NewsTavoli tematicitavolo lavoro

Il Governo si fa dettare le attività NON essenziali da Confindustria e si dimentica dei lavoratori

Nell’ultimo fine settimana è andata in scena una farsa da paese dei balocchi: nel pomeriggio di sabato il Governo annuncia un nuovo DPCM, il cui contenuto sarebbe stato illustrato alle 22:45 in diretta Facebook; esattamente un’ora dopo un improbabile Conte annuncia lo stop a tutte le attività produttive e i servizi non essenziali!

Bene! Noi lo diciamo almeno dall’inizio del mese, ma l’indecente classe imprenditoriale di questo Paese ha avuto bisogno di qualche migliaio di morti per arrendersi alla necessità di chiudere per rallentare il contagio. Meglio tardi che mai! Ma con una classe dirigente serva e vigliacca come la nostra non c’è da stare tranquilli…

La domenica mattina, stranamente, l’unico quotidiano online ad avere la lista praticamente perfetta dei codici ATECO relativi alle attività che chiuderanno è il giornale di Confindustria, il Sole 24 ore: che strana coincidenza…

Il Decreto arriva solo la sera, e la farsa prende il posto della tragedia: il numero di attività che continuano è enorme e ingiustificato. L’uso dei codici ATECO per identificarle è sballato: un conto, infatti, è una cartiera che produce imballaggi per medicinali o materiale medico o per cibo; un conto è chi produce album da disegno; i primi dovrebbero continuare, i secondi no, ma con questo decreto continuano entrambi.

Altro esempio è quello dei call centre: un Governo presente a sé stesso avrebbe limitato l’attività essenziale all’inbound relativo a guasti e problematiche su linee telefoniche, gas, elettricità o servizi pubblici come l’INPS, e avrebbe vietato tutto l’outbound e ogni altra attività, obbligando le aziende a dotare i dipendenti degli strumenti per il lavoro agile: nel decreto non c’è NULLA di tutto questo, i call centre restano aperti, stop!

Confindustria, inoltre, è riuscita in tre obiettivi: far inserire anche le attività funzionali a quelle essenziali, allargando notevolmente il numero senza comprovate ragioni di necessità (se un’attività X fornisce materiale per un servizio essenziale Y si potevano verificare le scorte di magazzino di Y per valutare la possibilità di imporre uno stop temporaneo a X); ottenere che gli imprenditori possano autocertificare la loro primaria necessità; far inserire aziende strategiche ma non essenziali, come quelle di armi. Gli aeromobili si continuano a costruire, mentre la gente muore!

Per stessa ammissione del Governo, ormai sfacciatamente succube di Boccia e dei suoi complici, la diretta di Conte è iniziata con un’ora di ritardo perché alcune aziende non volevano chiudere: siamo alle comiche, ma purtroppo non quelle finali!

In conclusione, abbiamo un decreto che servirà a poco nel contenimento del contagio, che continua a dare mano libera a Confindustria e affini per produrre ciò che vogliono come vogliono, perché non c’è nessuna stretta sul rispetto delle misure di sicurezza e sulla fornitura dei DPI; il presidente del Consiglio ha preso in giro il Paese in diretta TV e Facebook, preparando una prevedibile ondata di sacrosante proteste, perché gli operai che stamattina sono usciti per andare a lavorare sanno bene se la loro produzione è essenziale oppure no.

Per non farci mancare nulla, si prevede una stretta sulle possibilità di sciopero nelle attività rimaste aperte, con divieti e precettazioni, come se queste attività fossero a norma, come se non ci fosse niente che non va.

Potere al Popolo! denuncia la gravità e l’inutilità del provvedimento, temendo che il numero dei contagi non sarà rallentato.

Le nostre proposte e indicazioni restano le stesse:

  • limitazione dell’apertura alle sole attività realmente essenziali, valutate dal Governo superando la distinzione per codici ATECO;
  • smart-working obbligatorio ovunque possibile per le attività essenziali;
  • superamento del Protocollo Governo – Parti Sociali del 14 marzo e imposizione di misure rigide di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro: le aziende che non le rispettano devono essere temporaneamente requisite per garantire di proseguire l’attività in sicurezza;
  • continuità di reddito attraverso la cassa integrazione a zero ore, al 100% del salario per tutte le lavoratrici e i lavoratori che restano a casa, per tutto il tempo che serve, senza far pagare loro la chiusura con ferie forzate o altri istituti contrattuali;
  • garanzia di un “reddito d’emergenza” per i disoccupati, per i lavoratori e le lavoratrici stagionali, per i lavoratori e le lavoratrici tenuti finora “a nero”, per gli “informali”, per i tantissimi e le tantissime co.co.co., finte partite IVA, lavoratori dello spettacolo, che al momento non hanno di fatto alcun mezzo per sopravvivere al “lock-out”;
  • sospensione di ogni forma di precettazione o di limitazione del diritto di sciopero, per garantire a chi lavora di poter protestare se le condizioni di sicurezza e salute non sono garantite.

Nell’immediato, Potere al Popolo! sostiene ogni forma di agitazione e di protesta, a partire dallo sciopero generale indetto dal sindacato USB per il prossimo 25 Marzo. Salutiamo anche con favore lo sciopero regionale indetto dalle sigle confederali dei metalmeccanici a partire da oggi, in Lombardia: evidentemente chi vive e lavora lì si rende conto che così non è possibile continuare, a differenza dei dirigenti nazionali dei principali sindacati che, mentre Confindustria tirava fuori le unghie per difendere fino all’ultimo centesimo di profitto, si limitavano a sottoscrivere, magari borbottando, ciò che gli veniva proposto.

Denunciamo il ruolo criminale assunto da Confindustria (che forse dovremmo ribattezzare “Covid-Industria”) che, in barba all’emergenza, un mese fa promuoveva il fatto che a Bergamo si continuasse a correre, e che ancora oggi, a fronte di migliaia di morti, continua a fare carte false per non fermare nulla.

Denunciamo ancora la gestione criminale, nonché subalterna ai padroni, da parte del Governo, dei rappresentanti parlamentari, dei Presidenti di Regione, che invece di prendere misure chiare, razionali, tempestive, omogenee sul territorio nazionale passano dal balbettio quando si tratta di toccare gli interessi degli imprenditori ai toni da dittatura da operetta quando si tratta di invocare l’esercito per fermare “runner” e passeggiate.

PER QUANTO CI RIGUARDA CONTINUIAMO CON LA SOLIDARIETÀ.
IL NOSTRO “TELEFONO ROSSO” CONTRO GLI ABUSI DEGLI IMPRENDITORI È SEMPRE ATTIVO, COME È ATTIVO IL SOSTEGNO ALLA POPOLAZIONE ORGANIZZATO DA MOLTE DELLE NOSTRE CASE DEL POPOLO. INSIEME CE LA FAREMO!

#NoiRestiamoACasa, ma quando usciamo #NullaDovràEssereComePrima!

Lascia un commento