Dal 6 al 18 novembre si terrà la COP27, l’ennesima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
La COP27 ruoterá principalmente intorno a nodi irrisolti di natura finanziaria, di lunga data e nuovi, legati al concetto chiave di giustizia climatica e sociale. Alla base di questo concetto c’è l’idea che i paesi meno responsabili delle emissioni climalteranti, che spesso sono anche quelli più esposti ai danni del riscaldamento globale, debbano essere compensati per i danni subiti, da parte dei paesi responsabili delle maggiori emissioni.
Ecco alcuni dei nodi principali in agenda:
- Nel corso della COP26 i paesi del primo mondo hanno promesso di raddoppiare i fondi destinati all’adattamento dei paesi più esposti ai danni del riscaldamento globale. Alla COP 27, vedremo se le promesse si tradurranno in impegni concreti oppure no.
- La COP15 del 2009 in Danimarca si era conclusa con l’impegno, da parte dei paesi del primo mondo, di versare 100 miliardi di dollari l’anno ai paesi più vulnerabili. La COP27 dovrebbe essere l’occasione per realizzare questa promessa non mantenuta e per porre obiettivi ancora più ambiziosi, che riflettano le vere dimensioni delle azioni necessarie a livello globale.
- Alla COP27 si parlerà per la prima volta di “loss and damage”, (perdite e danni), ovvero delle conseguenze di eventi così devastanti da non permettere alcuna prospettiva di recupero: per esempio, paesi insulari o porzioni di essi che scompariranno per via dell’innalzamento dei mari, oppure territori in cui non sarà più possibile praticare l’agricoltura per via della siccità divenuta permanente. L’argomento “loss and damage” è in agenda, ma staremo a vedere se questo si tradurrà in impegni finanziari concreti.
L’esito della discussione su questi nodi è estremamente incerto, ma la questione climatica ed ecologica è urgente. Lo testimonia il report dell’ente che, per conto delle Nazioni Unite, si occupa di ambiente (UNEP). Uscito il 27 ottobre 2022 è intitolato “The closing window” proprio per evidenziare che la finestra delle nostre possibilità per contenere il surriscaldamento del pianeta si sta chiudendo.
Gli ultimi report dell’IPCC, espressione della comunità scientifica internazionale sugli studi climatici, mettono al primo punto per importanza, tra le azioni di mitigazione del rischio climatico, una drastica riduzione nell’uso globale dell’energia fossile. Più specificamente, occorre ridurre l’utilizzo globale del fossile del 45% entro il 2030, rispetto all’utilizzo odierno.
Gli impegni attualmente in essere da parte degli stati, invece, ci mettono sulla strada di 2,5 °C di riscaldamento, valore incompatibile con la vita dell’essere umano sul pianeta.
L’attualità della guerra in Ucraina ha oscurato la questione climatica e ha rilanciato il fossile. Un pò ovunque in Europa i governi, anziché tagliare i sussidi al fossile per finanziare le rinnovabili, cercano nuovi fornitori di gas oppure rilanciano l’utilizzo di fonti devastanti per l’ambiente: l’Italia è tornata a parlare di rigassificatori, in Germania assistiamo a un massiccio ritorno al carbone.
Condanniamo con forza l’imperialismo di Putin e l’espansionismo di lunga data della NATO. Vorremmo però anche cercare di fornire un punto di osservazione più ampio, rispetto alle sconfortanti questioni legate alla geopolitica attuale. La guerra in Ucraina è infatti un tragico esempio, a nostro parere, di un meccanismo molto più ampio: fin quando le economie degli stati tenderanno ad espandersi, la competizione per l’accesso ai mercati e alle risorse genererà conflitti, che ciclicamente porteranno a guerre.
Crediamo quindi che, per resistere alla crisi ambientale e climatica in corso, sia necessario un cambio di rotta epocale nella sfera politica ed economica, fondato sul controllo popolare delle risorse, e sulla giustizia ambientale e sociale. Potere al Popolo porta avanti da tempo l’elaborazione di nuovi modelli, in grado di supportare un simile cambio di rotta.
Pur non avendo modo di partecipare fisicamente alla COP27, ne seguiremo gli sviluppi e vi terremo aggiornati.
Potere al Popolo!