La condizione delle persone giovani in Italia al giorno d’oggi, all’insegna della disoccupazione e dellaprecarietà lavorativa ed esistenziale nel tempo della crisi, è sotto gli occhi di tutti. Il sistema scolastico pubblico e la trasmissione dei saperi, tassello fondamentale nella formazione delle nuove generazioni, sta continuando a subire un pesante attacco da parte dei governi di questo paese di tutti i colori e forme senza soluzione di continuità. Sono decenni ormai che cercano di smantellare il modello italiano di formazione, evidentemente troppo inclusivo e democratico per chi ha in mente per noi solo precarietà e sfruttamento e una formazione che garantisca l’obbedienza ai diktat neoliberisti. Non è un caso che a dare indicazioni per le politiche scolastiche di oltre 70 paesi del mondo sia l’OCSE alla luce dei risultati delle valutazioni internazionali P.I.S.A. .
In questo continuo attacco ai nostri diritti, la Buona Scuola di Renzi e del Partito Democratico ha fatto un salto di qualità, spingendo fortemente verso concetti quali l’autoimprenditorialità, la competitività e le competenze utilizzate come traguardo svuotato delle necessarie conoscenze. Con l’alternanza scuola-lavoro prima di tutto si è fatto entrare dalla porta principale del sistema formativo lo sfruttamento vero e proprio degli studenti e delle studentesse: l’obiettivo è proprio quello di abituarli alla precarietà futura. Per non parlare dell’assist alle aziende, che in questo modo possono avere manodopera gratuita e non assumere più.
Nessuno si è mai illuso sul “cambiamento” che era stato promesso in campagna elettorale e subito dopo l’insediamento dell’attuale governo lega-cinquestelle. Il leghista Bussetti insegue un modello regionalista di autonomia scolastica che fa gli interessi delle regioni del nord e che spinge verso un aumento delle diseguaglianze fra gli istituti, non proponendo nessuna soluzione ma anzi aggravando la crisi del sistema pubblico della formazione.
Questa è la realtà, al di là degli urli propagandistici del governo, e chi vive il mondo della scuola lo sa bene. Questi sono i problemi e le preoccupazioni che ci hanno impegnato e di cui abbiamo discusso nella prima assemblea nazionale sulla scuola di Potere al Popolo a Torino il 10 e 11 novembre, nella quale è stato deciso di aderire per tutti questi motivi alla mobilitazione del 30 novembre a Roma lanciata dalla Campagna BastAlternanza.
La data è importantissima perché riesce a mettere insieme le voci degli studenti e delle studentesse delle scuole secondarie di tutta Italia e quelle dei lavoratori e delle lavoratrici delle scuole, che hanno saputo individuare le stesse parole comuni e hanno saputo unire le loro
rivendicazioni. USB scuola ha infatti indetto nella stessa giornata lo sciopero nazionale del mondo della scuola, per non tacere più e passare dalle parole ai fatti.
Il fronte che sarà presente in piazza venerdì prossimo si è poi allargato agli ex LSU ATA. Anche i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative Sociali e del terzo Settore avevano accolto la chiamata a scioperare, ma la Commissione di Garanzia ha posto il divieto in modo assolutamente pretestuoso utilizzando le norme della “rarefazione oggettiva” tra le azioni di sciopero.
Poteva Potere al Popolo forse rimanere a guardare? Assolutamente no!
L’appuntamento chiamato da studenti e lavoratori è alle ore 9.30 al Miur (viale Trastevere 76/a). In contemporanea si svolgeranno il presidio degli ex LSU ATA alle 11 a Montecitorio e delle cooperative sociali e del terzo settore alle 10.30 in piazza Vidoni, mantenuto nonostante il diniego dello sciopero da parte della Commissione di Garanzia mentre una delegazione incontrerà la presidente della Commissione Lavori al Senato.
Ci vediamo tutti e tutte in piazza il 30 novembre!