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Whirlpool: non abbassiamo la guardia, la lotta continua

Lo scorso 23 settembre, duecento operai dello stabilimento Whirlpool di Napoli hanno presidiato il Ministero per lo Sviluppo Economico mentre all’interno si svolgeva un tavolo di negoziazione tra il Governo, i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali.

Dopo cinque ore di confronto e la presentazione di un piano industriale alternativo da parte di Invitalia, il tavolo si scioglieva con la concessione da parte dell’Azienda di altre tre settimane prima dell’effettività dei licenziamenti.

In questi due anni e quattro mesi di vertenza sono state fatte molte promesse, in gran parte disattese, e l’avvio della procedura di licenziamento per i 350 lavoratori rimasti nello stabilimento di Via Argine indica l’urgenza di una soluzione definitiva ed efficace alla vertenza. Il ministero lo ha assicurato: userà queste settimane per definire i dettagli di un piano industriale che prevede la creazione di una hub che si occupi della riconversione dello stabilimento per inserirlo nella nuova filiera “green” dell’automotive, in special modo nel settore degli interni o nel settore ferroviario.

I soggetti candidati alla realizzazione di questo piano, tuttavia, non sono stati ancora presentati, e questo non è un dettaglio. La cordata di aziende che dovrebbe rilevare lo stabilimento napoletano è ad oggi tenuta nascosta, i livelli occupazionali e retributivi altrettanto sconosciuti, le modalità in cui la Whirlpool dovrebbe rimanere vincolata allo stabilimento napoletano fino alla compiuta realizzazione del piano non meglio definite.

In questo contesto è difficile non fare riferimento alle note vicende della Ex Embraco di Riva di Chieri e della Blutec di Termini Imerese che hanno visto Invitalia, Ministero e imprese private impegnarsi in progetti di riconversione fallimentari e fraudolenti da parte di investitori italiani e stranieri.
Il 15 ottobre è la data limite posta dalla Whirlpool per lo stabilimento di Via Argine. Non a caso pochi giorni dopo l’Azienda presenterà il nuovo piano industriale per i suoi 5 stabilimenti italiani, da cui è fermamente intenzionata a escludere lo stabilimento di Napoli. Non arrivare a questo confronto con una seria legge contro le delocalizzazioni è un’occasione mancata per i lavoratori della Whirlpool. Perseverare nella noncuranza rispetto a questo obiettivo decisivo per la difesa dei diritti dei lavoratori e la tutela della crescita e dell’occupazione è un errore di opportunismo e presunzione che pagano i cittadini di questo paese.

Sono ben 115 i miliardi finora stanziati per le imprese in sgravi fiscali e incentivi; 31 in cassa integrazione e altri sussidi al lavoro; oltre 200 miliardi i prestiti erogati con garanzia dello Stato alle imprese. Le aziende si arricchiscono, i cittadini pagano. E gli operai perdono il lavoro. Il futuro industriale del nostro Paese non può essere scritto dall’avidità di imprese e azionisti, deve tornare ad essere una priorità per la politica.

Per queste ragioni, Potere al Popolo, nella persona del suo Senatore Matteo Mantero, s’impegna a presentare un disegno di legge scritto da lavoratori e delegati della GKN, da giuristi solidali e da avvocati del lavoro, per mettere un freno alla desertificazione industriale e alla speculazione. Una legge che attribuisca allo Stato la facoltà di sospensione dei licenziamenti e il diritto di prelazione sull’acquisto degli stabilimenti in caso di delocalizzazione. 

Le delocalizzazioni non si affrontano con piani incerti di riconversione o con maggiori incentivi alle imprese. Si affrontano con il potere della legge. 

La lotta per imporre questa legge è interesse di tutti i lavoratori che non trovano spazi di rappresentazione per i propri interessi e per i sindacati stessi il cui potere negoziale è stato del tutto svuotato dall’allineamento del Governo Draghi agli interessi e alle raccomandazioni di Confindustria.

Potere al Popolo è pronto ad ascoltare e a recepire le istanze di quei Consigli di fabbrica e di quelle strutture sindacali che vorranno partecipare alla mobilitazione per imporre al Governo le leggi necessarie per il futuro industriale, la crescita e l’occupazione nel paese.

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