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Elezioni, un “fantasma” a sinistra: intervista Viola Carofalo

A novembre è iniziato con un video appello virale sui social. I ragazzi e le ragazze di Ex Opg “Je so’ Pazzo” chiamano a una lista nazionale di sinistra per le prossime elezioni politiche.

Alla prima assemblea sono 800, nella seconda del 17 dicembre oltre 1000 come era visibile dalle dirette video su facebook. In mezzo ci sono 70 assemblee territoriali dal Piemonte alla Sicilia. Eppure, con la sola eccezione de Il Manifesto e un breve articolo sul Fatto, c’è silenzio mediatico sulla lista “Potere al Popolo” a differenza delle foglioline del simbolo di Grasso. Per capire chi sono e, soprattutto, capirne di più ho fatto un’intervista a Viola Carofalo, una delle portavoce della lista e attivista di Ex Opg: i temi, il progetto, il silenzio di de Magistris, gli obiettivi.

Che cos’è Potere al Popolo?

“Potere al Popolo è una lista per le prossime politiche ma anche un progetto che vuole andare oltre l’appuntamento elettorale. Tiene dentro partiti, movimenti, organizzazioni e comitati che si muovono su temi come lavoro e ambiente”.

Come nasce quest’idea? Soprattutto per quei soggetti che non sono mai stati un partito che si misura con il voto

“Nasce dal fatto che, come ad esempio noi dell’Ex Opg Je so pazzo che abbiamo lanciato il primo appello, dopo aver visto cancellato l’appuntamento conclusivo del percorso del teatro Brancaccio (lista Montanari-Falcone,ndr) ci siamo resi conto che in un momento così critico non c’era nessun soggetto da poter votare. E ci siamo detti ‘perché non farlo noi’? Proviamo a parlare a persone che come noi non votano o non hanno mai votato. Così è stata lanciata l’assemblea del 18 novembre che andò molto bene e a cui sono seguite 70 assemblee territoriali fino a quella nazionale del teatro Ambra Jovinelli del 17 dicembre con 1000 persone”.

A chi intende parlare, oltre a movimenti e centri sociali, questa lista?

“Per noi si tratta di parlare a tutti come dice il nome stesso della lista. Dal nostro punto di vista chi è espulso dal mercato del lavoro, chi non può andare in pensione, chi è preoccupato della devastazione ambientale e non si riconosce o non son in questa sinistra che ha portato avanti politiche di questo genere sono i soggetti a cui ci rivolgiamo. Abbiamo scritto un programma di pochi punti che tengono dentro queste rivendicazioni che possono far ritrovare non solo quell’elettorato di sinistra ma anche chi non si ritiene tale”

Quali sono i temi strategici di Potere al Popolo in questa campagna elettorale? Quale sarà il ruolo del lavoro e delle precarietà?

“Il tema del lavoro è quello centrale. Da quello derivano poi una serie di conseguenze sociali. Poter avere contratti non precari, poter andare in pensione, poter lavorare senza mettere a rischio la salute. Dalla scuola, con l’alternanza e la stessa formazione, fino all’ingresso con stage e contratti capestro e all’uscita stessa per una pensione dignitosa. Collegato a questo c’è la questione del welfare, dell’ambiente e dell’accoglienza dei migranti”

Quello dei migranti sarà il tema di fuoco di questa campagna.

“C’è un piano ideologico in senso razzista che pone l’accoglienza come un pericolo. Poi c’è il business e la speculazione sulle vite dei rifugiati. Noi vogliamo un’accoglienza umana, pubblica e regolamentata con procedure certe”

Sul piano più strettamente politico,de Magistris non ha appoggiato questo lista e alcune indiscrezioni lo danno in stretto contatto con la lista di Piero Grasso. Qual è il rapporto dialettico-elettorale con il sindaco?

“Non sappiamo perché non sia arrivata la dichiarazione. Immaginiamo che Dema stia valutando mentre un suo esponente a Roma ha portato i saluti di de Magistris. A noi farebbe piacere che lui ci fosse perché è un’Amministrazione con cui ritroviamo alcuni punti comuni sui temi politici generali”.

Invece nella galassia dei centri sociali qual è la risposta al momento? Resiste ancora lo slogan “non votare lotta”?

“Capiamo benissimo quali possano essere i dubbi perché sono stati nostri in tutti questi anni. Però un’attenzione c’è. Credo che molti siano anche in attesa di capire come si concretizzerà il progetto, dal programma alla candidature. Anche da quelli più critici come InfoAut ci viene riconosciuto il valore di questo percorso. Per noi sarebbe positivo che tanti entrino in questo progetto, anche quelli più indecisi. Comunque nelle assemblee in giro per l’Italia questa componente è presente a macchia di leopardo tra comitati di base e centri sociali: per noi sono soggetti fondamentali per costruire questa lista”

Intorno a voi c’è silenzio mediatico o vi definiscono la “terza sinistra”: in questo quadro come proverete a uscire dagli imbuti comunicativi della campagna elettorale?

“Noi non reputiamo di sinistra né il Pd né Liberi e Uguali che hanno votato numerosi provvedimenti e precedenti che nulla hanno a che fare con quei temi e quei valori: pacchetto Treu, guerre e altro. Non ci importa di definirci prima o terza lista di sinistra ma il nostro nome vuole trovare una forma nuova per ricostruire una sinistra in cui le persone si ritrovano. Il silenzio mediatico è evidente nonostante nella prima assemblea eravamo 800 e nella seconda 1000. Saremmo contenti se l’informazione iniziasse a parlare di questo progetto ma se non è così noi continueremo a utilizzare i nostri canali, le piazze e il porta porta”.

Tra gli astensionisti la fascia di età 18-40 anni è quella più alta. Qual è la composizione anagrafica delle persone in questa fase del percorso?

“Ci sono tanti giovani. E dipende da città in città, tanto che a Catania c’erano ragazzi delle scuole e non votano nemmeno. Poi ci sono altri contesti dove età media è più alta. Sicuramente bisogna recuperare questa generazione ma ci sono e sono molto combattivi”.

Raggiungere le firme è un’impresa e lo sbarramento ancora di più. In conclusione, cosa immaginate nel post voto?

“Per noi il risultato si basa due fattori.  Il primo è superare lo sbarramento e avere rappresentanza. Il secondo è altrettanto importante: che vada avanti la costruzione di questa rete politica”.

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