Qualche settimana fa Salvini è andato a fare visita in carcere al signor Peveri, non mancando di annunciare ai giornalisti che avrebbe chiesto la grazia al Presidente della Repubblica (forse, vista l’occasione, avrà indossato una divisa da carcerato). Peveri è un piccolo imprenditore di Piacenza che si trova in carcere perché deve scontare una condanna di circa 4 anni per tentato omicidio.
Peveri ha sparato a un ladro, di nome Dorel Jucan, che si era intrufolato, insieme ad altri, nel suo cantiere. Molti si spellarono le mani urlando alla legittima difesa, dipingendo il signor Peveri come un cittadino modello che si era “limitato” a difendere la sua proprietà da una banda di pericolosi intrusi. In realtà, le cose sono andate un po’ diversamente. Il signor Jucan dichiarò, infatti, di essere entrato nel cantiere per rubare un po’ di gasolio, ma allo scattare dell’antifurto, l’auto del signor Peveri si è materializzata nel cantiere, sono volati dei colpi da un fucile a pompa e i complici di Jucan si sono dileguati. Jucan non è riuscito a scappare in tempo, è stato preso dal padrone del cantiere, è stato fatto inginocchiare, ha ricevuto una botta in testa e un colpo di fucile, e si è poi svegliato in rianimazione.
Non sappiamo se Peveri avesse sparato il colpo per uccidere, oppure se l’intenzione era solo quella di ricordargli chi è il più forte. Sappiamo però che nessun tribunale e nessun grado di giudizio ha riconosciuto all’imprenditore piacentino l’attenuante di legittima difesa, perché la legge riconosce una proporzionalità tra offesa e reazione, senza la quale non si può parlare né di difesa eccessiva né di difesa legittima. In questo caso, la reazione di Peveri non era proporzionale all’offesa ricevuta: Jucan non era armato o comunque non ha manifestato intenzioni minacciose nei confronti del proprietario del cantiere, che per tutta risposta ha ingiustificatamente sparato un colpo contro una persona evidentemente inoffensiva.
Lo scorso 6 marzo, il parlamento ha approvato una nuova legge sulla legittima difesa. Con questa nuova legge l’azione di tanti signori come Peveri sarebbe considerata “proporzionata” e per questo legittima. La legge passata alla camera con una larga maggioranza prevede infatti che in casi del genere la legittima difesa sia sempre presunta, perché è sempre presunta la proporzionalità tra offesa e reazione. Già nel 2006, a voler essere precisi, il governo Berlusconi approvò una modifica secondo la quale, in caso di violazione di domicilio, veniva riconosciuto come sussistente un rapporto di proporzionalità tra offesa e reazione; con la legge in corso di approvazione, invece, tale proporzionalità viene riconosciuta in maniera assoluta, non solo estendendola a una casistica più ampia, ma togliendo di fatto al giudice ogni possibilità di interpretazione.
In un caso come quello citato, per tornare all’esempio pratico, l’onere di provare l’assenza di questa proporzionalità sarebbe spettato al signor Jucan, il quale – se ci avesse rimesso la pelle – avrebbe avuto più di qualche difficoltà a testimoniare in un processo. Ma la legge in questione interviene anche a proposito dell’eccesso colposo, ovvero di quelle situazioni in cui un cittadino si difende eccessivamente, e per questo eccesso viene punito (riconoscendogli dunque le attenuanti del caso). La legge promossa dalla Lega e appoggiata dal M5S, invece, esclude la possibilità di punire chi, trovandosi in una situazione di pericolo o di grave turbamento commette un omicidio o un tentato omicidio per salvaguardare la propria o l’altrui incolumità.
Siamo abituati a considerare (ma forse il governo del cambiamento vuole farci cambiare prospettiva anche sull’ovvio) che il grave turbamento sia una condizione psicologica che può anche non essere del tutto dipendente dalla situazione oggettiva di pericolo, trattandosi dunque di una condizione soggettiva che dà luogo a reazioni diverse a seconda della persona coinvolta. In tal caso, di fatto, ogni atto di violenza può essere giustificato perché oltre che sulla base della situazione oggettiva, la reazione della persona coinvolta può essere valutata anche sulla base del turbamento che una particolare situazione di pericolo può provocare nella persona offesa, la quale di fatto è autorizzata a difendersi come ritiene più opportuno, anche attraverso l’uso di armi.
La legge sulla legittima difesa sdogana l’utilizzo delle armi e, come in un pessimo spaghetti western, rafforza una giustizia fai da te che ci fa piombare in un vero e proprio clima di insicurezza e di terrore, con l’assurda conseguenza che la proprietà e il patrimonio vengono tutelati più della vita delle persone, anche di quelle persone che sì, magari sbagliano, ma infondo vogliono solo un po’ di gasolio.
Ancora una volta, invece di intervenire sui bisogni delle fasce più deboli e sulle cause di povertà ed emarginazione, il governo mostra solo il suo lato violento, autorizzando tutti noi a diventare giudici ed esecutori di un diritto che difende la proprietà e i patrimoni e lascia indietro le persone.