Giovedì 14 novembre, lo stesso giorno della convention leghista a Bologna, si terrà la prima udienza del processo che vede coinvolti 21 compagni, fra cui attivisti di Potere al Popolo, per fatti occorsi durante quella giornata in cui Salvini, come sempre veniva a creare tensione, esattamente 5 anni fa.
L’8 novembre 2014, in un altro momento di campagna elettorale per le regionali, Salvini insieme ad Alan Fabbri e l’attuale candidata Lucia Borgonzoni avevano organizzato una vera e propria provocazione al campo Rom di via Erbosa. L’obiettivo della Lega, ieri come oggi, è sempre lo stesso: attaccare i più deboli per alimentare la guerra fra poveri, creando falsi nemici che servano come capro espiatorio.
Quel giorno, la determinazione di tanti compagni antifascisti respingeva Salvini, che per allontanarsi dalle contestazioni scappava in macchina, accelerando e investendo i manifestanti.
Allo stesso tempo, non possiamo tacere su chi ha creato le condizioni sociali su cui si fonda la speculazione leghista aprendo la strada a Salvini: anni di politiche targate PD di austerità, tagli ai servizi e smantellamento dei diritti dei lavoratori, a cui è seguita la rincorsa a destra sui temi della “sicurezza” e dei migranti. Tanto nella nostra regione quanto in tutta Italia queste politiche hanno creato delle disuguaglianze che ormai sembrano incolmabili. Sappiamo bene che chi lotta per fermare i loro interessi affaristici e criminali viene colpito duramente dalla magistratura; nei tribunali ci sono oggigiorno moltissimi esponenti di Potere al Popolo, a partire da Nicoletta Dosio, storica esponente del movimento No Tav, condannata al carcere per non aver abbandonato alla ruspe la sua terra.
Per questo stiamo dalla parte degli imputati al processo per avere respinto Salvini, contro chi specula sulla povertà e le disuguaglianze, e contro chi quelle disuguaglianze le ha create.