Gli Stati Uniti, in quest’ultimo anno, sono stati molto spesso al centro del dibattito pubblico: la mala gestione della pandemia, le manifestazioni BLM, le elezioni presidenziali e l’assalto di Capitol Hill sono solo alcune delle vicende susseguitesi tra il 2020 e il 2021. Ad una notizia però non è stata data la giusta importanza. Nel bel mezzo dell’emergenza e delle mobilitazioni, proprio nel cuore di ciò che rappresenta la patria del capitalismo avanzato e della concorrenza: in una delle più grandi Big Tech della Silicon Valley è nato un sindacato. Che Google rappresenti un colosso ne siamo ben consapevoli. Oltre all’utilizzo universale del motore di ricerca e all’ampia diffusione dei suoi strumenti (Youtube, Gmail, Chrome, Play Store…), immaginiamo e possiamo avere contezza della sua forza economica.
Basti pensare che Alphabet, l’holding statunitense che controlla il gigante tech Google, ha registrato nell’ultimo trimestre del 2020 un utile di ben 15,2 miliardi di dollari, con un fatturato di 56,9 miliardi. che è superiore all’intero Prodotto Interno Lordo annuale della Croazia
Ma come viene prodotta e distribuita questa ricchezza? Quanti sono i lavoratori che fanno funzionare Google, quali le loro condizioni e quali le forme di tutela e organizzazione?
Recentemente, anche nel nostro paese, ha fatto notizia la creazione del sindacato della Silicon Valley “Alphabet Workers Union” (AWU) e incuriosite/i per le sue potenzialità, abbiamo colto al balzo la possibilità di confrontarci ed intervistare uno dei suoi fondatori che ci ha chiesto di mantenere l’anonimato.
Nell’intervista che qui di seguito pubblichiamo emerge chiaramente come il sindacato sia stato costituito per rispondere sia ai gravi episodi di repressione e sessismo interni all’azienda, sia alle significative differenze salariali e all’ampia diffusione del precariato.
L’azienda statunitense, infatti possiede una forza lavoro di oltre 200.000 dipendenti, la maggior parte a tempo determinato o in appalto (come denunciato anche dal New York Times).
Ma oltre alle condizioni materiali, AWU si batte affinché i dipendenti possano avere un peso sul contenuto del lavoro, controllando i contratti stipulati dall’azienda, combattendo la logica del profitto, estratto in maniera totalmente spregiudicata.
Ad oggi AWU conta su oltre 700 membri che condividono i principi di solidarietà, unità, giustizia sociale, economica ed ambientale (esplicitati nella “dichiarazione di valori”).
Crediamo sia utile dare un piccolo contributo per conoscere cosa si muove fuori dal nostro paese, provare a costruire relazioni internazionali tra gli sfruttati e dare voce alle forme, anche embrionali, di organizzazione dei lavoratori/trici.
Google ha avuto storicamente una politica aperta rispetto ad iniziative dal basso dei lavoratori (qui alcuni articoli The Walkout for Real Change e Stop Maven), ma nel 2019 le cose sono cambiate e Google ha iniziato a reprimere soprattutto quei lavoratori che criticavano l’azienda. L’idea del sindacato nasce da una necessità di creare percorsi di solidarietà e di supporto reciproco.
Ai membri dell’AWU importa di qualsiasi tipo di problema sentito da lavoratrici e lavoratori. Questi sono alcuni dei più comuni:
1) Migliori condizioni di lavoro per i lavoratori a tempo determinato, lavoratori in appalto o a progetto a causa di una particolarità del diritto del lavoro statunitense, Alphabet può pagare metà dei suoi dipendenti molto meno dell’altra metà e privarli di benefits come l’assicurazione sanitaria e permessi pagati. Molti membri dell’AWU pretendono un miglior trattamento per questi lavoratori.
2) L’impatto sociale della tecnologia. Fino a poco tempo fa il motto di Google era “non essere cattivo”, ma negli ultimi anni ha contribuito alla crisi climatica tramite la creazione di software per le compagnie petrolifere. Molti membri dell’AWU vogliono poter essere una “bussola etica” per l’azienda e assicurare che Alphabet, nella creazione e vendita di un suo prodotto, non dia priorità al profitto, ma valuti anche le conseguenze e l’impatto che questo potrebbe avere sulla società.
Per ora, comunque, non ci sono ancora campagne attive. Da quando siamo usciti dalla segretezza, infatti, il numero degli iscritti si è triplicato, per questo ci siamo concentrati di più sul formare le persone su come gestire una campagna.
Personalmente non credo che AWU sia innovativo, ma si può dire senza precedenti che sia il primo sindacato in una delle Big-Tech aperto a tutto il personale assunto dall’azienda.
La prima cosa che incentiva l’essere uniti, lo stare insieme e creare legami è il posto di lavoro, personalmente credo che queste connessioni siano più forti di quelle che ho avuto, che ho vissuto nei miei lavori precedenti. I campus di Alphabet e la sua organizzazione interna si ispirano, infatti, a quelli delle università americane. Ci sono le mense, i bar, spazi culturali e squadre di diversi sport dove i e le dipendenti possono creare legami anche tra diverse categorie di lavoratori. Un’altra cosa che ci unisce è l’amore profondo per il prodotto che creiamo insieme e tutto il bene che questo può fare (e ha fatto!) per il mondo.
Sono speranzoso sul poter aprire il sindacato anche ai dipendenti sparsi in tutto il mondo in un futuro, ma per il momento è difficile date le diverse condizioni di lavoro in ogni paese.
Sì, l’AWU si impegna su temi quali la giustizia sociale ed economica sia dentro che fuori il nostro luogo di lavoro (ecco la nostra dichiarazione d’intenti e i nostri obiettivi). Nonostante il sindacato fosse ancora segreto durante le proteste di BLM la scorsa estate, molti dei suoi membri si sono organizzati proprio attorno alla rivendicazione di un’equità razziale al tempo continuano a farlo anche oggi. C’è stata anche una campagna, durante l’estate, per una petizione a non fornire informazioni a nessun dipartimento di polizia.
Dopo l’assalto di Capitol Hill da parte di un gruppo fascista, l’AWU ha fatto subito uscire un comunicato in cui si invitavano i dipendenti di Alphabet a prendere coscienza del ruolo di YouTube nella radicalizzazione di gruppi di estrema destra e, conseguentemente, di migliorare.
Sono speranzoso che l’AWU continui a creare solidarietà con tutte le persone oppresse e continui a difendere principi di giustizia. Credo infatti che il sindacato possa essere un mezzo per un movimento sociale più ampio contro le oppressioni.
Per quanto mi riguarda l’etica del mio lavoro e come, a chi, l’azienda vende il mio lavoro fanno parte delle mie condizioni di lavoro, di conseguenza voglio che l’AWU sia un modo di poter dire la propria riguardo queste condizioni. L’unico modo per proteggere e salvaguardare lo scopo di ciò che sviluppiamo, è poter avere un controllo sui potenziali compratori dei servizi offerti da Google.
Storicamente l’azienda sembrava propensa a non accettare un’offerta se il progetto richiesto andasse contro dei principi etici. Ma ormai quei giorni sembrano passati. La politica non ufficiale di Alphabet è di ottenere un 20% di incremento del profitto ogni anno, ad ogni costo.
Solitamente si, ma capita qualche volta che l’azienda cambi lo scopo. Per esempio, a me è capitato che Google abbia venduto all’esercito un prodotto sviluppato da me inizialmente per scopi commerciali.
L’iscrizione è aperta a tutte/i le e i dipendenti di Alphabet e si può effettuare tramite la compilazione di un form online sul nostro sito. La quota può essere soggetta a cambiamenti da parte dei soci, ma ad oggi consiste nell’1% del compenso totale del lavoratore. (Alphabet paga molti dei propri dipendenti prevalentemente in azioni e bonus, quindi non sarebbe equo chiedere la quota basandosi solamente sul salario). I membri sono divisi in due strutture: una che basata a seconda di dove si lavora (ad esempio in quale città), e una che dipende dal prodotto su cui si lavora (ad esempio Search, Maps, YouTube). Si possono trovare maggiori informazioni sulla strutturazione dell’AWU sul nostro sito.
Ad oggi abbiamo 700 iscritti.
Non saprei scegliere quale sia stata la difficoltà maggiore. Ce ne sono state tante.
La maggior parte delle organizzazioni sindacali negli Stati Uniti parte in segreto a causa della poca protezione garantita a ai lavoratori qui. Noi abbiamo mantenuto la segretezza, continuando ad organizzarci, per all’incirca un anno prima di pubblicizzare la campagna.
L’AWU vuole senz’altro utilizzare lo sciopero per raggiungere i propri obiettivi, e al momento stiamo mettendo tutte le nostre energie per costruire un gruppo di iscritti largo ed energico che sia pronto e in grado di scioperare. Nel mentre non escludiamo altre forme di protesta, come i sit-in e le petizioni, per acquisire forza come organizzazione.
Il sindacato crede in ogni caso che il nostro potere derivi dall’azione diretta dei lavoratori!