di Gruppo di lavoro su agricoltura e ambiente – Mugello
Premessa: Il gruppo ha scelto di procedere attraverso l’elaborazione di un brain storming per individuare le criticità e le proposte di contrasto e di miglioramento in tema di agricoltura e ambiente, partendo dalla realtà locale mugellana caratterizzata da una importante vocazione agricola, e cercando poi di estendere le proprie riflessioni alla più ampia realtà nazionale.
La tematica “ambiente” è risultata al centro di tutte le relazioni con quelle di “agricoltura, rifiuti, infrastrutture e ripristino ambientale” .
Agricoltura
— Tipi di conduzione : E’ necessario anzitutto contestare le modalità di conduzione basate sulle grandi fattorie, sullo sfruttamento del lavoro salariato e su tecniche agricole convenzionali/industriali con ampio impiego di diserbanti, concimi chimici e sementi imposti dal potere delle multinazionali, come pure su allevamenti intensivi al chiuso, specie di bovini da latte, con livelli infimi di benessere animale e inquinamento da liquami e da emissioni del territorio circostante. Vanno invece promosse e incentivate tutte le forme di agricoltura conservativa come quella biologica e biodinamica, rifiutando i compromessi anche della cosiddetta lotta integrata e per quanto riguarda il modo di conduzione favorendo il protagonismo di chi lavora direttamente la terra, individualmente o in forma cooperativa/associata e la produzione/commercializzazione per il consumo locale., con reti solidaristiche tra produttori e consumatori. La produzione agricola deve essere sempre più indirizzata a produrre cibo direttamente utilizzabile per l’alimentazione umana, anziché mangimi per gli allevamenti, coerentemente con un’ottica mondiale di ottimale utilizzo delle risorse idriche, di terra e di cibo per sfamare l’umanità. La certificazione della qualità biologica dei prodotti non deve più avvenire mediante società private a pagamento, sistema che non ha dato certo buona prova, ma mediante forme di controllo sociale secondo l’esperienza della certificazione partecipata, supportate tecnicamente da enti pubblici preposti (ASL locali , ARPAT, NAS). Un ruolo importante nella riconversione e nella diffusione di una cultura ecologica della produzione agricola dovrebbe essere svolta da enti pubblici mediante sportelli di consulenza professionale neutrale per la diffusione delle “buone” pratiche agricole coerenti con la tutela del patrimonio ambientale e della salubrità dei prodotti, così che gli “informatori agricoli” spesso agenti di commercio delle multinazionali dei fitofarmaci e concimi, diventino ricordo del passato.
– Distribuzione e commercializzazione dei prodotti agricoli: occorre rilocalizzare il più possibile la produzione agricola , nei limiti delle vocazioni territoriali, rivalutando le specie autoctone, numerose anche in Mugello che essendo adattate all’ambiente, necessitano meno di interventi quindi con costi economici e ambientali inferiori, oltrechè offrire una qualità organolettica più in armonia con l’ambiente e i suoi abitanti: si potrà così ridurre l’intermediazione dei prodotti con maggiori margini per i produttori, prezzi più contenuti per i consumatori e il massimo della qualità, secondo i principi sintetizzati da Carlo Petrini nel motto “Cibo Sano Pulito e Giusto”. Contemporaneamente vanno incentivate le reti di filiera corta con concessione di spazi pubblici, realizzazione di laboratori di trasformazione pubblici in loco prossimali ai siti di produzione, negozi di prossimità con vendita di prodotti sfusi e alla spina, nonchè diffusione dei Gruppi di Acquisto Solidali (GAS).
Il modello sotto più profili devastante della Grande Distribuzione Organizzata, ( speculazione internazionale, prezzi stracciati ai produttori, incentivazione stili alimentari deleteri e offerta di cibo spazzatura, incoraggiamento allo spreco alimentare, massiccia produzione di rifiuti da imballaggi delle confezioni ( il cibo che viene da lontano e/o conservato nei magazzini deve essere imballato ben bene) va combattuto culturalmente ( oltrechè mediante norme più restrittive quale certificazione di filiera, etichetta trasparente, fiscalità diversificata ecc) con iniziative dei
consumatori organizzati, non trascurando di “infiltrare” a livello locale la GDO in forma cooperativa (COOP) mediante le assemblee dei soci, per modificare approvvigionamento e offerta (ad es. provenienza locale ( o almeno nazionale) prioritaria per ogni categoria di prodotto che possa essere fatto in Italia, offerta di sfuso con uso dei sacchetti di carta o contenitori riusabili ) facendo cessare lo scandalo dell’aglio ( tra l’altro pessimo) che viene dalla Spagna o dall’Egitto , i legumi dalla Cina , le pere dall’Argentina, le noci dal Cile…. anche ristabilendo sani criteri e limiti di stagionalità.
Biodiversità: E’ fondamentale continuare la lotta contro le multinazionali per la libera circolazione degli input agricoli (piante e animali) e contrastare ogni forma di brevettabilità del vivente . A livello locale bisogna ampliare ,o creare ex novo, corridoi ecologici e set-aside (terre a riposo a fini di ripristino ecologico, slegate dai problemi della sovrapproduzione) nei quali lasciare crescere la vegetazione spontanea con fioriture variegate che offrano agli insetti impollinatori il necessario nutrimento, così come nei giardini e aiuole pubbliche. E’ urgente ripristinare gli equilibri ecologici della fauna selvatica che più direttamente incide sull’agricoltura, in particolare cinghiali e caprioli, alterati dalla improvvida introduzione a fini venatori di specie non autoctone ( vedi cinghiali importati dall’est, quattro volte più prolifici e massicci del piccolo cinghiale maremmano di 50 kg.), di pratiche illecite di pasturazione invernale e di ripopolamento clandestino, dalla distruzione degli ambienti naturali di vita e pascolo, dalle monocolture, con conseguenti invasioni delle coltivazioni e sconfinamento e incidenti sulle strade. Incrementare la caccia, con provvedimenti tipo Legge Remaschi della Regione Toscana, non costituisce la soluzione , ma anzi l’aggrava: bisogna considerare che la stessa pressione venatoria esercitata su queste popolazioni contribuisce alla loro esplosione demografica, destrutturando le gerarchie dei branchi e spingendo anche i più giovani e /o subordinati alla riproduzione . Occorre adottare strategie combinate non cruente che salvaguardino la fruibilità dei territori per chi ci vive, ci lavora o ci passa come turista/camminatore, quali ad es. la tecnica di allontanamento di cinghiali e caprioli dalle colture con ultrasuoni denominata “Ultrarep” che, sperimentata nel corso dell’ultimo anno nel territorio del Castello di Brolio (la Barone Ricasoli Spa è capofila del progetto) e nel Parco di San Rossore, sotto la guida del Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni , sembra avere dato buoni risultati con il reindirizzamento verso aree boschive di cinghiali e caprioli, ( sempre però che le aree ci siano e offrano le necessarie risorse alimentari ) …, da integrare con i proiettili che inoculano sostanze sterilizzanti di durata triennale. Anche il dilemma, attualissimo in Mugello, lupo sì lupo no, a seguito di varie incursioni di questo predatore ai danni di allevamenti di pecore e bovini, potrebbe trovare una risposta in questa riallocazione nelle aree boschive di cinghiali e caprioli, da sempre le prede naturali del lupo che si sposterebbe al loro seguito.
Il mantenimento ed incremento della fertilità del suolo passa attraverso la biodiversità che com’è noto, risente dell’inquinamento, il quale seleziona alcune popolazioni più resistenti a scapito delle altre , magari strategiche per il controllo delle specie ( es . rarefazione degli uccelli rapaci che si collocano al vertice della catena alimentare, a causa dell’accumulo di sostanze tossiche contenute nelle piccole prede), con conseguenti invasioni di storni, cornacchie, corvi etc. Fino ad arrivare all’estinzione di specie fondamentali per tutto l’ecosistema quali gli insetti impollinatori : bisogna perciò impegnarsi a bandire l’uso dei fitofarmaci in particolare di quello già individuato come tossico, il glifosate, ampiamente usato anche in Mugello, estendendone il divieto già in atto per giardini, strade e parchi di proprietà pubblica, anche alle proprietà private. Nelle zone poi che mantengono ancora una buona popolazione di impollinatori ( es. zona di Gabbiano Comune di Scarperia e San Piero già meta di studio della Facoltà di agraria dell’Università di Firenze), andrebbero costituiti dei “santuari” con prescrizioni particolari per favorire lo sviluppo di tali specie.
– Agricoltura come presidio del territorio: L’agricoltura industriale e l’allevamento intensivo possono esercitare un ruolo pesante nel dissesto dell’equilibrio idro-geologico, isterilendo con il diserbo i terreni, che privi di vegetazione spontanea tendono al dilavamento, forzando le rotazioni con l’uso massiccio di fertilizzanti, intossicandoli con i liquami, spesso trascurando nelle lavorazioni meccaniche del terreno i tradizionali reticoli di canaletti e le giuste pendenze. Favorendo una agricoltura biologica e biodinamica si favorirà la capacità di ritenzione idrica dei suoli riducendo l’incidenza di frane ed erosione superficiale.
Inoltre, non richiedendo lavorazioni profonde del terreno, risulterà meno energivora e diminuendo l’impiego di carburanti si avranno meno emissioni e meno spesa .
Allo stesso tempo deve essere incentivato l’insediamento di agricoltori nei poderi montani abbandonati al fine di ripristinare una gestione del patrimonio agro-forestale perso negli ultimi 40 anni (in Toscana sono stati persi 380 000 ettari dal 1980 ad oggi) attraverso criteri di preferenza nelle misure dei vari PSR regionali o prevedendo misure specifiche.