Tra il 23 e il 27 di agosto in circa 300 militanti da tutte le parti d’Italia ci siamo ritrovati per la quinta edizione del campeggio di Potere al Popolo. Quattro giorni di socialità, workshop di formazione, dibattiti, per consolidare sempre di più la nostra organizzazione e poter affrontare al meglio le sfide del prossimo autunno. Nei giorni del campeggio, che hanno visto una grande partecipazione giovanile e una grande voglia di confronto e di socializzazione delle esperienze, abbiamo ragionato di lavoro povero e salario minimo, della lotta antirazzista e del decreto Cutro, di repressione e giustizia sociale, di crisi climatica e lotte ambientali. Particolare rilevanza ha avuto la riflessione sull’organizzazione necessaria in questa fase per reagire alla barbarie di questo Governo fascista e della sua falsa opposizione.
Siamo convinti infatti che da tempo il nostro paese attraversi una fase difficile: agli anni delle mobilitazioni e della montata populista successivi alla grande crisi del 2008, da cui l’Italia nel suo complesso non si è mai del tutto ripresa, è subentrata una forte apatia, una disillusione rispetto alle possibilità di cambiare, una sfiducia verso la politica ma anche verso qualsiasi modalità di azione in comune, dal sindacato ai movimenti sociali, e persino verso la stessa collettività. Per resistere a questa chiusura nel privato, a questo profondo nichilismo, a questo tentativo di salvarsi da soli o a questa spinta verso l’emigrazione, è necessario essere organizzati, essere preparati ideologicamente, essere consapevoli del perché accade tutto questo e del perché nella storia vengano questi momenti e di come sia possibile uscirne. Da questo punto di vista, avere un’organizzazione come Potere al Popolo!, che cerca di radicarsi sui territori, che è in grado di intercettare i giovani, che sta costruendo una nuova generazione di quadri e aprendo dei luoghi di incontro per le comunità, è davvero fondamentale. Si tratta dunque di consolidarla, nella sua visione e nelle sue pratiche, e di estenderla sempre di più a tutte e tutti quelli che trovano inaccettabile questo presente e non si sono arresi.
È in questo contesto che si è svolta la riunione del Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo, in cui abbiamo discusso le questioni più urgenti per la nostra organizzazione in vista dell’autunno.
In primis abbiamo parlato dell’importanza di portare avanti la campagna e la raccolta firme per la Legge di Iniziativa Popolare per un Salario minimo di almeno 10 euro l’ora. Inutile tornare sull’importanza di questa proposta, in un paese dove per 30 anni i salari sono rimasti fermi, dove i giovani sono umiliati con contratti vergognosi e vedono negata una loro indipendenza, dove tanti, troppi, devono lavorare oltre 40 ore per mettere insieme uno stipendio decente… Abbiamo promosso questa campagna insieme ai nostri alleati dell’Unione Popolare perché vogliamo davvero raccogliere le 50.000 firme necessarie per arrivare in Parlamento e obbligare il Governo a parlare dei problemi reali dei giovani e della classe lavoratrice del nostro paese. E vogliamo smascherare l’ipocrisia di un centrosinistra che per anni non ha fatto nulla sul tema e oggi che è all’opposizione si riscopre “miracolosamente” a favore della proposta, solo che la declina nella maniera più comoda per gli imprenditori: ovvero senza agganciare questo salario all’inflazione, e dunque vanificandolo, fissandolo massimo a 9 euro invece che ad “almeno 10”, scaricando una serie di costi sulla tassazione generale (cioè di noi tutti) invece che sulle tasche di chi in questi anni si è arricchito.
Intendiamo usare questa campagna non solo per risettare l’agenda del dibattito pubblico, ma anche per fare radicamento sociale, per parlare e coinvolgere i lavoratori e le lavoratrici nei posti di lavoro, per organizzare in autunno un momento di attivazione nazionale sui territori e un momento di mobilitazione attorno alla consegna delle firme in Parlamento. Abbiamo anche ribadito l’importanza di collegare la raccolta firme sul salario minimo a quella per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro promossa dalla Rete Iside e da Usb, un tema che dopo la strage di Brandizzo diventa ancora più centrale e non procrastinabile.
Invitiamo dunque tutte le compagne e i compagni a ricominciare a settembre con forza la raccolta firme, non solo per strada ma nei luoghi dei “nostri”, e di prepararsi per venire a Roma in autunno a consegnare le firme con noi!
In secondo luogo, il Coordinamento Nazionale di PaP ha ribadito la nostra convinzione nella costruzione di Unione Popolare, rilanciando la campagna di adesioni verso il processo costituente che si dovrà tenere in autunno, con la disponibilità a dialogare con coloro che vogliono collaborare con Unione Popolare per la costruzione di un fronte contro la guerra per quanto riguarda le piazze, e di una lista elettorale per quanto riguarda le elezioni europee del prossimo giugno. In cui però la presenza di Unione Popolare deve essere chiaramente visibile per rafforzare un progetto nel quale in tanti e tante abbiamo investito in quest’anno e mezzo. Inoltre per noi il tema delle alleanze può essere preso in considerazione solo con chi ha una posizione chiara contro l’invio di armi e le sanzioni, contro la NATO e l’economia di guerra e non ha appoggiato partiti guerrafondai alle elezioni.
Crediamo che nel paese ci siano le forze e le risorse per arrivare all’appuntamento del prossimo giugno in una maniera non testimoniale: si tratta però di lavorare da subito sui territori per risvegliare coscienza civile, per lottare socialmente, per federare tutto quello che è irriducibile a questo sistema.
Infine, abbiamo affrontato anche il tema delle votazioni per il rinnovo dei nostri organi interni che si dovrà tenere entro la prima settimana di dicembre, contestualmente alla votazione sul documento politico che sarà elaborato nelle prossime settimane sulla scorta del dibattito delle assemblee territoriali e dell’assemblea nazionale del giugno scorso.
Nell’assemblea finale del campeggio abbiamo condiviso tanti ragionamenti sulla fase che si aprirà in autunno, sulla barbarie di questo governo, totalmente allineato alla NATO, ferocemente liberista ma allo stesso tempo teso a difendere gli interessi della piccola-borghesia più reazionaria. Serve continuare a promuovere iniziative e mobilitazioni che tengano insieme l’opposizione alla guerra e alla NATO – nervo scoperto anche di un centrosinistra su questo tema subalterno – con l’opposizione all’economia di guerra e alle sue ricadute sociali. Per questo sosteniamo la manifestazione che si terrà davanti alla base militare di Camp Darby il 21 ottobre e la costruzione di un momento di mobilitazione per il 4 di novembre, data che questo governo vuole far tornare a essere la giornata delle forze armate.
Ci aspetta un autunno in cui le contraddizioni sociali di un governo debole con i forti e forte con i deboli si faranno sentire – a partire dalle conseguenze dell’abolizione del reddito di cittadinanza che stiamo già vivendo in queste settimane e contro cui ci stiamo mobilitando – e in cui dovremo essere in grado di costruire passo dopo passo un’opposizione sociale e politica e un’alternativa di rottura a questo modello di sviluppo basato sullo sfruttamento dell’essere umano e della natura.
Prepariamoci all’autunno!