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[PISA] 25 APRILE 2025 – 80 VOLTE NO A GUERRA, FASCISMO E SIONISMO! APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE ANTIFASCISTA, ANTIMILITARISTA E ANTICOLONIALISTA UNITARIA A PISA!

H.11 concentramento in Piazza Garibaldi

H.12 corteo fino a Piazza Franco Serantini(Piazza San Silvestro)

A seguire brindisi, pranzo, musica e letture antifasciste a cura di PIC, al Circolo Agorà, in Via Bovio 19

A ottanta anni dalla liberazione dal nazifascismo dobbiamo di nuovo fare i conti con gli eredi di quelle pseudo ideologie che devastarono il mondo.

Mussolini, Hitler e i dittatori che li affiancarono, rappresentarono la risposta armata alla profonda crisi del modello capitalistico che aveva messo in discussione il dominio delle classi dominanti, scosso dalla Rivoluzione d’Ottobre e dalle rivolte operaie e contadine che seguirono, come la rivolta spartachista in Germania nel 1919 e il biennio rosso in Italia tra il 1919 e il 1920.

Di fronte alla possibilità di un cambiamento radicale, le élite industriali e agrarie reagirono nel modo più brutale: in Germania, furono i socialdemocratici della Repubblica di Weimar, già rei di aver votato i crediti di guerra nel 1914, a schiacciare nel sangue i movimenti rivoluzionari, aprendo la strada al nazismo; in Italia, furono direttamente le squadracce fasciste, sostenute da industriali, latifondisti e piccola borghesia, a reprimere il movimento operaio, assassinando sindacalisti, socialisti e comunisti, distruggendo case del popolo, cooperative e sedi politiche.

Oggi, in un contesto storico profondamente mutato, quei fattori che determinarono le condizioni per l’ascesa elettorale dei partiti nazifascisti negli anni 20 e 30, si ripresentano. La crisi economica del capitalismo occidentale sta progressivamente erodendo la sua egemonia globale, minacciata dalla crescita economica dei paesi un tempo considerati “emergenti” come Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (BRICS) e dalla rinnovata spinta anticoloniale dei popoli del sud globale.

Di fronte a questa crisi, le classi dominanti, espressione del grande capitale finanziario e delle multinazionali industriali, tecnologiche e della comunicazione, reagiscono nuovamente con la guerra e la repressione, finanziando la guerra in Ucraina contro la Russia e armandone i nazisti, sostenendo il genocidio del popolo palestinese e promuovendo l’ascesa di partiti di estrema destra come l’AFD in Germania, il Rassemblement National in Francia e altre formazioni reazionarie in tutta Europa. In Italia, gli eredi del fascismo sono oggi alla guida del governo, così come accade in Ungheria e in altri paesi dell’Europa orientale. Negli Stati Uniti, il ritorno di Trump ha portato al potere fascisti, suprematisti bianchi e reazionari di ogni genere.

In questo contesto, in forme originali rispetto ai socialdemocratici tedeschi del secolo scorso, per oltre un trentennio le forze politiche afferenti formalmente al moderatismo centrista, al progressismo ed alla “sinistra”, hanno governato l’Unione Europea con politiche recessive e di forte austerità, che colpiscono duramente le condizioni di vita di sempre più ampi settori sociali. Politiche che hanno spalancato le porte all’estrema destra.

Il piano di riarmo europeo da 800 miliardi con cui i governanti europei compreso quello italiano intendono operare la svolta al keynesismo militare nel continente, sarà soprattutto un attacco ai salari e allo stato sociale, con implicazioni drammatiche sulle condizioni di vita delle classi popolari. Su questo la cosiddetta “difesa comune”, sostenuta dalle false opposizioni al governo Meloni, come alternativa al finanziamento degli eserciti nazionali rappresenta un ulteriore cortina fumogena sul piano inclinato verso l’economia di guerra su cui c’è piena convergenza bipartisan.

Così come sulla svolta autoritaria, di cui è l’ultimo esempio il “golpe istituzionale” del Governo Meloni del 4 aprile ’25 con la trasformazione del DDL 1660 in Decreto Legge per “Sicurezza”, che ha trovato la sua prima applicazione a Bologna con le denunce a chi si opponeva alla repressione subita dagli studenti del Liceo Minghetti. Questa legge fascistissima, frutto di un percorso di una serie di pacchetti repressivi firmati con i governi precedenti dai vari Minniti-Orlando-Conte-Salvini, è la risposta che viene data sul piano interno, con l’individuazione del “nemico pubblico” in chi si oppone alla guerra, alla macelleria sociale e alla devastazione ambientale determinate dalla crisi del capitalismo.

Per oltre trent’anni, le forze politiche che si dichiarano progressiste, afferenti al moderatismo centrista e alla sinistra, hanno governato l’Unione Europea con politiche di forte austerità che hanno colpito duramente la classe lavoratrice, spalancando le porte all’ascesa dell’estrema destra. Il discorso ideologico che ha giustificato queste politiche antipopolari è stato e continua ad essere quello dei valori della democrazia, dei diritti umani e della pace, che caratterizzerebbe l’Occidente come un “giardino” contrapposto alla “giungla” dei totalitarismi asiatici e del sud del mondo: una visione intrisa di orientalismo e profondamente razzista. Questo castello di valori, d’altronde, è crollato miseramente di fronte al sostegno attivo al genocidio palestinese e alle nuove politiche di riarmo votate a larga maggioranza dal parlamento europeo.

Viviamo in un’epoca di grandi e profondi cambiamenti, nella quale il filo nero del ritorno del fascismo passa attraverso forme nuove da leggere e decifrare, per indicare alle vecchie e nuove generazioni la necessità di continuare la lotta contro le politiche reazionarie bipartisan che stanno portando il mondo sull’orlo di un baratro fatto di guerre e devastazioni sempre più gravi.

Ieri come oggi, la lotta contro il fascismo è inscindibile dalla lotta contro il capitalismo, un sistema che nelle sue crisi genera sempre nuove spinte reazionarie e che, ormai privo di prospettive, offre solo distruzione della natura e degli esseri umani, sfruttamento e sofferenza per miliardi di persone, e il furto sistematico delle ricchezze prodotte dal lavoro, che se redistribuite potrebbero risolvere in breve tempo i mali che affliggono il mondo.

Lottare contro tutti i fascismi oggi significa battersi contro i pericoli di nuove guerre alimentate dal militarismo europeo, sostenere il diritto dei popoli all’autodeterminazione, a partire da quello palestinese, opporsi al sionismo e alla politica imperialista sostenuta dal governo Trump e dai governi occidentali. In Italia, significa opporsi al governo Meloni, composto da eredi del fascismo e reazionari di ogni risma, che come i governi precedenti porta avanti politiche repressive e belliciste a beneficio del complesso militare-industriale, delle multinazionali dell’energia, delle comunicazioni e della finanza.

Ieri come oggi i fascisti sono al servizio dei padroni, contro le masse popolari, le loro istanze e bisogni.

Come ogni 25 aprile, invitiamo tutte e tutti a scendere in piazza. Oggi più che mai, questa giornata non può essere una mera celebrazione, ma dev’essere una giornata di lotta per rivendicare l’attualità della Resistenza e della liberazione contro ogni forma di oppressione, contro il colonialismo, il riarmo e la militarizzazione, a partire dall’opposizione alla nuova base militare GIS-Tuscania da 520 milioni di euro partecipando alla due giorni di mobilitazione del Movimento No Base del 26/27 aprile al CISAM.

Il 25 aprile deve essere un giorno di lotta contro il governo Meloni, contro l’Unione Europea bellicista e contro il sistema tutto che sostiene questi valori. Il 25 aprile è un’occasione per riaffermare la nostra solidarietà internazionalista, dalla parte di tutti i popoli che combattono il suprematismo occidentale e bianco: dal popolo palestinese ai governi socialisti dell’America Latina, che continuano a sfidare le nuove forme del fascismo globale, come dimostrato dal governo venezuelano di Maduro con il lancio dell’Internazionale Antifascista, Anticolonialista e Antimperialista.

Nell’ottantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo, ribadiamo con forza che stiamo con la “giungla”, per l’autodeterminazione dei popoli, contro il loro “giardino” suprematista, militarista e colonialista.

Prime realtà promotrici

Potere al Popolo!
Comunità Palestinese
Circolo Agorà
Cambiare Rotta
Collettivo Galilei
Collettivo Dini
Rete dei Comunisti
Collettivo Russoli
Usb
Cobas
Cub

Per aderire scrivere alla mail: 25aprilepisa@gmail.com

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