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Appello al boicottaggio di Eurovisione

APPELLO AL BOICOTAGGIO DI EUROVISIONE

Il 14 maggio sono iniziate a Tel Aviv le semifinali di Eurovisione. Dopo la vittoria di Netta Barzilai della scorsa edizione, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito Barzillai “la miglior ambasciatrice di Israele”, aggiudicandosi la sede del festival musicale internazionale di quest’anno.
La celebrazione del Festival coincide con l’anniversario della Nakba, il giorno del disastro per il popolo palestinese, che, il 15 maggio del 1948, vide l’inizio delle operazioni di pulizia etnica da parte di Israele. Di fronte a questa situazione, il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) ha organizzato una campagna per denunciare la strategia ufficiale di Israele di utilizzare Eurovisione come vetrina per presentare “il suo volto più bello” mentre copre e distoglie l’attenzione dai suoi crimini contro il popolo palestinese. Alcuni cantanti si sono affrettati a precisare che si tratta di un festival dove la protagonista è la musica e non la politica, ma come ignorare che la festa si svolgerà a pochi passi dai territori palestinesi occupati che sono praticamente dei campi di concentramento? Come far finta di nulla di fronte a pratiche sistematiche e degradanti come l’aumento delle restrizioni alla circolazione, l’intimidazione da parte di soldati ai posti di blocco, la violenza dei coloni, il trasferimento forzato e la continua esistenza del muro di separazione? Non desta sorpresa, infatti, la decisione del governo israeliano di vietare ai partecipanti dell’Eurofestival di visitare i territori occupati; perciò, è degna di nota l’unica voce che si è alzata fuori dal coro: quella del gruppo islandese Hatari, che, oltre a disobbedire e visitare gli insediamenti, ha rivendicato pubblicamente la fine dell’occupazione israeliana nei territori palestinesi.

L’ignoranza sulla situazione delle aggressioni ai diritti fondamentali del popolo palestinese non può essere una scusa. Chi ha deciso di partecipare al festival dovrebbe sapere che la festa si sta svolgendo praticamente sulle tombe di tutte le persone uccise da Israele per assicurarsi il controllo dei territori; chi decide di organizzare eventi culturali nello stato di Israele dovrebbe sapere che il suo governo di estrema destra, oltre a beffarsi del diritto internazionale, ha da poco approvato una legge ufficialmente razzista. La Legge sullo stato-nazione, infatti, definisce Israele come la patria storica del popolo ebraico, incoraggia la creazione di comunità riservate agli ebrei e declassa l’arabo da lingua ufficiale a lingua a statuto speciale; in poche parole, una legge che rende ufficiali le politiche coloniali e discriminatorie di Israele e il suo regime di apartheid, e che, di fatto, istituzionalizza l’oppressione sistematica e la dominazione sul popolo palestinese.

Per Potere al Popolo! è impossibile ignorare ciò che succede ogni giorno in Palestina: occupazione illegale
di ampi territori, bombardamenti contro la popolazione civile, il blocco imposto alla Striscia di Gaza da
ormai tredici anni. Il silenzio è complice e può solo contribuire a mantener la violenza strutturale a cui è
sottoposto la Palestina da oltre 70 anni. Se la comunità internazionale resta impassibile di fronte agli
attacchi contro la popolazione civile, noi come movimento e la società civile abbiamo il dovere di
denunciare l’occupazione e la violazione sistematica dei diritti umani e di intraprendere tutte le azioni
necessarie a esercitare pressione sul governo di Tel Aviv. La politica di sterminio sionista non può restare
impune e la nostra risposta alla colonizzazione, all’apartheid e all’occupazione è il boicottaggio, il ritiro
degli investimenti e l'applicazione di sanzioni contro lo stato di Israele fino a quando non rispetterà il
Diritto Internazionale e i diritti umani del popolo palestinese.

Il 18 maggio la lotta continua: boicottaggio a Eurovisione e solidarietà con il popolo palestinese!

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