Il mondo della scuola e dell’università affrontano da anni difficoltà pervasive a tutti i livelli: stipendi bassi mai adeguati all’inflazione nonostante i rinnovi tardivi, precariato e conseguente frammentazione delle rivendicazioni, aziendalizzazione del settore e relativa competizione tra lavoratori, riduzione di spazi di democrazia e libertà sempre più marginali.
Le condizioni in cui versano scuola e università sono il risultato dell’intervento di governi che, di ogni colore, hanno smantellato il settore pubblico dell’istruzione – dalla riforma Moratti a quella di Bianchi passando per la Buona Scuola di Renzi. Oggi, Valditara sigla provvedimenti che sono la conseguenza spontanea di un processo lungo vent’anni.
Mentre:
– si taglia il turn over del 25% in tutte le amministrazioni pubbliche in particolare all’Università, alla ricerca e all’Alta formazione artistica e musicale;
– si taglia 5.660 docenti dell’organico dell’autonomia e 2.174 unità di personale Ata, in meno;
– si aumentano le spese militari;
– si procede con l’autonomia differenziata che aumenterà le forti diseguaglianze già presenti nel nostro Paese;
– si colpisce il dissenso con il DDL “sicurezza”, reprimendo il diritto a manifestare e atomizzando sempre di più la società;
Noi scendiamo in piazza per:
– assunzioni straordinarie su tutti i posti effettivamente vacanti e per le classi di concorso le cui graduatorie sono effettivamente esaurite, contro il sistema delle supplenze endemiche, le ingiustizie dell’algoritmo, e i ritardi nei pagamenti delle supplenze brevi;
– corsi di abilitazione e specializzazione gestiti dal sistema pubblico e realmente formativi, contro la compra-vendita dei titoli;
– adeguamento contrattuale all’inflazione per tutto il personale pubblico, stabile e precario;
– eliminare i tagli degli organici nella scuola e nelle università;
– per una scuola democratica, responsabile e capace di annullare le diseguaglianze sociali: contro l’autonomia differenziata, le nuove linee guida dell’educazione civica ispirate all’individualismo, alla centralità del profitto, l’utilizzo del voto in condotta come strumento punitivo, per il diritto a manifestare e a occupare gli spazi democratici.