“Sono tempi difficili, lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza, mai! Neppure per un attimo. Anche quando tutto sembra perduto e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza e di infonderla nei vostri compagni. È proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che ogni tempesta comincia con una singola goccia. Cercate di essere voi quella goccia”.
Sono queste parole, scritte dal combattente YPG e partigiano italiano Lorenzo “Orso”, ad aver ispirato il Coordinamento Nazionale di domenica 24 marzo. Queste parole, così come il video e l’esempio di Lorenzo, hanno colpito noi come migliaia di persone. Perché hanno dimostrato di cosa è possibile una singola persona quando è animata da una grande idealità e da un forte sentimento del collettivo, ci hanno riportato al senso originario del nostro fare politica, che a volte si perde fra mille urgenze e problemi, ci hanno dato forza e mostrato l’orizzonte.
Ci siamo rivisti in queste parole perché Potere al Popolo! nasce proprio come una sfida: che tanti singoli partigiani e diverse “bande” che quotidianamente resistono, potessero mettersi insieme, trasformare le singole gocce che oggi si perdono o vengono assorbite, in una tempesta che lavi via lo sporco del nostro paese e di questo mondo.
Ci siamo rivisti in queste parole perché Potere al Popolo! non ha mai voluto essere l’ennesima forza di sinistra, magari più estrema, a fianco e in conflitto con le altre, ognuna fissata con la sua piccola verità. Ma soprattutto un messaggio, un movimento popolare, una struttura di collegamento, di diffusione e di organizzazione di pratiche, di condivisione di saperi e competenze, di finalizzazione delle lotte, di spinta all’autorganizzazione sui territori, di visibilità di un’altra Italia, di quella città futura, come diceva Gramsci, che già oggi esiste in embrione, ma che deve affermarsi contro chi impoverisce le nostre vite.
Come Lorenzo, noi volevamo, vogliamo essere, quella goccia, quella tempesta, per cambiare davvero le cose, per portare pace, libertà, uguaglianza sociale, un modo di vivere insieme, di cooperare fra noi e con l’ambiente in modo sano e felice. È di tutto questo che le nostre vite hanno un dannato bisogno. E solo se lotteremo per tutto questo potremo dire che saranno state un “successo”, come ci ha ricordato Orso.
È con questo spirito che nelle prossime pagine proveremo a rendere conto del dibattito e delle conclusioni del Coordinamento Nazionale, di quello che è stato fatto nell’ultimo mese, di quello che dobbiamo fare nei prossimi.
1. Una situazione in movimento
Iniziamo dal quadro generale, su cui ci siamo soffermati molto nella nostra discussione. È infatti evidente che siamo di fronte a una fase di grande movimento, sia a livello nazionale che internazionale. L’ennesimo tornante della crisi – che dal 2008 non ha smesso di esercitare effetti e che ora si ripropone sotto forma di un rallentamento dell’economia – trasforma velocemente la situazione. E per fare politica in modo efficace non dobbiamo mai smettere di avere presente la complessità di questo quadro.
Sul piano nazionale non si può non registrare la crisi del Movimento 5 Stelle, svuotato dall’alleanza di governo con la Lega. Il Movimento 5 Stelle aveva suscitato nelle classi popolari grandi aspettative, che avevano persino bloccato possibilità di mobilitazione sociale, perché molti pensavano che per risolvere i problemi del paese bastasse cambiare attraverso il voto, cioè solo attraverso la delega, la “casta politica”. Tutto questo senza toccare le forme di proprietà e di redistribuzione della ricchezza estremamente ineguali che caratterizzano il nostro paese. Alla prova dei fatti, questo è risultato impossibile. Nonostante abbiano preso l’incredibile cifra del 34%, i 5 Stelle non sono riusciti a concretizzare al momento quasi nulla del loro programma elettorale, che richiedeva ingenti fondi che potevano essere trovati solo attaccando i privilegi, i grandi evasori etc. Mentre tutte le promesse della Lega, principalmente di carattere ideologico, potevano essere soddisfatte a costo zero…
La maggiore organizzazione ideologica e territoriale della Lega, il protagonismo mediatico di Salvini, i risultati incassati nell’attività di governo, hanno di fatto ribaltato i rapporti di forza fra i due soggetti politici. Il Movimento 5 Stelle cala nei sondaggi, aprendo il governo del paese a una forza di estrema destra, classista, razzista, che difende le rendite di posizione della parte più reazionaria.
Tutto questo è stato reso possibile anche dall’assenza di un’opposizione politica in Parlamento. Il Partito Democratico e i suoi addentellati non sono riusciti in alcun modo ad attaccare la Lega o a contrastarne la barbarie – l’hanno anzi quasi incoraggiata dandole visibilità, nella speranza di incassare così la risposta di una sensibilità antifascista preoccupata dalla crescita di questo partito. Allo stesso tempo, si sono schierati contro le timide misure sociali promosse dai 5 Stelle, criticandoli da posizioni ancora più liberiste, volte alla difesa delle classi imprenditoriali, delle banche e della finanza.
Ora, con la riverniciatura di Zingaretti – che solo la stampa italiana può far passare per “uomo di sinistra”, visto come ha governato il Lazio, i suoi legami con gli imprenditori, i settori ecclesiastici, la sanità privata – il PD tenta un recupero di quello che genuinamente si muove nel paese, soprattutto della mobilitazione dei giovani sull’ambiente. Cosa che ha del ridicolo, se pensiamo a cosa ha fatto il PD su TAV, Bagnoli e “Sblocca Italia”…
Difficile sapere ora se quest’operazione di recupero funzionerà: da un lato la riduzione, volontariamente perseguita dai media anche “democratici”, della competizione elettorale a tre grandi soggetti, potrà fare incassare al PD e al centrosinistra qualche voto di chi non crede più ai 5 Stelle ma non voterebbe mai Lega. Da un altro lato, il personale politico scadente e lontano dal popolo, la rete di interessi spiccioli, la deformazione ideologica del PD, è così definitiva che per questo soggetto è davvero difficile riprendersi, come dimostrano peraltro le performance alle ultime elezioni regionali, in cui ha ovunque perso voti sul suo simbolo.
In ogni caso è possibile che in Italia nei prossimi mesi ci sia una ripresa della mobilitazione sociale. La minore crescita economica prevista, le “clausole di salvaguardia”, ovvero l’ipoteca che questo Governo ha messo su servizi essenziali come scuola e sanità nel caso che i conti non dovessero tornare, potrebbero portare a nuovi tagli e “riforme”. La crisi del 5 Stelle potrebbe liberare energie sociali. È chiaro che a tutto questo dobbiamo farci trovare pronti.
Crisi di un certo “populismo” progressista a favore dell’affermazione di forze più caratterizzate a destra, crisi o stagnazione delle opzioni liberali o riformiste liberali (non si possono infatti nemmeno definire socialdemocratiche), non sono solo caratteristiche italiane. Il quadro internazionale, e in particolare europeo, è per certi aspetti simile e altrettanto complicato. Se l’opzione neoliberale mostra tutte le difficoltà – si pensi alla contestazione francese dei gilet gialli e al calo di consenso per Emmanuel Macron –, l’elemento in ascesa sembra essere solo il sovranismo nazionalista di Orban, Salvini, e di altre forze come la spagnola Vox, Altenative fur Deutchland etc. Certo, ci sono positive eccezioni come ad esempio La France Insoumise, il Bloco de Esquerda, Podemos, il Partito del Lavoro Belga o altre forze socialiste e comuniste che comunque riescono ad esprimere una tenuta significativa e una presenza per nulla residuale, ma anche secondo queste stesse forze il quadro è difficile. Anche più a Nord, la situazione del Regno Unito della Brexit resta complessa e dagli esiti imprevedibili per le classi popolari. Allo stesso tempo, sul piano mondiale assistiamo a una rinnovata aggressività degli Stati Uniti, che tentano di provocare una guerra civile in Venezuela, che si schierano ancora di più con Israele sulla questione del Golan, ma anche a una riconfigurazione dei rapporti di forza tra grandi potenze, con la Cina che conquista sempre maggiori spazi economici e politici.
Allo stesso tempo però non sono solo i grandi attori economici o politici a muoversi e a essere determinanti per gli equilibri internazionali. Ci sono anche i popoli. Abbiamo già citato la straordinaria mobilitazione dei gilet gialli – ben 18 settimane di cortei e di iniziative, qualcosa di senza precedenti in Europa! –, ma vanno citate almeno l’incredibile lotta del popolo algerino e della sua gioventù, che ha messo fine dopo quarant’anni al regime di Bouteflika e che sta chiedendo trasformazioni costituzionali e sociali e la grande mobilitazione popolare che ha sventato il golpe in Venezuela tenendo testa all’aggressione degli Usa e della Ue. Potere al Popolo è al fianco di queste mobilitazioni e si impegna a sostenerle con forza.
Cresce inoltre, con un’accumulazione sistematica in questi ultimi anni, la sensibilità femminista e quella ecologista, che arrivano ormai ovunque a riempire le piazze. L’8 marzo in molti paesi non ci sono stati solo cortei chilometrici, ma il movimento delle donne e intorno alle questioni di genere è riuscito effettivamente a bloccare alcuni paesi con uno sciopero tutto politico. Allo stesso modo il 15 marzo abbiamo assistito alla presa di parola dei giovani, preoccupati per quello che sarà il loro futuro in questo ambiente. Mobilitazione che si è saldata a quella della grande marcia per il clima e contro le Grandi Opere Inutili di sabato 23, che ha visto 100.000 persone invadere le strade di Roma.
È difficile dire se queste mobilitazioni segnino già ora l’inizio di un movimento globale come fu quello no global e no war del ciclo 1999-2003, o come quello del 2010-2012 con Piazza Tahrir, Indignados e Occupy Wall Street. Se da un lato c’è il protagonismo diretto di figure sociali per lo più finora escluse, una grande tensione etica che lascia ben sperare, e l’individuazione di nodi di disuguaglianza e di sfruttamento che ormai vanno subito risolti, ci sono ancora molte differenze di consapevolezza a livello internazionale, un’attenzione per la propria tematica che a tratti viaggia separata da quella più sociale e di “sistema”, un terribile tentativo di recupero da parte delle forze al potere e persino, rispetto alla questione della green economy, interessi materiali di grandi aziende del settore.
Tuttavia questi aspetti sono fisiologici, soprattutto in un’epoca di grande depoliticizzazione che favorisce le forze – quelle sì, molto ideologiche – che governano il mondo. Come Potere al Popolo! siamo stati parte integrante di queste mobilitazioni per imparare dal movimento e dai discorsi di centinaia di migliaia di persone, per confrontarci, per mettere a disposizione le nostre capacità, conoscenze e organizzazione, per cercare di portare gli aspetti parziali in un quadro complessivo e formare una consapevolezza che serva a portare le mobilitazioni oltre, e ad assumere insieme una prospettiva di rottura dell’esistente.
L’ambiente e le questioni di genere sono e devono essere sempre più assi portanti del nostro lavoro politico, accanto ed insieme ai temi del lavoro, del diritto alla salute, della pace e della solidarietà internazionalista che da sempre ci guidano. Il popolo che ha occupato le piazze negli ultimi mesi ci indica la strada, ed è nostro compito sostenere a tutti i livelli – non solo in occasione dei grandi cortei, ma soprattutto nel quotidiano – le mobilitazioni in atto, contribuendo con i nostri contenuti e con il lavoro militante, costruendo legami. Dobbiamo agire affinché la genuina indignazione e mobilitazione popolare sui grandi temi dell’antifascismo e dell’antirazzismo, dell’ambiente, della lotta al patriarcato, non vengano utilizzati dalla vecchia classe politica del centro-sinistra per riproporre le ricette che ci hanno portato alla crisi attuale, in un’insostenibile quadro di compatibilità con i trattati neoliberisti dell’Unione Europea. Il nostro compito è portare nella politica ciò che la politica ha espulso: i bisogni popolari degli sfruttati e la necessità di un radicale cambiamento sociale.
La situazione è certamente difficile, come abbiamo visto, ma dobbiamo valorizzare quello che si muove, ogni aspetto positivo, ogni singola goccia, per scatenare la tempesta.
2. Fare movimento, costruire connessioni, aprire Case del Popolo
In questo senso nell’ultimo mese ci siamo concentrati molto non solo sul sostegno a ciò che si muove, ma anche a costruire vertenze locali, sollecitati da soggetti reali come lavoratori, occupanti casa, persone in situazione di indigenza. E soprattutto sul radicamento territoriale e sull’apertura di nuove Case del Popolo. Dopo Pavia, Bisceglie e Roma, abbiamo aperto anche Nocera e fra poco Salerno. Siamo arrivati a circa una trentina di luoghi di aggregazione e presto forniremo una cartina di questa geografia “resistente”.
Questo lavoro di inchiesta sociale, mutualismo, apertura di luoghi deputati all’autorganizzazione popolare, di posti dove si crea socialità e si dà forma a comunità diverse è davvero importante e decisivo, e speriamo che ogni assemblea territoriale voglia assumersi questo compito. Sappiamo che è difficile trovare fondi, che su molti territori si è già sommersi dall’attività, ma aprire una Casa del Popolo è un investimento garantito. Ovunque si sia aperta una Casa del Popolo sono arrivate persone vogliose di contribuire, soprattutto in quei territori di provincia più abbandonati dalla politica e lasciati in pasto a logiche clientelari e reazionarie…
Questo lavoro di radicamento è ciò che contraddistingue la nostra organizzazione, che crede che non può esistere un progetto rivoluzionario se prima non si ricostruisce un terreno sociale, luoghi di incontro, di circolazione di persone e di idee. Le persone devono vederci, devono conoscerci e poter partecipare in prima persona, fare esperienza di cosa vuol dire oggi militare, per superare i pregiudizi. Dobbiamo guadagnare credibilità quartiere per quartiere, attraverso l’esempio di migliaia di compagne e compagni disponibili, attenti, che si mettono al servizio del nostro popolo e delle sue esigenze.
Le Case del Popolo, così come gli sportelli, le attività sociali, i corsi, le iniziative di dibattito culturale e politico, servono anche a creare connessioni con altre esperienze di resistenza e di offensiva che, anche se non sono direttamente politiche, ma sindacali e associative, anche se non sono interessate al momento alla dimensione politico-rappresentativa, vanno conosciute, sostenute, devono vedere in Potere al Popolo! uno strumento utile.
Invitiamo quindi tutte e tutti a continuare o iniziare questo lavoro, contattandoci se serve una mano, aggiungendosi a questa comunità se si è un collettivo locale o una associazione. Ci sono davvero tante cose da fare!
3. Adesioni, tavoli di lavoro, assemblea nazionale
In questo mese abbiamo lavorato molto a costruire la nostra organizzazione. Anche se Potere al Popolo! è fatto solo di volontari, fra cui tanti giovani precari, non ha quindi un personale pagato che possa lavorare solo sulla “segreteria”, abbiamo cercato giorno per giorno di migliorarci, uscire dall’improvvisazione e lavorare sempre meglio insieme.
Da questo punto di vista abbiamo innanzitutto risolto alcuni problemi tecnici per poter lanciare una nuova campagna di adesioni. Finora infatti abbiamo fatto solo una breve campagna, di un mese, nel settembre 2018. Ma tante sono le richieste che ci arrivano e a cui vorremmo dare immediata soddisfazione.
A breve lanceremo dunque una campagna di pre-adesioni cartacee del 2019, che avverranno su base territoriale, consentendo alle assemblee locali di aprirsi a nuovi attivisti, allargando lo spazio del dibattito e le possibilità di iniziativa.
In secondo luogo abbiamo avviato i Tavoli di Lavoro a livello nazionale, per mettere a valore le competenze, migliorare il nostro programma, precisare il nostro intervento. Ci sono già stati tre incontri nazionali specifici del tavolo Scuola, del tavolo Ambiente e del tavolo Lavoro, che hanno portato a campagne e iniziative comuni.
Nel prossimo mese il lavoro dei tavoli avrà nuovo impulso, con diversi appuntamenti a Firenze e a Roma, riepilogati in calce. Nel mese di maggio, in date da definirsi, a Napoli sarà organizzata una due giorni di incontro nazionale dei tavoli di lavoro, nella quale proveremo a far confluire i ragionamenti di tutti i tavoli per avanzare rispetto all’analisi e costruire le linee guida sui diversi settori di intervento.
Ma non basta. È giusto che tutto questo lavoro di accumulazione sociale – l’apertura di Case del Popolo, l’ingresso di nuovi aderenti, l’attività dei tavoli – trovi un momento di sintesi e di rilancio anche pubblico a livello nazionale. Soprattutto all’indomani delle elezioni europee del 26 maggio che ci consegneranno uno scenario disastroso, che rischia di produrre nuova rassegnazione e sbandamento, rispetto a cui dovremo essere un elemento di controtendenza.
Per questo a giugno organizzeremo una grande Assemblea Nazionale a Roma, durante la quale condividere i ragionamenti delle assemblee territoriali, perno del nostro progetto, e procedere insieme verso la redazione di un documento più complessivo, che esprima con chiarezza la nostra visione, il nostro immaginario, i mezzi che individuiamo per far crescere le lotte e il “movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”.
4. La nostra partecipazione alle elezioni amministrative
Un altro terreno su cui abbiamo lavorato in questo mese, e che è importantissimo ai fini del radicamento territoriale, è quello delle elezioni amministrative. Questo tipo di elezioni sono molto importanti perché consentono di affrontare insieme ai cittadini i problemi del territorio, di elaborare soluzioni anche micro, ma concrete e percorribili, di avere spazio sui media locali, spesso più seguiti sui nazionali, di farsi conoscere anche come singole compagne e compagni e portare il proprio esempio, di maturare esperienza e poter così in futuro concretizzare quello che chiamiamo il “potere popolare”.
Per questo crediamo che ovunque le assemblee lo ritengano possibile, ovunque la nostra esperienza non sia puramente testimoniale nei risultati ma soprattutto nell’approccio, bisogna cercare di essere presenti, secondo le linee dei due documenti-guida che abbiamo elaborato.
Chiaramente non dobbiamo avere ansie di partecipazione, ma essere attenti a tutto quello che si muove, alle esperienze di alcune liste civiche locali, e soprattutto provare sempre ad avere un atteggiamento aperto, curioso, teso alla partecipazione di chi oggi non fa politica.
Di sicuro sappiamo che al momento Potere al Popolo! sarà presente in 10 comuni: Firenze, Livorno, Cesena, Aversa, Ciampino, Santa Sofia, San Miniato, Monterotondo, Figline Valdarno, San Giorgio Bigarello. In altri luoghi la situazione non è ancora sciolta, e rinviamo a un prossimo comunicato il quadro complessivo.
Nel frattempo come Coordinamento ci mettiamo al servizio delle assemblee che richiedano un aiuto, e ci organizzeremo per trovare forme di sostegno materiale ed anche economico per dare una mano dove serve. Invitiamo sin da ora tutte le aderenti e gli aderenti di Potere al Popolo! a restare più liberi nelle settimane precedenti al voto perché vorremmo organizzare momenti di incontro e di supporto concreto alle assemblee che hanno deciso di partecipare alle elezioni. Sarebbe bellissimo che la nostra comunità a livello nazionale approfittasse di questa occasione per conoscersi, girare per le città, condividere il lavoro militante!
5. Le elezioni europee e la creazione di legami internazionali
Per poter cambiare le cose al livello più alto possibile c’è bisogno anche di muoversi a livello internazionale, scambiandosi esperienze, portando avanti lotte comuni, stringendo alleanze. Per questo motivo nell’ultimo mese abbiamo partecipato a molti incontri internazionali e stretto relazioni con molte forze, dalla France Insoumise a Podemos, dalla slovena Levica al Socialist Revolutionary Workers Party del Sud Africa, passando per l’esperienza bolivariana in Venezuela.
Sarebbe stato importante che, in Europa, questo lavoro si concretizzasse nella formazione di una lista comune per le elezioni incentrata intorno all’appello “E ora il popolo!” lanciato un anno fa a Lisbona da Podemos, France Insoumise e Bloco de Esquerda, una lista che potesse costruire un’alternativa, contro il liberismo europeista del PD e quello reazionario di Lega e soci.
Per verificare la possibilità di realizzare questa lista abbiamo dibattuto nelle assemblee territoriali, e seguito alla lettera il nostro Statuto nel procedere con due votazioni in piattaforma che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone. Le attiviste e gli attivisti ci hanno dato il mandato di provare a costruire una coalizione, visto l’ingente numero di firme previste per partecipare alle elezioni da una legge liberticida che esiste solo in Italia, e che rendeva impossibile procedere da soli.
Abbiamo posto a tutte le forze della sinistra questioni politiche niente affatto ideologiche ma ormai di “buon senso”: la rottura dei trattati dell’Unione Europea che si sono rivelati un cappio al collo per i popoli, la revisione delle spese, degli accordi militari e della collocazione internazionale dell’Italia nella NATO e rispetto al golpe in Venezuela, l’alternatività e l’incompatibilità col PD che ha fatto macelleria sociale, la centralità della questione di genere. Purtroppo dobbiamo registrare che, a parte il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e DEMA, hanno prevalso fra le altre forze le solite logiche: quelle dell’inseguire lo spazio politico del centrosinistra, la logica degli “accrocchi” senza un chiaro progetto e una collocazione univoca, il riciclo di un vecchio ceto politico. Noi non siamo nati per gli “accrocchi”, ma per perseguire un obiettivo più ambizioso: unire gli sfruttati, ricomporre ciò che il capitale divide.
Allo stato attuale, dunque, per noi non ci sono spazi politici per la costruzione di una lista che, nei programmi e nella collocazione, rispetti i nostri punti caratterizzanti; non c’è nemmeno la possibilità di raccolta firme necessaria a presentarsi da soli, che impegnerebbe i militanti oltre ogni limite, senza ragionevoli speranze di ottenere il risultato.
Coerentemente, quindi, e nel pieno rispetto del mandato datoci dalle attiviste e dagli attivisti in piattaforma, non saremo presenti alle europee e non daremo indicazioni di voto, perché non riteniamo che vi siano forze di discontinuità e di rottura. Ciononostante, non resteremo fermi. La nostra modalità di interlocuzione ha infatti avuto il merito di aver portato allo scoperto i nodi irrisolti della sinistra italiana e di aver avviato un dibattito largo sulla natura dell’Unione Europea. In questi mesi continueremo il lavoro di approfondimento e di diffusione del dibattito nelle classi popolari, denunceremo le leggi elettorali liberticide che escludono la partecipazione e forze nuove e costringono a un vero e proprio mercato dei simboli per presentarsi alle urne. Saremo presenti diffusamente nel territorio con nostre iniziative sui temi di fondo della campagna elettorale.
Soprattutto continueremo gli incontri con altre forze e reti di movimento europee, continueremo a costruire campagne comuni e a mettere le condizioni perché i popoli europei possano finalmente prendere la parola.
6. I prossimi appuntamenti
Riepiloghiamo brevemente i prossimi appuntamenti di Potere al Popolo!
– incontro nazionale del tavolo Salute di Potere al Popolo, a Firenze il 14 Aprile;
– incontro nazionale del tavolo Cultura e Spettacolo, a Roma il 13 e 14 Aprile;
– incontro nazionale del tavolo Lavoro, a Firenze, il 4 e 5 Maggio;
– incontro sul tema dell’Unione Europea (data da definirsi)
-incontro nazionale dei tavoli di lavoro (a breve uscirà un comunicato con le indicazioni specifiche), a Napoli in due giorni da definirsi durante il mese di Maggio
– metà/fine maggio supporto ai comuni dove Potere al Popolo! va al voto;
– a giugno assemblea nazionale a Roma.
Per quanto riguarda invece gli appuntamenti dei prossimi giorni, aderiamo e invitiamo a partecipare a:
– manifestazione veronese contro la conferenza mondiale delle famiglie, il 30 Marzo (NUDM organizza un vero e proprio controcongresso il 29-30-31 Marzo);
– corteo cittadino a Torino contro la repressione, il 30 Marzo;
– corteo cittadino a Terni contro lo sgombero del CSA Cimarelli il 30 marzo;
– corteo nazionale a Firenze per commemorare Lorenzo “Orso “ Orsetti, il 31 Marzo;
– manifestazione a Ghedi contro la presenza di armi atomiche alla base militare, il 30 Marzo
– marcia per la pace in Franciacorta, il 31 Marzo
– iniziativa sul Venezuela il 13 aprile a Roma
In conclusione, ringraziamo le centinaia di aderenti che sabato hanno riempito il nostro spezzone, tutte le persone che fanno girare la nostra informazione alternativa, le migliaia che ogni giorno lavorano per far crescere il fiore dell’alternativa.
Grazie mille a tutte e tutti: di goccia in goccia, scateneremo la tempesta!