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COP27: COM’E’ ANDATA A FINIRE?

COP27: COM'E' ANDATA

Sameh Shoukry, president of the COP27 climate summit, left speaks during an opening session at the COP27 U.N. Climate Summit, Sunday, Nov. 6, 2022, in Sharm el-Sheikh, Egypt. (AP Photo/Peter Dejong)

Da molti anni l’IPCC, espressione della comunità scientifica internazionale, è unanime: il punto numero uno è ridurre fortemente l’uso dei combustibili fossili.

Per stare dentro a 1,5° C di aumento della temperatura globale rispetto all’era preindustriale, occorre una riduzione immediata del 50% circa delle emissioni di CO2 in atmosfera rispetto ai valori del 2019: ciò significa in sostanza ridurre drasticamente l’uso dei combustibili fossili e ovviamente smettere cercare nuovi giacimenti da sfruttare. Da noi invece il governo Meloni ha dato il via libera a nuove trivellazioni nell’Adriatico.

La COP27 purtroppo si è conclusa senza un preciso accordo sulla riduzione dell’uso dei combustibili fossili.

“Se manca il vincolo sui gas serra, il mondo non ha alcuna possibilità di raggiungere il target di 1,5°C”, ha commentato Greta Thunberg.

E anche un vincolo raggiunto alla COP27 di per sé non garantirebbe un reale cambiamento di rotta. Perché bisogna dire chiaramente che le responsabilità sono degli Stati e dei loro governi che continuano politiche economiche ed energetiche incentrate sui combustibili fossili. E restano ancorati a un modello economico globale basato sull’espansione illimitata e la competizione selvaggia.

Occorre che la pressione sociale su questi temi esploda. Serve una mobilitazione costante per comunicare l’urgenza e non dar tregua ai governi.

La COP 27 ha comunque aperto uno spiraglio: è stato abbozzato l’accordo sul meccanismo “Loss and Damage”. Con esso si ammette finalmente che le nazioni responsabili delle maggiori emissioni di CO2 dovranno compensare i danni creati dai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili. Ora è necessaria più che mai una spinta popolare perché queste promesse si traducano in impegni concreti.

Potere al Popolo vuole tenere aperto questo spiraglio per allargarlo, e si propone come punto di riferimento per tutte le persone, le associazioni, i comitati, i movimenti che vogliono far crescere la pressione dal basso sul governo e si impegnano quotidianamente perché un modello economico e sociale sostenibile, nel nostro paese e nel mondo intero, diventi possibile.

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