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Allerta rossa in Kashmir

Fonte: Tricontinental Institute
Traduzione e intro a cura di Potere al Popolo!

Il 5 agosto Donald Trump ha approvato nuove e più dure sanzioni contro il Venezuela, che ormai è paragonabile a Cuba per la durezza dell’embargo cui è sottoposto dal gigante statunitense. Nello stesso giorno, dall’altra parte del mondo, un altro governo della peggior destra, quello di Modi in India, revocava, senza alcun preavviso e senza alcuna trattativa, l’autonomia di cui aveva goduto fino a quel momento il Kashmir.
Una regione contesa fin dalla seconda guerra mondiale tra le principali potenze regionali, il Kashmir, sebbene qui da noi se ne parli pochissimo, è un’area chiave. Oltre alla massiccia militarizzazione e ai continui scontri che si verificano da decenni, la zona è teatro del passaggio di uno dei bracci delle vie commerciali che la Cina sta aprendo verso Occidente.
Abbiamo tradotto un testo introduttivo del Tricontinental Institute for Social Research per cercare di dare alcune coordinate in merito ad una questione su cui in Italia regna la più crassa ignoranza.
Pensiamo infatti che dobbiamo informarci e formarci. Perché quanto accade in Kashmir ci interessa da vicino, sebbene la geografia farebbe pensare il contrario.
Venti di guerra soffiano forti. Basterebbe un nonnulla per far scoppiare l’incendio. E, considerato che Pakistan e India sono due potenze nucleari, l’esito sarebbe tutt’altro che sotto controllo. A maggior ragione se teniamo in conto le alleanze di questi due paesi: l’India con gli USA, il Pakistan con la Cina. Per questo oggi, la già martoriata regione del Kashmir si ritrova al centro di un gioco di potenze internazionali che non possiamo ignorare, anche perché tira in ballo la famosa Nuova Via della Seta per la quale il governo giallo-verde solo qualche mese fa ha siglato importanti accordi con Pechino. Facendo irritare non poco il tradizionale alleato a stelle e strisce.
Buona lettura!

Dov’è il Kashmir?
• Il Kashmir è terra in disputa, ogni ettaro è rivendicato da qualcuno dei vicini (India, Pakistan e Cina). Il territorio copre 222.200 kilometri quadrati, la grandezza di paesi come Ghana o Regno Unito.
• Questa grande regione è abitata da circa 17 milioni di persone, la maggioranza nelle aree controllate da India e Pakistan. Quella controllata dall’India ha una popolazione di 12,5 milioni di persone. Aksai Chin, controllata dalla Cina, è sterile; il suo valore è semplicemente quello di essere un cammino che connette il Tibet e Xinjiang.

Qual è il problema permanente del Kashmir?
• La situazione del Kashmir è una della questioni irrisolte nella divisione dell’Asia Meridionale. Fino al 1947 la regione era sotto il controllo di una monarchia indù. Il re non era disponibile a unirsi all’India. Fu solo dopo l’ingresso di invasori armati dal Pakistan alla valle del Kashmir che accettò di firmare lo Strumento di Adesione. Il movimento politico più popolare nella regione, la Conferenza Nazionale di Jammu e Kashmir (sotto la leadership di Sheikh Abdullah), accettò l’integrazione nell’Unione Indiana fino a quando l’autonomia del Kashmir fosse rispettata. L’Unione Indiana ha sistematicamente ridotto tale autonomia.
• Il giorno in cui l’esercito indiano entrò in Kashmir (il 27 ottobre 1947), il primo ministro dell’India, Jawaharlal Nehru, inviò un telegramma al primo ministro del Pakistan, Liaqat Ali Khan. Nel telegramma, Nehru scriveva che il futuro del Kashmir “deve decidersi in base ai desideri del popolo”. La mancanza di passi in avanti nella risoluzione della disputa fece sì che arrivasse al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che fece appello per un plebiscito (risoluzioni 38 e 47).
• Il Kashmir è stato diviso tra India e Pakistan in seguito alla guerra del 1947. I due paesi si sono combattuti in armi in almeno quattro grandi guerre (1947, 1965, 1971 e 1999) in conseguenza del conflitto, il che ha condotto a un’insorgenza permanente e a una permanente militarizzazione. Si stima che ci siano 600.000 militari indiani in Kashmir. Sia India che Pakistan possiedono armi nucleari.
• Le condizioni nella parte indiana del Kashmir sono state atroci per decenni. Osservatori imparziali della regione hanno registrato abusi dei diritti umani, incluse detenzioni, punizioni collettive e torture contro civili. I rapporti del 2018 e del 2019 dell’Alto Commissariato dei Diritti Umani dell’ONU mostrano un’incredibile violazione dei diritti umani da parte del governo indiano in Kashmir. L’India prova a giustificare tali violazioni dei diritti e della dignità umana con l’accusa secondo cui gli abitanti del Kashmir sono terroristi.

Qual è la crisi attuale in Kashmir?
• Due articoli della Costituzione indiana (1950) conferivano una fragile autonomia allo Stato. L’articolo 370 attribuiva uno status speciale a Jammu e Kashmir, permettendo l’autonomia dello Stato in merito ad alcune materie chiave del suo governo. L’articolo 35A vietava, tra le altre cose, che residenti permanenti non del Kashmir potessero possedere terreni in Kashmir.
• Il 5 agosto 2019 il governo indiano di destra di Narendra Modi e il Partito Popolare Indiano (BJP) hanno violato gli articoli 370 e 35A. Si tratta di una rivendicazione della destra indiana fin dal 1948. Il 3 aprile 2018, la Corte Suprema Indiana ha affermato che l’articolo 370 aveva ormai acquisito uno status permanente. L’articolo 35A non poteva esser eliminato perché l’Assemblea Costituente era stata disciolta nel 1957. Non esiste base legale per eliminare questi due articoli. Per questo la decisione sarà impugnata nei tribunali indiani.
• Prima che il governo di Modi facesse l’annuncio in Parlamento, aveva inviato altri 35.000 soldati indiani in Kashmir. Allo stesso tempo, aveva proceduto all’arresto dei principali leader politici in Jammu e Kashmir. L’Assemblea Legislativa era stata disciolta a novembre 2018. La stampa sottoposta a restrizioni e i servizi internet e di telefonia bloccati.
• Il governo indiano ha abolito lo stato di Jammu e Kashmir e l’ha diviso in due territori della Unione Indiana, che saranno governati da Nuova Dehli invece che da Srinagar, la capitale di Jammu e Kashmir. Così facendo ha violato la Costituzione.
• Il Partito Comunista dell’India (Marxista) ha affermato che le azioni del governo costituiscono “l’assassinio della democrazia e del federalismo”.

Qual è l’impatto geopolitico della crisi in Kashmir?
• La misura adottata dal governo indiano in merito a Jammu e Kashmir non deve esser considerata solo un affare interno. È inestricabilmente legata al clima geopolitico nella regione.
• Le frontiere di Cina, India e Pakistan si incontrano in Kashmir. Questi tre paesi hanno guerreggiato per il possesso di parti del territorio del Kashmir. India e Pakistan si sono fronteggiati in quattro guerre; Cina e India in una grande guerra nel 1962.
• Il principale conflitto qui – dagli anni ‘40 – è stato tra India e Pakistan. I punti di disaccordo sono profondamente innervati nella cultura politica di ogni paese. L’ascesa dell’estrema destra in India ha solo infiammato ulteriormente il conflitto.
• Nel conflitto tra India e Pakistan rientra anche la più ampia battaglia tra USA e Cina. La Cina ha aperto la sua Nuova Rotta della Seta (BRI, secondo la sigla in inglese) a qualunque paese desideri partecipare. L’India si è chiamata fuori, in parte per l’antica storia di ostilità con la Cina, in parte per la sua subordinazione agli USA. Gli Stati Uniti sono contro la BRI e sono determinati a sviluppare un assedio che circondi la Cina.
• La BRI della Cina si è sviluppata in Pakistan e Nepal. Il Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC, in base alla sigla in inglese), di 46 miliardi di dollari, attraversa la zona del Kashmir controllata dai pakistani lungo l’autostrada Karakoram fino al porto di Gwadar in Balukistan. Nel 2017 la Cina e il Nepal hanno trovato l’accordo per costruire il Corridoio Economico dell’Himalaya. L’Organizzazione delle Strade di Frontiera dell’India è stata occupata a costruire strade lungo la sua frontiera con la Cina, dal Kashmir fino a Bhutan e Nagaland (Stato Indiano, NdT).
• Nel 2017, le tensioni sono aumentate nella regione di Doklam, vicino alla frontiera tra Bhutan, Cina e India. Il Buthan afferma apertamente che non vuol rimanere coinvolto da un conflitto tra Cina e India. Vuole stabilire la sua frontiera con la Cina, ma l’India glielo impedisce.

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