Sono tantissimi i docenti precari che stanno denunciando, anche sui nostri canali, le ingiustizie verificatesi nell’assegnazione delle supplenze attraverso il sistema dell’algoritmo.
Tra la trasparenza inesistente dovuta alla mancata pubblicazione di graduatorie e disponibilità dei posti vacanti e gli errori dell’algoritmo, ogni anno i docenti precari sono sottoposti a una roulette russa ai cui effetti non è poi possibile rimediare.
Una volta pubblicato il bollettino con l’assegnazione delle supplenze, infatti, non ci sono i tempi tecnici per controllare eventuali errori o fare chiarezza su titoli di priorità dei colleghi con punteggio più basso. Nelle 24 ore successive alla nomina, i docenti sono tassativamente chiamati a procedere alla presa di servizio – pena la perdita del posto – la quale, una volta effettuata, rende impossibile qualsiasi correzione.
C’è poi chi non ha ottenuto nessuna nomina, in quanto, non avendo il sistema trovato il match tra le preferenze inserite e le sedi vacanti rimanenti, si è visto saltare dall’algoritmo. I docenti, infatti, sono considerati rinunciatari per gli incarichi e le sedi non inserite tra le preferenze dichiarate: ricordiamo che i docenti compilano le preferenze almeno un mese prima delle assegnazioni, senza avere contezza dei posti disponibili e spesso nemmeno della propria posizione in graduatoria, informazioni che renderebbero la scelta molto più consapevole e corretta.
Ma, dal momento che l’algoritmo scorre le graduatorie senza tornare indietro, i docenti in questione, una volta saltati, non saranno più destinatari di nessun incarico per l’anno in partenza. Dovranno quindi sperare di poter lavorare con le supplenze brevi.
In questo modo il processo di assegnazione delle supplenze carica sulle spalle dei precari la responsabilità della scelta e delle chance di ottenere un incarico annuale o fino al 30 giugno.
L’algoritmo permette indubbiamente una velocità delle nomine che con il sistema delle convocazioni in presenza risultava impossibile. Ma si perde in trasparenza: sia perché il tutto viene avviato tenendo all’oscuro i docenti sulla loro posizione in graduatoria e sui posti disponibili, sia perché l’algoritmo rimane oscuro e inaccessibile nella comprensione del suo funzionamento, e quindi nella critica e nel margine di miglioramento.
L’altro punto critico evidente è la condizione di endemica mancanza di organico negli uffici scolastici territoriali che, tra il mese di luglio e agosto, si trovano a dover espletare le immissioni in ruolo, le mobilità, le graduatorie provinciali delle supplenze e tutto il resto dei procedimenti relativi al restante personale scolastico. Questo rende impossibile avere a disposizione le informazioni necessarie per la compilazione delle preferenze ed evitare errori, sia nelle graduatorie che nei prospetti dei posti disponibili.
Se è vero che l’algoritmo ha il vantaggio di permettere nomine più veloci, per cui il ritorno alle convocazioni in presenza appare estremamente difficoltoso, il sistema dovrebbe essere riformato attraverso:
- maggiori risorse finanziarie e aumento dell’organico per gli uffici scolastici territoriali in modo da gestire la fase delle nomine con cura e precisione;
- graduatorie e disponibilità pubblicate PRIMA della compilazione delle preferenze;
- un lasso di tempo adeguato tra nomine e presa di servizio, al fine di permettere il controllo di eventuali errori nelle assegnazioni e poter porre rimedio;
- algoritmo open source, pubblico, verificabile e controllabile.
Infine, al netto delle rivendicazioni necessarie sul sistema profondamente ingiusto e difettoso dell’algoritmo, ribadiamo la condanna dell’abuso del precariato da parte dello Stato e rivendichiamo prima di tutto l’assunzione di tutti i precari e la programmazione di concorsi pubblici sui posti effettivamente disponibili.
Tutto questo non riguarda solo i diritti dei docenti: riguarda i diritti dei nostri figli e delle nostre figlie, i quali rappresentano il punto di caduta di questo sistema difettoso.