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[TOSCANA] 4 morti sul lavoro in 5 giorni: inaccettabile!

morti sul lavoro
Sono saliti a 4 i morti sul lavoro in Toscana negli ultimi 5 giorni

Non abbiamo fatto in tempo a denunciare il fatto che la situazione era fuori controllo nella nostra Regione, che ieri purtroppo un altro incidente mortale ha colpito la nostra città.

Un lavoratore di 66 anni che stava facendo pulizie su un solaio, è caduto in seguito al crollo della struttura.

Chiediamo con ancora più forza di quanto già non fatto in questi mesi e anni, che ci sia un maggior controllo da parte dell’Ispettorato sul lavoro e degli organi preposti, riguardo al rispetto delle norme di sicurezza.

Ma anche la politica non può restare indifferente e limitarsi al cordoglio, c’è evidentemente da aumentare le risorse e il personale predisposto ai controlli.

Non è davvero possibile piangere un morto al giorno solo nella nostra regione. Stiamo parlando di lavoratori, persone che escono di casa per una quotidianità che li vede spesso costretti a turni massacranti, lavoretti al nero, ricatti occupazionali o contrattuali.  Problemi economici che costringono a ritmi frenetici, magari a non lamentarsi per la situazione rischiosa, contratti che sono in scadenza, la mannaia dello sblocco dei licenziamenti che è sempre più vicina e si prova, sbagliando, ad accettare tutte le condizioni del datore di lavoro o comunque a non denunciare mai certe cose.

Insomma in un momento di crisi economica, è ancora più importante che si dia sicurezza ai lavoratori, che ci siano controlli anche per chi ha troppa paura di denunciare certe condizioni.

Questo il comunicato che avevamo scritto ieri:

TRE MORTI SUL LAVORO IN TOSCANA, NON CHIAMATELA FATALITÀ!

C’è chi si appella alla fatalità o alla tragedia, chi glissa evocando l’emergenza, chi ancora bolla l’accaduto come una piaga, quasi fossimo le vittime colpevoli di un’ira divina.

Tre morti sul lavoro nel giro di pochi giorni in Toscana sono un fatto che è difficile ignorare.

Ma a cui, allo stesso tempo, è difficile trovare un senso. Anche se un senso c’è. Bisogna scavare a fondo per trovare i fili che uniscono queste tre ingiustizie, che sotterraneamente sono legate ad altre mille ingiustizie che ogni anno si consumano nel nostro Paese. Da anni.

Apparentemente non c’è niente che leghi le tre morti, se non che sono avvenute sul posto di lavoro. Quella di Romulo Sta Aba, rider di 47 anni investito da un’auto mentre ritirava una consegna di fronte al McDonald di Montecatini.

Quella di Salvatore Vedere, 51 anni, caduto da un’impalcatura mentre svolgeva il suo lavoro di edile all’interno di una conceria di Castelfranco.

Quella di Sabri Jaballah, schiacciato da una pressa a soli 22 anni mentre puliva un macchinario nell’industria tessile dove lavorava.

A guardarle così sono tre fatalità, tre tragedie, tre nodi di una emergenza o di una piaga – a seconda delle preferenze di politicanti e commentatori – di cui però non si nominano i mandanti.

Perché quello che accomuna le tre morti è proprio questo: i mandanti politici. Quelli che ogni giorno perpetuano un sistema di sfruttamento che rende il corpo dei lavoratori sempre più una merce sulla quale guadagnare.

Quelli che fanno le leggi che rendono i contratti sempre più precari, i diritti sempre minori, i ritmi sempre più accelerati. I soloni della competitività, della produttività, del libero mercato.

Romulo, Salvatore e Sabri (e le migliaia di lavoratori che ogni anni subiscono infortuni gravi o perdono la vita mentre svolgono la loro professione) hanno questo in comune.

Sono le vittime di un sistema che mette al centro il profitto, a scapito della vita.

E non è semplicemente vigilando sulle inadempienze che si risolverà il problema. Il problema è connaturato con il modello capitalista, ne è un effetto diretto. Un effetto che non è collaterale, ma centrale, visto che i numeri sono quelli di una guerra.

Vorremmo smettere di piangere sulle morti, finirla di assistere al cordoglio di chi potrebbe fare qualcosa e non lo fa.

Vorremmo iniziare a chiamare le cose con il loro nome, individuare i mandanti politici di questa strage e affrontarli.

Ci trovate dove siamo sempre stati: nelle strade, nelle piazze, sui luoghi di lavoro.

Potere al Popolo – Livorno

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