Se n’è andata Lidia Menapace, partigiana per sempre, femminista, comunista da una vita e fino alla fine, voce di questo secolo così pieno.
Ciao Lidia, abbiamo fatto un pezzetto di strada insieme e ne siamo onorati.
Questo 2020 ti porta via, ma le partigiane come te non muoiono mai.
Di seguito abbiamo raccolto alcuni nostri ricordi per raccontare quanto grande è stata Lidia, e quanto bisogno ancora c’è di donne come lei…
1. Spesso Lidia viene definita “staffetta partigiana”. Ma lei rifiutava questa definizione.
2. Ma Lidia non era solo una presenza femminile in un contesto quasi tutto maschile come quello della guerra.
All’inizio degli anni Sessanta inizia ad insegnare presso l’Università Cattolica con l’incarico di Lettrice di Lingua italiana e metodologia degli studi letterari, ma nel 1968, a seguito della pubblicazione di un documento intitolato “Per una scelta marxista”, non le viene rinnovato l’incarico di Lettrice.
3. Lidia Menapace nella sua lotta per l’emancipazione della donna ha sempre battuto sull’elemento economico.
Il covid si è portato via anche Lidia Menapace. Classe 1924, una generazione preziosa, una perdita che pesa come un macigno.
Perchè Lidia era un vulcano, bastava ascoltarla pochi minuti per rendersene conto. Brillante, lucidissima ma soprattutto ironica e incredibilmente libera e aperta.
Quando si candidò con Potere al Popolo andai a casa sua a Bolzano prima dell’iniziativa che ci attendeva un paio d’ore dopo. In quel salotto in cui regnavano scaffali di libri di ogni genere e pasticcini per gli ospiti, sulla poltrona c’era lei e intorno a lei femministe molto punk, studenti e studentesse universitari, vecchi compagni, e mi stupì la sua capacità, nonostante i 94 anni ormai, di rispondere a tono a chiunque, entrando in confidenza con semplicità e ironia.
La stessa ironia sfrontata di Rosa Luxemburg quando in prigione chiese all’amica Gertrud Zlottko che le venisse comprata una giacca lilla, perché non era possibile vivere senza. Con uno spirito simile non c’è niente che può spaventarti.
E infatti Lidia non è mai stata zitta.
Sin da partigiana, quando in Italia si parlava di “contributo” delle donne, non di “appartenenza” alla guerra civile per la liberazione. Il PCI di Togliatti chiese alla donne di non partecipare alle sfilate “perché bisogna accreditarsi come forza rispettabile” e non si potevano vedere donne armate, al massimo vestite da crocerossine. E Lidia disobbedì.
E la lista è lunga, Lidia perse l’incarico alla Cattolica di Milano per il suo posizionamento marxista, attaccò le frecce tricolori giudicandole inutili e inquinanti, non ha mai cercato di semplificare e banalizzare, anzi con arguzia e capacità tesseva pensieri complessi all’altezza delle sfide che ci aspettano.
Sabina Guzzanti quel pomeriggio era lì con noi per intervistarla, e ruppe subito il ghiaccio chiedendole cosa aveva combinato nella vita e subito dopo, diretta “E con il femminismo come va?” E Lidia, laconica “Beh, va che mi sembrano tutte intellettuali. Troppo lontane dal popolo” e partì una grande discussione sul linguaggio, sull’educazione necessaria dall’asilo, sull’accesso al lavoro e sui salari…
Impossibile inquadrarla in un’etichetta, Lidia era indipendente, nuotava in un mare di sapere cercando sempre nuove coste, nuovi stimoli, nuovi linguaggi.
Indipendente dappertutto, partigiana per scelta di vita, per tutta la vita
di Lorenzo Alba
Lidia Menapace era questo.
In quel maledetto febbraio 2018, a Macerata, Luca Traini aveva deciso di fare una strage di ragazzi e ragazze colpevoli di essere emigrati dall’Africa. Ferì 6 persone, non uccidendone nessuna solo perchè aveva una pessima mira.
LA VIDEO INTERVISTA DEL 10 FEBBRAIO 2018
Il Ministro dell’Interno Minniti, insieme al sindaco di Macerata Romano Carancini (PD), decretò lo stop alle manifestazioni.
Le direzioni nazionali di Anpi, Arci, Cgil e Libera, da buone cinghie di trasmissione dei dem, si associarono vergognosamente al Governo nell’impedire che scendessimo in piazza. E tutto ciò mentre Traini diceva di non sentirsi pentito, e Salvini affermava su tutti i canali che il problema era “l’immigrazione incontrollata”, che in fondo quei neri se l’erano cercata…