Il contesto: Firenze
Per parlare di elezioni a Firenze bisogna parlare prima di tutto dei suoi problemi e delle sue peculiarità. Firenze è una città turistica, caratterizzata da un alto costo degli affitti (la media attuale è di 110-120 sfratti al mese nella provincia), che ha subito un’accelerazione negli ultimi 3 anni a causa della proliferazione degli affitti di breve durata offerti su piattaforma online tipo Airbnb o simili. L’espulsione degli abitanti dalla cintura comunale, e in particolare dal centro storico, dovuta in primo luogo alla diminuzione dell’offerta di affitti di breve durata e dunque all’impossibilità di trovare canoni decenti o case a costi contenuti, si è tradotta in un pendolarismo che preme sulla città, niente affatto alleviato da un trasporto pubblico insufficiente. Le difficoltà crescenti che la popolazione incontra – aumento della miseria, diffusa ormai in fasce crescenti di lavoratori (non è raro imbattersi, tra i circa 2000 senza tetto fiorentini, in numerosi casi di working poors) – sono sempre meno alleviate dai servizi pubblici, che oltre a subire i tagli sono ormai nella maggior parte esternalizzati a privati e dunque sottratti a qualsiasi controllo democratico sulle condizioni del lavoro e sulla qualità del servizio. Si registra infine, soprattutto a livello giovanile, oltre a un alto consumo di cocaina, anche un ritorno dell’eroina.
A questi problemi le giunte guidate dal PD non hanno risposto in maniera adeguata, ma anzi sono state spesso parte del problema. La lotta alla speculazione edilizia (attraverso la tassazione dell’invenduto e una regolamentazione del mercato delle piattaforme) ed un investimento serio nel patrimonio edilizio pubblico per farne case popolari, cozza con l’assenza di volontà politica di pestare i piedi alla rendita fondiaria ed alle multinazionali del settore alberghiero. Lo stesso si può dire per quanto riguarda la pianificazione della mobilità, strettamente correlata a quella del tessuto urbano, ormai in mano a grandi speculatori – anch’essi ben addentellati al Partito democratico – come Toscana Aeroporti o i gruppi imprenditoriali che si sono arricchiti con il sotto-attraversamento Tav. Anche la riqualificazione dei servizi pubblici è impossibile senza l’eliminazione degli appalti e di quel sottobosco di società private e cooperative che li affollano, da Publiacqua ai vari consorzi Coeso etc., guarda caso legate a doppio filo con il Partito democratico. La completa consegna della città all’industria turistica ha infine permesso la diffusione di un lavoro senza diritti ed ha impoverito le politiche culturali cittadine, tutte concentrate sul passato e poco propense a riportare stimoli all’interno di un contesto giovanile sempre più desertificato. Su questi temi l’assenza dell’intervento pubblico e del PD si è fatta assordante, sia in termini di controlli contro il lavoro nero e grigio, sia in termini di abbandono più totale dei luoghi di aggregazione giovanile, a partire dalle case del popolo.
Chi ha vinto?
C’è stato un vincitore: Dario Nardella, che ha collezionato 109.733 voti (57%), perdendo rispetto a cinque anni fa solo 2000 voti, a fronte di un arretramento del Pd quantificabile in 11.000 voti (-6%). Non possiamo dunque ritenerci soddisfatti finché chi è in larga parte responsabile dei problemi della città, chi non ha voluto arginare il progressivo processo di turistificazione e di fuga della residenza, non verrà realmente ridimensionato se non scalzato dal controllo delle istituzioni cittadine. Occorre innanzitutto capire come, di fronte a un peggioramento largamente percepito delle condizioni di vita dei fiorentini, ci sia stata una riconferma dell’attuale giunta.
- L’avversario principale. Ubaldo Bocci, che doveva essere il candidato del “popolo” contro “le élites”, non calzava affatto con l’immagine dell’uomo delle periferie. Gestore di un fondo pensione, sostenitore di Renzi, parte di quel mondo cattolico arricchitosi con le esternalizzazioni dei servizi pubblici, Bocci ha collezionato una serie di flop dopo l’altro, all’Isolotto, al Galluzzo e in piazza Strozzi. Anche la retorica sulla sicurezza ha funzionato fino a un certo punto, anche perché lo stesso PD è stato in grado di catturare una parte del voto di destra-moderato (lo spostamento da destra verso il PD, rispetto alle europee, è quantificabile in circa 12.000 voti), ponendosi all’avanguardia nella lotta ai poveri e nella propaganda securitaria (le zone rosse, uno dei simboli di questa campagna, sono state abbracciate con favore da Nardella). Il risultato elettorale della destra al comune è stato dunque piuttosto contenuto, pur registrando una presenza della Lega intorno al 14%.
- Il voto utile. Sia il pericolo Lega, sia la sovraesposizione mediatica di Casapound, hanno giocato a favore di Nardella e del Pd, che hanno potuto così continuare a captare un voto di sinistra pur essendo un partito sostanzialmente di destra. Il Pd, che quando era al governo della città e degli Interni aveva scientificamente tollerato la presenza di gruppi neofascisti, da buon erede della DC ha usato anche in questo caso l’antifascismo come arma di mobilitazione elettorale.
- Il renzismo. Nardella ha goduto e gode di una rendita di posizione che deriva dagli enormi trasferimenti di risorse operati ai tempi del Governo Renzi. Durante il periodo dei “Patti per le città” il Pd renziano ha trasferito circa 2,2 mlrd di euro al comune di Firenze, oltrepassando persino la Milano di Sala (che ha ricevuto “solo” 2mlrd). Roma, Napoli, Torino, governate da avversari di Renzi, hanno ricevuto molto meno, se non nulla. La quantità di risorse ha consentito alla città di funzionare bene o male, nonostante l’alta quantità di spreco di denaro pubblico (basti pensare alla stazione Foster, un buco in terra che andrà prima o poi riempito) dovuto al trasferimento costante di risorse nelle tasche di privati, speculatori e intermediari di ogni sorta. La tramvia, costosissima e basata su un progetto desueto, ha comunque apportato sollievo nel contesto di una mobilità – in particolare quella dei pendolari – resa disastrosa e caotica dalle stesse politiche scellerate del PD. Il quale così ha potuto facilmente farne un passe-partout per Palazzo Vecchio.
L'alternativa
La coalizione di liste alla quale Pap ha aderito il 5 marzo con una consultazione degli aderenti, ha ottenuto 14.016 voti (12484 alle liste più 1532 dati esclusivamente ad Antonella Bundu) e il 7,3% dei suffragi, eleggendo 2 consiglieri al comune e 7 consiglieri nei quartieri. Rispetto alla coalizione guidata da Tommaso Grassi nel 2014, c’è stato un calo di 1400 voti, ma bisogna considerare il tracollo di consensi di Sinistra italiana, che ha perso quasi la metà dei propri voti, passando dal 4,1% al 2,2% e l’indebolimento di Rifondazione Comunista, che non ha presentato una propria lista, ma ha scelto di confluire in quella di Firenze città aperta con un proprio candidato, catalizzando intorno ad esso 364 preferenze.
Il risultato è stato dunque raggiunto grazie alla novità rappresentata da Firenze città aperta (3,1%) e grazie al contributo di Pap (1,9%). Ha avuto un ruolo importante Antonella Bundu, una candidatura decisamente innovativa, con un passato nel volontariato e nell’inchiesta sociale, la quale ha rafforzato il progetto, senza ambiguità rispetto al Pd e al centrosinistra, il che ha permesso che Antonella diventasse la terza candidata in campo, superando in visibilità e suffragi il M5s. La capacità di stare nel dibattito politico (dai presidi contro le zone rosse alla sottolineatura data a temi importanti come quello della difesa del diritto all’abitare); candidature non bollite e di tutto rispetto e la presenza di un programma serio, hanno consentito alla coalizione di raggiungere, se non il miglior risultato possibile, una percentuale comunque in controtendenza rispetto al tracollo subito da La Sinistra alle europee.
Ha pesato in negativo sul risultato della coalizione la presenza di una lista dei Verdi (1,9%), che hanno intercettato un voto radicale, proveniente dalla base dei comitati contro la devastazione ambientale e dalle fasce giovanili. I verdi hanno beneficiato della nuova attenzione che gli sconvolgimenti climatici e il movimento dei Fridays for future hanno catalizzato sulle questioni ambientali, basti guardare al risultato ottenuto da partiti simili alle europee in Francia (12%) e in Germania (20%). Di fatto, pur essendo meno presenti di Pap e di Fca nei comitati ambientali (il gruppo dei verdi fiorentini è piuttosto giovane, composto da trentenni e nato con queste elezioni), i Verdi sono riusciti a catalizzare un voto radicale, che nelle elezioni dei quartieri, dove essi non erano presenti, è stato recuperato dalla coalizione di Antonella Bundu (e in particolare da Pap, che sui quartieri ha preso circa 1000 voti in più rispetto al comune, superando in due di essi il risultato di Sinistra Italiana). È comunque positivo il fatto che a Firenze questo gruppo non abbia risposto alle sirene di Nardella, il che ne rende possibile un’interlocuzione, legando però il problema ambientale a quello della giustizia sociale, ossia alla lotta alla speculazione e allo strapotere dei grandi gruppi imprenditoriali, senza intaccare il quale è impensabile qualsiasi riconversione ecologica pianificata.
Non ha invece pesato particolarmente la presenza di Libera Firenze – che ha pescato tra i calcianti e nell’ambiente dello stadio, togliendo un po’ di consensi ai fascisti, soprattutto nel quartiere 4 –, né quella del Partito comunista, che rispetto alle europee, dove poteva godere di uno spazio politico più ampio, ha perso numerosi voti in direzione di Pap, pagando un atteggiamento rituale e politicista, molto attento alle celebrazioni, ma poco alla presenza costante nelle vertenze e nelle lotte del territorio.
La coalizione guidata da Antonella Bundu ha infine raccolto molti voti dal M5s: un partito in forte crisi di identità, che ha racimolato voti alle europee in funzione anti-Lega, ma che alle comunali ha subito l’inconsistenza della propria presenza sul territorio e della stessa proposta politica.
Potere al Popolo
All’interno della coalizione, Pap ha preso 3400 voti. Meno rispetto ai 6500 delle politiche, occasione in cui Pap aveva intercettato i voti di coloro che non avrebbero mai votato il PD, ma nemmeno Leu. Alle amministrative Pap non poteva contare né sulla presenza alle elezioni europee, né sui voti di Prc, né tantomeno su uno spazio politico libero, a causa della presenza di diverse liste di sinistra. Inoltre, a differenza di città come Livorno, dove Pap veniva da forti esperienze di lotta sociale e di radicamento territoriale (una tra tutte, il Coordinamento lavoratori e lavoratrici livornesi), a Firenze il percorso è stato inverso: nei fatti il gruppo fiorentino che ha dato vita a Pap, è nato da esperienze molto giovani, nate o riattivatesi a ridosso dell’appello lanciato dall’Ex Opg, che non possono ancora contare su un radicamento sociale consistente in larghe parti della città. Ha pesato, infine, il fatto di aver condotto una campagna molto politica, basata sul progetto politico e sul simbolo, più che sulle preferenze. Questo fatto, encomiabile se si pensa che ogni candidato e ogni militante ha messo il progetto di fronte alla propria individualità, ha penalizzato però la lista. Alle amministrative infatti, dato l’alto numero di candidati, l’elettore si orienta normalmente anche in base alla fiducia personale, ed è per questo molto importante che un progetto politico sia associabile a dei volti. Si può dunque affermare che a queste amministrative il voto dato a Pap è stato un voto di opinione, una dimostrazione di fiducia nel progetto, tale da definire un bacino consolidato di 3400 persone – provenienti dalla sinistra radicale, ma anche, almeno in parte, dal M5s e dall’astensione giovanile – il quale non è assolutamente da sottovalutare.
Al di là del dato generale, Pap ha continuato a crescere in particolare nelle sezioni intorno allo Spazio Inkiostro, Via dei Pepi e Piazza dei Ciompi, dove il deflusso di voti verso Firenze città aperta è stato molto più contenuto e la coalizione ha toccato il 23% dei consensi. Siamo aumentati in visibilità (+ 1300 “mi piace” sulla pagina fb a partire dal 6 marzo, 27.500 volantini distribuiti in tutta la città; buona presenza sugli organi di stampa), abbiamo aggregato nuove forze ed abbiamo eletto un consigliere di quartiere, Giorgio Ridolfi, che sarà uno strumento in più nel lavoro di lotta alla turistificazione e al lavoro nero che stiamo conducendo con lo Spazio Inkiostro. Sono tutte forze che occorre ora rivolgere verso il radicamento sociale nella città e verso il lavoro collettivo.
Conclusioni
Per valutare appieno l’esito della nostra partecipazione alle elezioni dobbiamo farlo suddividendo l’analisi in piani distinti. In primo luogo occorre valutare il risultato complessivo della coalizione: per noi è positivo, in una fase di generale arretramento della coscienza e delle condizioni materiali dei “nostri”, il fatto che a Firenze in alternativa alla destra e al centrosinistra esista uno spazio politico abbastanza ampio, più ampio di quello del M5S, con dei portavoce e un certo grado di riconoscibilità, che sui temi del lavoro, della casa, del lavoro, degli appalti e dell’ambiente sa schierarsi dalla parte giusta, e in cui è stata assunta la necessità di legare strettamente il lavoro politico-istituzionale con quello sociale. Non è di poco conto sapere che qualunque focolaio di lotta, dai lavoratori degli appalti, ai comitati per il recupero a fini sociali del patrimonio pubblico, a quelli in difesa del territorio, potranno contare su una sponda istituzionale, e quindi su un certo grado di visibilità e di controllo sulle istituzioni.
In secondo luogo, occorre valutare quanto le elezioni abbiano rafforzato la nostra organizzazione, Potere al popolo. Ció non tanto per una sorta di affermazione fine a sé stessa della nostra identità politica, ma perché Pap rappresenta la parte piú conseguente della coalizione, che già pratica l’unione tra lavoro sociale e lavoro politico, e che puó quindi essere da stimolo e da guida, nella pratica, per tutte le altre componenti, in particolare per gli eletti. Dispiace in questo senso non essere riusciti ad eleggere la nostra capolista, Francesca Conti in consiglio comunale. Tuttavia, riteniamo positivo, oltre al fatto di essere cresciuti in termini di militanti, competenze e capacità comunicativa, l’aver messo piede nelle istituzioni di prossimità con l’elezione al Quartiere 1 di Giorgio Ridolfi. Abbiamo infatti la possibilità di aprire, su più fronti, una battaglia perché queste rispondano ai bisogni e alle aspettative di chi vive la città, e non di chi vorrebbe unicamente trarne un profitto, e di coinvolgere in questa lotta soggetti sociali e politici che fino ad ora hanno vissuto i due piani, quello della mobilitazione dal basso e quello dell’intervento istituzionale, come separati e distinti.