Erano belli i tempi quando il Porto di Gioia Tauro, per anni il più importante porto di transhipment del Mediterraneo, riusciva ancora a dare l’illusione di poter rappresentare veramente il volano di sviluppo per la Calabria e non solo.
Illusione garantita grazie a sgravi e concessioni statali, non certo per merito di un terminalista che, in regime di monopolio, ha fatto sempre il bello e il cattivo tempo sul porto. I suoi principali soci, Contship Italia e Msc, continuano a farsi la guerra tra di loro investendo, e pesantemente, in altri porti. Così mentre si porta avanti da tempo il potenziamento dei porti concorrenti, a Gioia Tauro non si investe, il porto viene depotenziato e si continuano a perdere annualmente ingenti volumi di traffico.
Intanto che i due colossi provano a sopraffarsi l’uno con l’altro, chi ne subisce pesantemente le conseguenze sono i lavoratori tutti, sia quelli che continuano a lavorare in un clima sempre più incerto, sia quelli che erano stati licenziati a seguito del ridimensionamento degli scorsi anni e confluiti poi nell’Agenzia per il lavoro portuale, voluta dal Governo Gentiloni: dei 377 licenziati nel 2016 questa Agenzia è riuscita a ricollocare un solo lavoratore!
Per non parlare della situazione drammatica di quei lavoratori che hanno fatto, e vinto, ricorso al Tribunale del Lavoro contro quel licenziamento e da due mesi non prendono uno straccio di stipendio, né dall’Agenzia né tantomeno dal terminalista.
Situazione questa che non può essere lasciata nel limbo in attesa della Zes, panacea di tutti i mali del territorio, ma anche aspettativa per tanti avvoltoi pronti ad arraffare incentivi, agevolazioni, esenzioni fiscali: magari dietro la guerra tra Contship e Mcs c’è anche la voglia di gestire da soli questa bella partita in arrivo.
Come Potere al Popolo lo abbiamo detto in passato e lo ribadiamo: non possiamo aspettare la Zes, bisogna intervenire il più presto possibile, rompendo con la gestione monopolistica del porto, magari buttando fuori i privati e puntando a una sua nazionalizzazione, diversificando le attività e non puntando più sul solo transhipment, a partire dall’apertura del porto alla logistica.
Anche aprire il porto all’intermodalità, implementandolo con le altre strutture infrastrutture trasportistiche, darebbe un grosso sollievo alle problematiche regionali, ma questa idea cozza con la manifesta volontà del Governo di separare l’Autorità portuale di Gioia da quella dello Stretto, perdendo così la visione d’insieme del nostro territorio.
Se il porto sarà realmente un elemento integrato nel territorio, allora sarà possibile immaginare la Zes come un’opportunità, altrimenti siamo convinti che la Zes sarà preda dei soliti speculatori. Un film purtroppo visto troppe volte nella nostra terra e che proprio i portuali di Gioia Tauro conoscono fin troppo bene.