Fonte: Rifondazione.it
di Laura Longo
Invece di mettersi d’accordo per abolire legge Fornero, ticket sanitari, pareggio di bilancio in Costituzione, Jobs Act, Sblocca Italia o Buona scuola dobbiamo constatare che la prima intesa raggiunta sul piano programmatico tra M5S e centrodestra riguarda lo stop a una delle rarissime cose positive prodotte nell’ultima legislatura nonostante il boicottaggio di Renzi. La riforma dell’ordinamento giudiziario rappresentava un passo avanti fondamentale verso un regime detentivo e di esecuzione penale conforme alla Costituzione. Ci associamo alle parole del Garante nazionale dei diritti dei detenuti Mauro Palma che ha ricordato che la riforma dell’ordinamento penitenziario era scaturita anche dalla necessità di evitare che l’Italia venisse sanzionata dall’Europa per condizioni detentive irrispettose della dignità della persona. Certo rimane la responsabilità di quasi tutto il PD che ha tenuto fermo il provvedimento per troppo tempo. Il dato di fatto che in Italia la demagogia di vecchi e nuovi politicanti la pagano i poveri cristi che affollano le galere.
Prevedibile stop all’approvazione del decreto attuativo della riforma dell’ordinamento penitenziario. Ieri la maggioranza dei capigruppo della Camera ha deciso di sottrarre all’esame della Commissione Speciale il provvedimento sulle carceri. Prove generali di inquietanti intese fra M5S e Lega sulla pelle delle persone detenute e internate in condizioni di vita inumane e degradanti, a cui sono sottratti i più elementari diritti, negata la dignità ed ora anche la speranza. Nostro dovere, come Potere al Popolo, è quello di dare voce e visibilità a chi è costretto a patire, nel silenzio e nell’impotenza, la sofferenza inflitta dall”istituzione totale del carcere che, anziché garantire il recupero sociale delle persone condannate, sembra esprimere ” il crudele piacere di punire”. Era una riforma che avrebbe garantito maggiori possibilità di accesso alle misure alternative ai soggetti più deboli, a coloro che vivono in condizioni di marginalità sociale e a cui lo Stato non garantisce alcuna protezione. In nome della ” sicurezza” si legittima, ancora una volta, l’illegalità. Anziché punire meno ed assicurare giustizia sociale, si continua ad affermare la repressione quale unica strada per assicurare tutela alla collettività. Nostro dovere politico è allora quello di offrire un impegno assiduo e costante per l’affermazione di una cultura costituzionale che restituisca alla pena la sua finalità rieducativa, quale occasione di reinserimento nel contesto sociale.
Laura Longo, già magistrato di sorveglianza, del gruppo giustizia di Potere al Popolo