Più leggiamo di questa storia e della sua dinamica più la troviamo assurda. Proviamo a mettere in ordine i pensieri, con la rabbia che proviamo per l’ennesima ingiustizia che purtroppo non viene nemmeno raccontata come si dovrebbe.
1) Qual è stata la dinamica dell’accaduto? Sacka era insieme a due suoi amici a recuperare lamiere per costruire una baracca in un sito abbandonato da 10 anni, l’ex fornace di San Calogero dove sono state seppellite oltre 130.000 tonnellate di rifiuti tossici dalla ndrangheta. Quindi a) si tratta di un luogo abbandonato di cui nessuno è proprietario al momento, quindi non esiste giuridicamente una dinamica che permetta la legittima difesa b) a maggior ragione non esiste perchè non esisteva minaccia alla sicurezza, Sacka è stato fucilato da almeno 60 metri di distanza da una persona scesa da una panda bianca che con estrema freddezza ha deciso di sparare contro tre persone. c) non si può parlare di esasperazione delle persone del posto, non si tratta di un folle, non è un gesto isolato di un razzista. E’ la sistematica oppressione di un sistema mafioso che controlla quei territori e che sfrutta gli immigrati nell’impunità generale per via, questo sì, del razzismo dominante supportato da tutto l’arco politico che mai niente di serio ha fatto per contrastare le organizzazioni criminali in quei territori. Quante persone conoscete che riuscirebbero a prendere di mira da 60 metri e con soli 4 colpi centrare alla testa una persona e ferire altre due?
2) Cosa faceva Sacka Soumayla? Chi era? Sacka era uno di noi, un lavoratore, un bracciante sfruttato per pochi euro al giorno sui campi che però aveva scelto di reagire e di costruire lotta e solidarietà nel campo. Non era lì per un interesse personale, era lì per aiutare i suoi amici a costruirsi una baracca di ferro perchè la maggior parte delle baracche sono di legno e cartone e questo crea rischi enormi di incendio, come già avvenuto qualche mese fa, quando perse la vita tra le fiamme Becky, nigeriana di soli 26 anni. Sacka era in prima linea insieme al sindacato USB per difendere i diritti dei lavoratori dei campi, era una persona scomoda perchè dedita alla lotta.
3) L’unica pista è quella mafiosa ma nessuno lo dice!
In un territorio governato dalla ndrangheta, in un settore come quello agroalimentare la cui filiera è inquinata dalla criminalità organizzata che sfrutta il lavoro degli immigrati con il caporalato e controlla ogni aspetto, è assurdo che di questo tema nessuno parli! In questo paese le uniche rivolte contro le mafie più feroci d’Italia le hanno fatte persone senza diritti, senza documenti, né identità, persone contro cui si costruiscono invece campagne di odio piene di menzogne.
E Salvini, vicepremier attuale, è stato eletto proprio in quel collegio ma non ha speso nemmeno una parola di rammarico per l’omicidio. Ma del resto ci ricordiamo tutti benissimo dei rapporti e le indagini della magistratura che dimostrano i legami tra la Lega Nord e la ndrangheta in Lombardia sia per riciclaggio sia per infiltrazioni nella politica lombarda e nella sanità regionale.
Neppure da Di Maio, l’altro vicepremier, sono arrivate parole chiare, di sostegno ai braccianti o ai cari di Soumayla. Possibile? Parliamo del ministro del lavoro a seguito dell’omicidio di un sindacalista!
Si sta tentando volutamente di sottodimensionare quest’episodio, questa esecuzione, perchè nessuno, nessuno, ha il coraggio di prendere di petto davvero chi comanda in questo paese!