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“L’Italia è diventata di destra”! Ormai lo sentiamo dire ovunque, come se un destino ormai segnato abbia indicato la direzione che deve prendere il nostro Paese, chi deve prendere le scelte sulle nostre vite, come dobbiamo immaginare il nostro futuro.

È vero, il nostro Paese in questo momento è comandato da uno dei governi più a destra di sempre, che porta avanti gli interessi dei soliti noti: coloro che all’estero vogliono la guerra e lo scontro tra i popoli, e coloro che all’interno vogliono metterci gli uni contro gli altri per riempirsi le tasche e aumentare il loro potere.
Ma è anche vero che l’Italia è uno dei Paesi con il più grande livello di astensione, il numero di chi non ci crede più, di chi non si riconosce nelle forze politiche in Parlamento e ha perso fiducia verso la parola Politica.

In questi anni multinazionali, speculatori, politici, mafiosi, sono diventati sempre più ricchi, hanno preso tutto quello che potevano, hanno corrotto e devastato territori.
E noi – giovani, studenti, lavoratrici e lavoratori, pensionati – siamo diventati sempre più poveri, più stressati, più affaticati.
Facciamo fatica a trovare lavoro. Quando lo troviamo lavoriamo tanto e male, spesso senza contratto o con contratti inadeguati. I nostri salari sono fermi mentre i prezzi di beni essenziali crescono.
La scuola, la sanità, i trasporti, i servizi pubblici sono stati via via smantellati: dobbiamo pagare per tutto, per muoverci, per formarci, per curarci.
E dobbiamo sentire anche alla televisione e sui giornali i ricchi che ci dicono che non abbiamo voglia di fare nulla, mentre loro hanno ereditato miliardi!
Così, tante ragazze e ragazzi emigrano. Interi paesi, non solo del Sud, ma anche delle aree interne del Nord, si svuotano. Perdiamo intelligenze, creatività, diminuisce la qualità della nostra cultura, una volta un vanto del paese. Chi resta si deve adattare, deve lottare anche per quello che sarebbe normale.
Si accumula frustrazione, rabbia, che spesso si sfoga contro chi è simile a noi. Ci chiudiamo nel privato, nella famiglia, in una relazione, fregandocene di tutto, non vogliamo sentire più niente e nessuno…

Fino a quando potremo andare avanti così? Di adattamento in adattamento, abbassando sempre di più le nostre pretese, rinchiudendoci sempre di più, non potrà arrivare niente di buono!
Possiamo rompere questo circolo vizioso perché noi abbiamo fra le mani una ricchezza enorme: la nostra intelligenza, le nostre idee, la nostra inventiva, la nostra onestà, la capacità di resistenza che mettiamo in campo ogni giorno.

Si tratta “solo” di metterle in comune, di uscire dalla solitudine e di fare comunità, di conoscersi e far convergere le lotte, di ricomporre quella frammentazione che fa tanto comodo a chi ci comanda.
Perché ci spetta qualcosa in questo mondo.
Ci spetta un mondo in cui tutte e tutti possiamo vivere felici, esprimendo il massimo delle nostre capacità, della nostra intelligenza collettiva. Il fatto è che non possiamo stare alla finestra a guardare, non possiamo pensare “prima o poi cambierà”, o rinchiuderci sui nostri cellulari sentendoci passivi verso le immagini che vediamo scorrere sotto i nostri occhi.

Il cambiamento si può ottenere, ma dobbiamo farlo noi perché nessuno lo farà al posto nostro.
A questo serve Potere al Popolo! Da più di cinque anni stiamo costruendo una vera alternativa nel Paese, che coinvolge migliaia di giovani.

Noi non siamo un partito come gli altri, siamo un movimento sociale, culturale e politico che cerca di mettere insieme le tante persone che resistono, che hanno competenze e idee per cambiare il Paese, che hanno il bisogno di maggiore libertà e giustizia sociale, che sono stanchi di disuguaglianze e di violenze contro i più deboli, stanchi di vedere che non si fa nulla per fermare una guerra e una catastrofe ecologica che si fanno sempre più vicine.

Potere al Popolo! è uno strumento per rompere l’isolamento, per fare di tanti rivoli un unico grande fiume, scrivendo insieme un programma politico di trasformazione, aprendo sul territorio nazionale Case del Popolo dove trovare una comunità che attraverso il mutualismo si dà una mano, sostenendo i tanti movimenti – dei lavoratori, ecologisti, femministi – che ci sono nel nostro paese. Per arrivare a ottenere risultati e vittorie che da subito possano permetterci di migliorare le nostre vite.

Per questo abbiamo deciso di dedicare la nostra campagna di adesioni alla resistenza del popolo palestinese.
Perché significa in primo luogo riconoscere che ciò che accade ed è accaduto negli ultimi decenni in Palestina ci vede implicati direttamente e concretamente.
Perché ci parla e ci riguarda.
Ma c’è di più.
C’è un legame molto più profondo che ha a che fare con la capacità della resistenza palestinese di insegnarci la costanza e la memoria, di attivare e riattivare ovunque cicli di mobilitazione. Ci insegna che i tempi delle lotte possono essere lunghi, così come possono conoscere accelerazioni, ma che la trasformazione, per chi non vuole rassegnarsi alla barbarie dell’ingiustizia e dell’oppressione radicali, è inevitabile.
Siamo abituati a pensare che la Palestina ha bisogno di noi. Ma la verità è che siamo noi ad avere bisogno della Palestina.
In un’epoca di realismo capitalista, in cui sembriamo rassegnati a dover restare immobili, o, al limite, a modificare noi stessi, comprimendo i nostri bisogni e desideri, rinunciando ai nostri progetti, la Palestina ci restituisce un altro racconto.
Dobbiamo quindi mobilitarci, certo. Ma consapevolmente, con parole d’ordine e obiettivi chiari. E soprattutto farlo in maniera coordinata e organizzata.
Serve cambiare le politiche dei nostri governi e, attraverso questi, gli orientamenti degli organismi internazionali. Per farlo bisogna modificare i rapporti di forza tra governanti e governati nei nostri paesi, quindi, non solo conquistare persone alla causa palestinese, attraverso la denuncia e la proposta, ma crescere a livello sociale in diversi campi in cui i nostri governi si mostrano carenti. Bisogna sviluppare un’alternativa politica su tutti i piani che generano questa ingiustizia
C’è un mondo fuori che è necessario trasformare non per eroismo, ma per la semplice necessità di sopravvivere, di vivere meglio, di vivere felici.
Abbandona le paure, la solitudine e l’indifferenza, insieme ce la possiamo fare!

“Ti spetta qualcosa in questo mondo, perciò alzati!”
[è una frase di Ghassan Kanafani (1936-1972), scrittore, giornalista e dirigente del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina. Il suo celebre motto è diventato patrimonio delle Primavere Arabe del 2011, e rimane fonte di ispirazione per chi, a qualsiasi latitudine, vuole scrollarsi di dosso un presente inaccettabile e lottare per cambiare il futuro.]

Abbandona le paure, la solitudine e l’indifferenza, insieme ce la possiamo fare!

Ti spetta qualcosa in questo mondo, perciò alzati!

L’Italia è l’unico paese in Europa dove i salari, dal 1990, sono diminuiti.

GUARDATI INTORNO. Ogni 10 persone che vedi, almeno una è povera, anche se lavora. Tra i giovani, 1 su 6. Il cameriere del ristorante. La barista. Il collaboratore domestico. L’agente di sicurezza. TU.
Secondo Istat, solo nel 2023, a causa dell’inflazione, il valore reale dei salari in Italia è diminuito del 2,8%.

Anche i ricchi piangono?
NO.
Mentre le nostre vite crollavano sotto il peso di guerra e speculazione sui prezzi, i super-ricchi italiani diventavano ancora più ricchi: oggi il 5% più ricco degli italiani possiede oltre il 48% della ricchezza nazionale, dato in crescita nel 2023, superiore a quella posseduta da oltre l’80% più povero.
Può bastare. Se sentite un imprenditore lamentarsi, sapete cosa rispondere.

Negli ultimi anni si è parlato al Governo di salario minimo, ma non si è fatto nulla. Eppure non ci vorrebbe molto: insieme a una coalizione di organizzazioni politiche e sindacali, abbiamo presentato una proposta di Legge di Iniziativa popolare, raccogliendo oltre 70mila firme, per chiedere un salario minimo di 10 euro l’ora, agganciato all’inflazione, senza oneri per lo Stato, che ora giace in Commissione Lavoro al Senato.

Nessuno vuole toccare gli interessi dei potenti. TRANNE NOI.

Aderisci a Potere al Popolo! per sostenere la nostra proposta di salario minimo legale.

I soldi ci sono. Sappiamo dove prenderli.

Un rapporto sostenibile tra natura ed essere umano!

Mentre la terra brucia i milionari atterranno ai forum mondiali con jet privati per venderci finte soluzioni.

Il loro greenwashing, sostenuto dai governi, inasprisce la crisi climatica-ambientale: più disatri, povertà, migrazioni e guerre per
l’accaparramento delle risorse sempre più scarse.

Non saranno loro a salvarci

Solo unendo lotta ambientale e sociale, esercitando CONTROLLO POPOLARE e redistribuendo la ricchezza è possibile una transizione ecologica giusta.

Siamo da sempre con chi difende città, campagne, montagne, mari da opere dannose e lottiamo per allontanarci dalla catastrofe ecologica, da quei 2°C nel 2050 sempre più vicino. Pretendiamo una conversione energetica ora usando risorse rinnovabili da tecnologie sicure, fuori dai monopoli privati.

Priorità: preservare il suolo naturale, difendere l’acqua come bene comune, ridurre i consumi abbattendo sprechi e produzioni inutili, conservare biodiversità e ecosistemi, azzerare le fonti inquinati e i rifiuti, eliminare le fonti fossili, passare a un’agricoltura sostenibile.

Aderisci a Potere al Popolo per una rivoluzione ecosocialista che assicuri un futuro anche alle prossime generazioni. Nessun miliardario illuminato e nessun partito pagato da chi inquina e distrugge agirà davvero contro la crisi ecologica, dobbiamo ORGANIZZARCI, anche tu.

L’Italia è ufficialmente un paese in guerra. Lo è in modo ipocrita, perché manda le armi e non i soldati, ma se non li fermiamo è solo questione di tempo. L’escalation in Ucraina avanza e nessuno sembra seriamente intenzionato a fermarla, neppure davanti alla possibilità di un conflitto nucleare.

Allo stesso tempo il nostro governo, insieme alla maggior parte dei governi occidentali, sostiene il genocidio in corso del popolo palestinese. L’Apartheid e la violenza portata avanti da 75 anni da Israele sono continuamente nascoste e giustificata dai nostri politici e dai media mainstream, che continuano a dire bugie e cercano di giustificare il regime coloniale israeliano. Noi lo diciamo chiaramente: siamo antisionisti, e crediamo che finché non ci sarà la fine dell’occupazione della Palestina, non ci potrà essere la pace. E, come noi, lo stanno urlando migliaia di centinaia di persone in tutto il mondo, a partire dagli studenti che dagli Stati Uniti al Sud Africa stanno portando avanti un’unica grande mobilitazione, nonostante la forte repressione, le manganellate, le denunce, la censura e gli arresti.

La guerra ci accompagna da almeno 30 anni, ma chi cerca e pratica la pace non si è arreso. Cresce, infatti, la percentuale dei contrari all’invio di armi. Il popolo italiano vuole lavoro, salute, diritti, pace; invece riceve precarietà, lutti, guerra e medioevo sociale.

Noi crediamo che il mondo possa vivere in pace, se si mettono gli interessi umani al di sopra di quelli economici. Noi lottiamo per questo, per la smilitarizzazione dei nostri territori, per fermare l’invio e il commercio di armi e i profitti delle lobby che ci lucrano, per combattere gli imperialismi di qualsiasi risma, per la fine di alleanze politico militari, come la NATO, che hanno portato solo morte e distruzione tra i popoli.

Unisciti a noi, diamoci forza, combattiamo per la pace!

L’Italia è un paese democratico. Per alcunə però più di altrə.

Le vittime di violenza sessuale o di abusi domestici, le 120 donne uccise, le 148 vittime di omofobia in Italia, e le 381 vittime di transfobia nel mondo, solamente nel 2022 sono, purtroppo, l’espressione più eclatante e violenta della discriminazione che ancora oggi caratterizza il nostro paese.

Un paese che non lotta per contrastare gli abusi, piuttosto li sminuisce, li normalizza.

Le donne e la comunità LGBTQ+ ogni giorno vivono situazioni ed atteggiamenti che rivelano quanto sia necessario lottare per la parità di genere e farla diventare una priorità.

Parliamo di tua sorella, tua figlia, tua madre, dellə tuə amichə, dellə colleghə di lavoro, parliamo di te.

Tuttə almeno una volta nella vita siamo statə vittime di discriminazione di genere, siamo state costrette a scegliere tra lavoro e famiglia, ci siamo trovate in balia di medici obiettori di coscienza che ci impedivano di abortire.

Dobbiamo accettare che ci certifichino una patologia per accedere alle terapie ormonali.

Siamo madri che lottano per crescere i loro figli senza nessun tipo di aiuto economico e servizi inesistenti, schiacciate dal peso della responsabilità del lavoro di cura che questo paese ci ha relegato a sopportare da sole.

L’elenco purtroppo è molto più lungo.

In questa situazione le proposte di legge sul riconoscimento della capacità giuridica al feto, anche a discapito della vita della donne della sua autodeterminazione, non sono una necessità né sociale né politica.

Le priorità sono altre e noi, da sempre a fianco delle donne e della comunità LGBTQ+, lo sappiamo bene.

Solo insieme possiamo costruire l’alternativa, aderisci a Potere al Popolo!

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