9-21 luglio 2001. A Genova si riuniscono i potenti della terra, il G8. La città si riempie di centinaia di migliaia di persone, arrivano da tutto il paese, da fuori.
La reazione degli apparati dello Stato è ancora oggi un rimosso della storia italiana: le cariche indiscriminate, le migliaia di feriti, le retate. La tortura della Diaz e di Bolzaneto, il corpo di Carlo riverso in una pozza di sangue. Poi l’autoassoluzione, le promozioni di grado di chi aveva avuto responsabilità grosse, quel modo che abbiamo visto tante volte di nascondere la verità sotto la sabbia. E lì farla morire. Ma a Genova non gli è riuscita.
Perchè quelle piazze stracolme avevano ragione. E chi ha paura di ricordare Genova ha paura di guardare in faccia questo.
Che il mondo si andava dividendo sempre più in assolutamente poveri, la maggioranza, e schifosamente ricchi. Che le nostre vite sarebbero state decise da interessi di multinazionali, cartelli economici internazionali a cui la politica è asservita. Che questo modello di sviluppo avrebbe portato ancora guerra, e avrebbe massacrato la natura e l’ambiente.
E che invece, mai come ora, l’intera umanità potrebbe bastare serenamente a se stessa vista la quantità di risorse e ricchezze, lo sviluppo della tecnologia e della scienza.
Genova ha iniziato a dirlo, non è finita ancora.