sapere che non abbiamo ancora (per poco tempo e poche competenze), una proposta articolata a 360° su questo come su altri temi, quindi anche scendere in piazza difficilmente strutturerebbe una dinamica “vertenziale”.

Entrambi i problemi rimandano al fatto che abbiamo bisogno di più organizzazione.
Maggiore organizzazione, compattezza, formazione dei quadri, creazione di una generazione di militanti decisi permetterebbe di scendere in piazza anche il 17 agosto.

E maggiore organizzazione, formazione e continuità permetterebbe di usare e rielaborare il grande sapere collettivo diffuso fra comitati, reti, associazioni, per preparare – prima che accadano le tragedie – delle proposte o degli orientamenti di insieme.

Inutile piangersi addosso, non è colpa nostra se dobbiamo scontare errori e ritardi di 30 anni di una sinistra schifosa (uso un termine appropriato: andate a vedere chi, prima negli anni ’90, poi nel 2006 e 2007, ha permesso quella vergognosa concessione ad Autostrade…).

Ma è colpa nostra se non mettiamo subito fine a questo stato di disarticolazione. Perché questo ci dimostra ancora una volta quanto sia importante l’organizzazione. Senza organizzazione, anche se ti si offre un’occasione, la perdi o la sfrutti male. E il nostro popolo, passata la tempesta, resta solo più sbandato o affranto…

Per fortuna ora c’è Potere al Popolo! che può – ha dimostrato di avere le carte per giocarsela – riuscire in breve tempo a dotarsi di questa capacità di movimento e di intervento, e interessare segmenti di massa più grandi delle solite nicchie militanti. Per questo dobbiamo muoverci a costruire Potere al Popolo! come strumento utile alle masse, e il campeggio del 23-26 agosto è un passo decisivo.

Nel frattempo, ci sono tante cose che possiamo comunque fare.

1. Una ricognizione delle forze: vediamo chi c’è e proviamo a organizzare qualcosa sui nostri territori insieme a qualsiasi compagno o cittadino che sia indignato. Iniziative in cui si sanzioni la responsabilità di Autostrade e le incongruenze del Ministero dei Trasporti.

2. Dare una mano ai compagni di Genova nelle iniziative che metteranno su: essere al fianco degli sfollati e di chi in questo momento ha bisogni anche materiali.

3. Attaccare dal punto di vista comunicativo. Dobbiamo additare i responsabili politici e morali di questo stato di cose (quelli materiali li vedrà la magistratura). I responsabili sono il centrosinistra tutto, il Ministero che non ha controllato, la società Autostrade che incassa utili invece di investire in sicurezza. Questi sono i problemi dell’Italia: manutenzione, crolli, corruzione, non certo i migranti! Di questo dobbiamo pretendere che parlino i giornali anche passata la tragedia!

4. Il governo va inchiodato alle sue dichiarazioni, non si può scherzare così. Avete parlato di revoca delle concessioni? Bene, ora fatecela vedere. Altrimenti siete dei buffoni, come su tutto resto (Fornero, reddito, tav, accise sul carburante…). Sia il centrosinistra che voi non fate gli interessi del popolo: alla fine state tutti con chi ha in mano il potere economico. Per questo stiamo costruendo un’alternativa.

5. Soprattutto dobbiamo far capire che ha voluto materialmente dire in questi anni privatizzare, dobbiamo far capire come funzionerebbe una gestione diversa – non semplicemente “statale”, ma “comune” – dei beni collettivi.
Dobbiamo riuscire a liberare un po’ di immaginazione, perché questo è quello che manca. Allo sdegno finalmente ben indirizzato delle persone non si può rispondere: “penali/non ci sono alternative/non si può far nulla”. Con questo ricatto ci fotteranno per i prossimi 30 anni.

A Genova c’è stata una tragedia terribile. Quei morti vanno vendicati. E bisogna prevenirne altri. So che quello che ho scritto non basta ma almeno è un inizio.
Altrimenti prendetela come la riflessione senza pretese di un compagno che sta a casa e cerca di dare un orizzonte alla sua rabbia per non farsela esplodere dentro.

Le nostre vite meritano di più. L’Italia può essere meglio di così.

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