Il 27 novembre è stata approvata la sedicente Indennità di Discontinuità. La misura, che dovrebbe sostenere le lavoratrici e lavoratori dello spettacolo è stata celebrata dal Ministro Sangiuliano come “una grande svolta per i lavoratori dello spettacolo con un reddito basso che lavorano in modo discontinuo”. In realtà questa narrazione non potrebbe essere più lontana dalle reali richieste del settore. Tale misura, non strutturale, somiglia molto di più a un super bonus, oltrettutto di difficile accesso.
La misura, infatti, prevede una sola elargizione annua, per di più con un massimale esiguo, non compilabile con la Naspi ma nemmeno con altre misure di diritto, quali la malattia e la maternità. Ancora una volta le parole usate dagli esponenti del governo sono molto lontane dalle realtà dei fatti. In realtà si tratta di uno strumento più sconveniente della Naspi e che non va a tutelare chi ha più bisogno, avendo dei parametri che vanno a ridurre in modo significativo la platea di chi ne ha diritto. Il Governo pone come discontinua l’attività professionale quando nella maggior parte dei casi ad essere discontinua è la contrattualizzazione, non il lavoro.
Nulla viene fatto invece per contrastare il lavoro grigio e per dare una stabilità lavorativa alle tante e tanti precari che lavorano nelle istituzioni culturali di questo paese. Le esternalizzazioni e lo sfruttamento che sono all’ordine del giorno in questo paese continueranno a sussistere a discapito di chi la discontinuità la vive a causa di una mala gestione pubblica in favore di un profitto privato.
Negli ultimi mesi i gruppi autorganizzati e le varie associazioni, di categoria e sindacali, hanno indetto momenti assembleari congiunti, stati di agitazione, e sono pronti a proseguire la mobilitazione portata avanti negli ultimi anni per chiedere il ritiro del decreto. Dall’altro lato c’è un Governo Meloni totalmente sordo alle proposte ed esigenze delle persone, che vorrebbe presentare come “svolta epocale” quello che in realtà è un nuovo schiaffo alla classe lavoratrice.
Noi siamo al fianco delle lavoratrici e lavoratori che chiedono una vera e funzionale misura di sostegno al reddito, più diritti, la fine delle esternalizzazioni e la riduzione delle distanze sociali.