Contributi programma

Ambiente e non solo

“POTERE AL POPOLO”

 

PROPOSTA PROGRAMMATICA

 

TEMA:   AMBIENTE E NON SOLO

 

OGGETTO: AMBIENTE, FAUNA, ANIMALI IN ALLEVAMENTI INTENSIVI E DA COMPAGNIA  

 

LA VIOLENZA DELL’UOMO CONTRO LA NATURA

 

FRAMMENTAZIONE DI HABITAT

Motivi della riduzione degli ecosistemi e habitat

  • introduzione di specie alloctone (aliene)

 

CAUSE TUTTE ANTROPICHE

-CACCIA (crea: 1. inquinamento 2. riduzione della biodiversità 3. uccisione delle specie autoctone

-DISBOSCAMENTO

-INQUINAMENTO:  1. ACQUA, 2. SUOLO 3 ARIA

 

-CEMENTIFICAZIONE

-CONSUMO DEL SUOLO:

  • MONOCOLTURE  (creano inquinamento)
  • ALLEVAMENTI INTENSIVI  (creano inquinamento)

 

Tutti questi aspetti sono strettamente correlati fra loro e tutti sono causa di danni ambientali

Ognuno di questi argomenti è supportato da numerosi studi scientifici.

 

Le attività antropiche hanno una forte incidenza sulle problematiche ambientali, andando a creare squilibri che a loro volta vanno ad incidere sull’impoverimento della fauna (perdita di biodiversità)

 

INQUINAMENTO:

Ogni forma di produzione ad oggi causa un forte inquinamento, a tutti i livelli:

aria, acqua, suolo.

ARIA: L’emissione di gas serra; oltre ad essere inquinanti tossici e spesso dannosi per la salute, sono la principale causa dell’effetto serra, fenomeno che sta producendo negli ultimi decenni i cambiamenti climatici che a loro volta provocano squilibri ambientali e meteorologici con spesso ingenti danni agli ecosistemi, alle coltivazioni e anche all’uomo.

 

AQUA:

Metalli pesanti, microplastiche, diserbanti, pesticidi, sostanze chimiche usate dall’industria vanno ad inquinare con conseguenti danni alla salute e all’ambiente.

 

SUOLO:

moltissime sostanze chimiche si accumulano nel suolo a causa dell’inquinamento: metalli pesanti da scarichi industriali e automobili, diserbanti, concimi chimici, pesticidi, rifiuti industriali, ecc.  Queste vengono assorbite dalle piante e dagli animali che se ne nutrono, favorendo il bioaccumulo nei tessuti vegetali e animali. E’ facile capire quanto quessto sia dannoso non solo per l’ambinete ma anche per la salute.   

 

All’inquinamento contribuiscono anche altre attività antropiche:

Cementificazione, che come diretta conseguenza provoca consumo del suolo che non solo viene sottratto agli ambienti naturali (provocando riduzione di habitat e di ecosistemi) ma è una delle più importanti cause, insieme ai fenomeni meteorologici anomali sempre più frequenti  (causati dai cambiamenti climatici) dei fenomeni di inondazione, ed esondazione a cui stiamo assistendo sempre più frequentemente negli ultimi anni.

 

Alcune delle criticità nel mondo animale sono: la caccia, gli allevamenti intensivi, il randagismo.

 

La caccia

 

Parte importante dell’inquinamento del suolo da piombo, deriva dall’attività venatoria.

Inoltre la caccia ha un forte peso sulla perdita di biodiversità animale, già fortemente provata da perdita di habitat, inquinamento, incendi, siccità e cambiamenti climatici.  Poco e mal regolamentata, la caccia è un fenomeno particolarmente dannoso per l’ambinete, provocando forti squilibri nelle popolazioni e nella catena alimentare (naturale).

 

Altra attività antropica di grosso impatto ambientale è il disboscamento : anche questo ha conseguenze sull’ambiente (riduzione di polmoni verdi, perdita di precipitazioni, desertificazione, perdita di biodiversità). Anche qusto è poco mal regolamentato.

 

Inoltre agricoltura (monocolture) e allevamenti intensivi sono anch’essi correlati ad inquinamento (aria, acqua, suolo), eccessivo consumo di acqua dolce, disboscamento.  La maggior parte delle coltivazioni a scopo alimentare sono destinate all’alimentazione di animali da allevamento; colture che oltre ad essere di impatto ambientale, sottraggono terreni alla flora autoctona (disboscamento).

 

In ultima analisi, l’introduzione in natura sempre più frequente di specie autoctone (aliene) provoca perdita di biodiversità.

Non ci sono controlli e regolamentazioni sufficienti per impedire questo flusso, anzi, spesso sono pratiche autorizzate (vedi allevamenti e introduzione di cinghiali dall’est Europa).

Esempi di specie aliene dannose: gambero rosso della Luisiana, minilepre, cinghiale ungherese, robinia pseudoacacia).

 

Per invertire la grave rotta di tutto quanto esposto, occorre agire subito su molti fronti, programmando una moltitudine di interventi legislativi mirati, che partano dalla formazione nelle scuole, insegnando ai ragazzi il valore costituzionale di ambiente, fauna e loro tutela, dai maggiori controlli e divieti, ai maggiori investimenti nella tutela del suolo, sottraendo risorse a grandi opere inutili e dannose, per arrivare ad un serio stop alla cementificazione, una seria riconversione ecologica; una vera regolamentazione/diminuzione dell’attività venatoria con aumento di divieti e controlli su tale attività (oggi carenti a causa dello smantellamento della Polizia Provinciale), che oltre a provocare i danni sopra visti, crea anche una eccessiva invasione da parte uomini armati con troppi incidenti dall’uso di armi da fuoco, in aree verdi e boschi che dovrebbero essere fruibili a tutti i cittadini (dato il primario bene comune tutelato dalla Costituzione non attuata, ance in questo settore), ma con troppe violazioni, creando oltre agli squilibri suddetti, gravi  forzature nella tutela della proprietà privata, del bene comune e dell’ambiente, ai diritti di tutti i cittadini, proprio adesso, in un momento storico ove ambiente, paesaggio e silenzio sono beni di valore sempre più danneggiati, che costituiscono l’ultima grande risorsa del nostro paese, soprattutto a livello di fruizione turistico, in contrasto con il percorso negativo sopra visto. Il tutto, agendo contemporeanamente come sopra detto a livello culturale, fino ad arrivare ad una migliore tutela e sviluppo dei parchi urbani con arricchimenti ambientali, vegetali in città (filari di alberi, siepi, giardini), utili sia come piccoli polmoni verdi, sia per contrastare la cementificazione, lasciando zone urbane con capacità drenante di acque in eccesso durante periodi di forte piovosità o allagamenti.

 

Allevamenti intensivi

 

L’allevamento intensivo spezza il legame fra la terra e gli animali: toglie gli animali dal pascolo e li ammassa invece in capannoni e recinti fangosi.

Inoltre, un terzo di tutti i cereali prodotti nel mondo sono mangime per gli animali e in Europa la percentuale sale addirittura al 60% del totale della produzione del grano per gli animali. Per non parlare dell’ ingente consumo di acqua che serve per ottenere la carne che noi mangiamo. Insomma questa produzione di cereali basterebbe per sfamare tutta la popolazione del pianeta.

 

Negli allevamenti intensivi, gli animali sono portati oltre le loro naturali possibilità, stressati, spesso mutilati, confinati in recinti angusti o in gabbie minuscole. Vengono allevati in grandi numeri, schiacciati l’uno sull’altro, senza spazio vitale. Fino a 20 polli in un metro² oppure un suino di oltre 110kg in appena un metro²: non riescono nemmeno a girarsi!  Le galline italiane – il 66% del totale – passano tutta la loro vita in gabbia senza mai aprire le ali o muoversi.  In Europa e nel mondo milioni di esseri senzienti vengono ancora trasportati per migliaia di chilometri, spesso senza potere bere o mangiare, in condizioni aberranti, fra mille sofferenze fino alla morte.

 

Nel nostro Paese, la stragrande maggioranza delle mucche – circa due milioni di animali – vive perennemente in stalla, senza mai brucare un filo d’erba per tutta la vita.  Tutto questo ha un nome: si chiama “pascolo zero”.  Si riducono allo sfinimento per il tanto latte che gli allevatori obbligano loro a produrre con farmaci.

I conigli negli allevamenti vivono e muoiono a centinaia.

 

E’ una vita di stenti e di privazioni, in cui è facilissimo ammalarsi e morire. Ma l’industria, piuttosto che migliorare gli standard di allevamento, fa un uso sconsiderato di farmaci – il 71% degli antibiotici in Italia è destinato agli animali.

Quanti antibiotici sta usando l’industria? Chi ne controlla l’utilizzo? Quali rischi corriamo? Per quello che ne sappiamo esistono solo piani volontari di monitoraggio e riduzione per il settore avicunicolo, attivati dal Ministero della Salute in collaborazione con l’industria – strana partnership tra controllore e controllato.

E soprattutto non esistono dati ufficiali sul reale consumo di antibiotici negli allevamenti per filiera, per cui è difficile far i controlli e stabilire un piano di riduzione.

 

Si deve promuovere un altro modo di allevare degli animali per la nostra alimentazione che sia meno crudele, meno orientato ai grandi numeri, ma bensì, a riconoscere loro il diritto di una vita e di una morte dignitosa e senza sofferenza.

 

Randagismo, crudeltà umana

 

Da molto tempo, sul nostro territorio, e nel sud in particolare modo, cani e gatti sono   in stato di grande sofferenza; si tratta di una vera e propria emergenza: il randagismo.

Si stima che ogni anno in Italia siano abbandonati una media di 80.000 gatti e 50.000 cani, più dell’80% dei quali rischia di morire in incidenti, di stenti o a causa di maltrattamenti. 

 

Le punte massime di animali abbandonati si registrano nel periodo estivo (25-30%), quando la partenza per le vacanze pone il problema della presenza di un quattrozampe ;  vengono abbandonati vicino alle strade, con grande pericolo per tutti, nei cassonetti, nelle campagne o nei boschi.

I volontari delle associazioni animaliste sono costantemente a raccogliere questi animali in condizioni disperate e se ne prendono cura a costi altissimi sia di sacrificio personale che economico.

Nonostante le leggi esistenti, ministeriali e regionali, i Comuni, e le stesse Regioni, continuano a non applicarle e  a dimostrare la loro insensibilità su questo problema, dedicando pochissime risorse che, in alcuni casi, vengono dirottate verso altre spese , o verso cooperative  convenzionate che, spesso, non prestano la loro opera di accoglienza e protezione degli animali randagi come dovrebbero,  riducendo i loro canili dei veri lager, come molte inchieste hanno denunciato.

 

Per risolvere questo strazio, la politica deve prendere delle decisioni ben precise per una campagna di sterilizzazione sistematica dei cani e gatti randagi e per stabilire un vero controllo dei proprietari di cagne che, per ignoranza, grande ostacolo culturale, non sterilizzano, ma le fanno partorire per poi “buttare via” i cuccioli nati.

La perplessità e luoghi comuni legati alla sterilizzazione sono ancora molto radicati e questo nonostante  che l’esperienza dimostri come cani e gatti sterilizzati godano di ottima salute psico-fisica e di un’eccellente aspettativa di vita. Infatti,  l’incidenza di malattie infettive mortali, che si trasmettono attraverso la lotta  o l’accoppiamento, con la sterilizzazione calerebbe drasticamente.  Ugualmente avverrebbe con le forme tumorali alla mammella, all’utero o alla prostata.

I Comuni, le Regioni  e la politica in generale, devono rimuovere questo ostacolo culturale,  e di luoghi comuni, attraverso un’educazione allargata, sia nelle scuole ed in altre realtà associative, sia attraverso una costante campagna informativa.  

Le associazioni animaliste, con i loro volontari, che a tutti gli effetti sono operatori a salvaguardia del territorio,  devono essere messe nella possibilità di provvedere al mantenimento degli animali che trovano, e che le istituzione pubbliche non accolgono,  senza arrivare a privarsi del normale sostentamento  e a  ricorrere alle proprie finanze personali,  ma riconoscere  loro dei contributi comunali e regionali.

 

La sterilizzazione è di fondamentale importanza per combattere abbandono e randagismo:

Questa emergenza è un problema sociale, culturale, di sicurezza stradale e sanitario.

Lascia un commento